Metti questa sera il teatro nell'appartamento di Roberta di Simonetta Robiony
Metti questa sera il teatro nell'appartamento di Roberta Il «Gruppo autonomo» rappresenta Klossowski a Roma Metti questa sera il teatro nell'appartamento di Roberta ROMA — E' un teatro d'appartamento il loro con una lunga vita dietro e. probabilmente, un'altrettanto lunga vita davanti: non sperimentazione occasionale ma scelta di stile, di metodo di lavoro, di possibilità comunicativa che, anno dopo anno, spettacolo dopo spettacolo, il gruppo Teatro autonomo» di Roma continua compatto, refrattario a mode e modi del momento. Adesso, in questi giorni e fino alla fine di aprile, nella loro casa al quinto piano di via degli Sclaloja numero 6, davanti a un gruppo di dieci dodici persone previste e prenotate con giorni di anticipo, presentano Roberta, stasera, tratto dalla trilogia di Pierre Klossowski «Le leggi dell'ospitalità». Silenzio, luci basse, tensioni, mormorii, imbarazzo, morbosità accompagnano la visita, perché di visita si tratta, alle varie stanze della casa in cui lei, l'attrice Alida Giardlna, a volte vestita a volte nuda, e lui, l'attore Silvio Benedetto, barba e bastone, illustrano il problema crotlco-esistenziale del professor Ottavio e di sua moglie Roberta. E' la prima volta che questo testo di Klossowski, peraltro già ridotto In forma cinematografica dall'autore strano viene messo in scena. -Per ottenerne il permesso — spiega Silvio Benedetto, argentino per nascita, romano per lavoro, attore, regista, scrittore, musicista, pittore e comunque appassionato studioso di cose umane — siamo andati a chiederglielo a Parigi dove vive, ormai ottantenne, con la moglie Denise, diretta ispiratrice del personaggio di Roberta: Ma il testo conta relativamente, scomposto com'è continuamente, tra gioco e realtà, finzione e vita, palcoscenico e invito a cena che trasformano questo Roberta, stasera da spettacolo collettivo in esperienza individuale. A recitare, con Alida Glardina e Silvio Benedetto, sette-otto attori, tutti membri della cooperativa nonché coinquilini dell'appartamento di via Scialoja, praticamente in numero eguale rispetto agli spettatori. E' cosi dal 1975, da quando cioè è nato questo atipico gruppo di artisti che realizza uno spettacolo all'anno, sem pie in casa, sempre e solo fra loro. Qualche titolo: Santa Teresa d'Avita. Il diavolo. Una donna spegnata, Edipo e follia. Consenso di critica enorme. Guadagni pochissimi, visto che 11 biglietto costa appena diecimila lire a persona, sufficienti però ad andare avanti perché, dice Benedetto, «noi facciamo lo stesso spettacolo per mesi così che alla fine possiamo dire di avere visto centinaia di persone. E poi ci sono i contributi statali, le partecipazioni ai festival di messa Europa, le lesioni di recitazione all'Università di Palermo: L'idea centrale del «teatro d'appartamento» è la comunicazione totale, una comunicazione fatta di parole ma anche di attenzione, identificazioni, sensazioni Nato a Praga nel '39, nel tentativo di mettere in scena un testo di Maeterlinck, il teatro d'appartamento è stato ritentato più volte negli anni per le ragioni più varie: voglia di rivoluzione, paura della censura, piacere di percorsi alternativi. Il gruppo «Teatro autonomo» di Roma è il solo, però a praticarlo con esclusivismo e continuità: perché? •Perché — spiegano — la casa, la casa dove si vive, si mangia, si dorme, si fa l'amore, è il luogo edipico per ecceUensa, il solo scenario possibile per un coinvolgimento totale sia da parte di chi recita sia da parte di chi assiste alla recita». Simonetta Robiony i dti
Persone citate: Alida Glardina, Klossowski, Maeterlinck, Pierre Klossowski, Silvio Benedetto
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