Al processo 7 aprile le copie di Metropoli «Non aiutavamo le Br»

Al processo 7 aprile le copie di Metropoli «Non aiutavamo le Br» Al processo 7 aprile le copie di Metropoli «Non aiutavamo le Br» Castellano, redattore della rivista, ha portato i primi numeri a sostegno delle sue tesi dalla REDAZIONE ROMANA ROMA — «Quattro anni fa, proprio a quest'ora, non avrei mai pensato che ci sarebbe voluto tanto tempo per arrivare al processo: ma da quel giorno, ne è passata acqua sotto i ponti... Credo che ormai la gente abbia capito che lo non sono mal stato il capo delle Brigate rosse». Neanche l'anniversario —Ieri ricorreva per la quarta volta quel 7 aprile che ha dato li nome all'Intera vicenda giudiziaria—è riuscito a strappare a Toni Negri più di questo commento, fra l'amaro e il distaccato. A quattro anni esatti dagli arresti del 1979, il processo, cosi a lungo reclamato, è finalmente in corso. Negri è compagni sono assai più interessati a seguirne gli sviluppi piuttosto che a ribadire ritardi ed incongruenze. li dibattimento, superate le fasi preliminari, sta entrando nel vivo con gli Interrogatori degli imputati e una «pura coincidenza di date» — come aveva fatto notare lo stesso presidente. Santiapichi, fissando a ieri la ripresa del giudizio — non può distogliere l'attenzione dei protagonisti da una scena dove ogni battuta può avere grande Importanza. Del tutto comprensibile, poi. l'interesse mostrato ieri dagli imputati raccolti dietro alle sbarre, visto che a parlare ai giudici di «Potere Operaio» Autonomia Organizzata» i gruppi collaterali è stato Lu ciò Castellano, redattore di Pre-Prlnt» e di «Metropoli», le riviste che, secondo le tesi accusatorie, fecero da cassa di risonanza dell'eversione armata, offrendo ospitalità a scritti di Franco Piperno e di Lanfranco Pace •diretti ad incitare, — secondo il giudice istruttore — l'insurrezione armata contro i poteri dello Stato». Castellano, il secondo del 70 imputati che dovranno essere Interrogati, fu arrestato una prima volta nel giugno del 79 con l'accusa di costituzione di banda armato e di associazione sovversiva. La prima imputazione fu successivamente derubricata nel reato di semplice partecipazione e il redattore di «Metropoli», insieme con Paolo Virno, fu scarcerato per decorrenza dei termini di custodia preventiva. Il giudice istruttore però lo rinviò egualmente a giudizio per l'accusa originarla e, su ricorso del pubblico ministero, nel luglio scorso la sezione Istruttoria ordinò che fosse nuovamente arrestato. Per rispondere alle domande del dott. Santiapichi, Castellano si è presentato portando sotto il braccio un fascicolo zeppo di carte e appunti, col primi numeri di •Metropoli». Ne ha fatto uso subito, per ribattere alle dichiarazioni dei grandi «pentiti», da Peci a Savasta, da Barbone a Cianfanelli, che concordemente Indicano nella rivista un centro per il rifornimento di armi e per l'amministrazione di centinaia di milioni provenienti da rapine. Castellano ha chiesto che fossero acquisite agli atti «te risposte politiche» che a simili accuse 1 redattori avevano dato sulle stesse pagine del giornale. E 1 «Kalashnikov» di cui Oreste Scalzone si Interessò per l'armamento di diversi gruppi eversivi? Tutte fandonie di certi «pentiti», secondo Castellano, che ha definito Marco Barbone «uno che ha ucciso per /utili motivi un. giornalista, e per motivi ancora più futili si èpentlto».

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