1944: la rivalsa di De Gaulle

1944: la rivalsa di De Gaulle I RETROSCENA DELLE DIFFICILI TRATTATIVE TRA ITALIA E FRANCIA 1944: la rivalsa di De Gaulle Alla fine del 1944 il governo Italiano aveva allacciato rapporti diplomatici con tutti gli Stati più importanti del mondo, tranne la Francia (della Jugoslavia e della Grecia non è qui il caso di parlare). Eppure il primo contatto tra Renato Prunas, segretàrio generale del ministero degli Esteri italiano, e René Mossigli, rappresentante francese nel Comitato consultivo per l'Italia, eraavv^ o a Brindisi il 6 dicembre . . 1943. Nel colloquio tra i due diplomatici, che si conoscevano da tempo, era stato sottolineato, secondo Prunas. l'interesse comune dei due Paesi a dare inizio a «una nuova era di collaborazione e d'intesa*. Mussigli si era lamentato dell'isolamento in cui gli alleati tenevano il Comitato francese di liberazione nazionale, dèi resto non ancora 'formalmente rtconosduto* da parte italiana. Ebbe un colloquio anche con Badoglio, che sottolineò il desiderio d'intesa con la Francia. Vennero stabiliti rapporti de facto tra un inviato francese (Panafieu) e 11 generale Castellano, che si trovava a Algeri, a capo di una missione militare presso 11 comandante supremo alleato. Quell'accenno di Prunas al fatto che il Comitato francese di liberazione, presieduto da De Gaulle. non fosse stato •formalmente ric'onosduto* dall'Italia solleva un interessante problema. Perché l'Italia non ha tentato di farlo quando il comitato gollista, sorto da pochi mesi e tenuto in gran sospetto dagli alleati, cercava ancora una sua credi' bilità internazionale? Fu quella un'occasione perduta? E' indubbio che le informazioni sul Comitato francese di liberazione che raggiungevano 11 nostro ministero degli Esteri, via Algeri, Madrid e Berna, erano scarse, indirette e largamente influenzate dagli anglo - americani, i quali nutrivano ben poche simpatie per il gen. De Gaulle. Il gen. Castellano, che tanto si adoperava ad Algeri per accrescere lo sforzo bellico italiano, scrisse a Badoglio che la via migliore è quella di mettersi sotto l'egida americana*. Ciò indusse Prunas alla più grande prudenza, essendo stata lasciata dagli alleati «la porta aperta a solu- sioni anche contrastanti ad Algeri*. Dalla documentazione d'archivio si ha la sensazione che Prunas ritenesse che il tempo scorresse a vantaggio dell'Italia. Se mai ci fu un errore fu certamente quello. Forse per questo Caracciolo, che ben conosceva Prunas, 10 giudicava «intelligente, acuto*, ma anche «scettico» e «mancante di prospettiva*. Sull'atteggiamento italiano inoltre non poteva non influire l'opposizione del Comitato francese a Badoglio, definito un nuovo Pétain, e allo stesso Vittorio Emanuele, nonché il risentimento della Francia per il «coup de poignard* e perché non era stata ammessa dagli anglo - americani, alla conclusione dell'armistizio con l'Italia. Anzi tra Francia e Italia vigeva ancora l'armistizio di Villa Incisa che aveva concluso la sciagurata guerra dichiarata da Mussolini nel 1940. Perciò il Comitato di Algeri chiese al governo Badoglio di ripudiare la guerra e le rivendicazloni/asciste. Alberto Tarchiani aveva preparato a tale scopo un vibrante telegramma diretto al gen. De Gaulle e In cui si «proclama solennemente che fu adone fratricida e contraria ad ogni permanente interesse italiano l'aggressione fascista del 1940, e dichiara decaduto e nullo il trattato di armistizio die suggellò qud delitto contro le nostre due patrie*. Quel telegramma non fu spedito e bisognerà attendere 11 5 giugno del 1944 perché il Consiglio dei ministri, riunì' tosi per l'ultima volta sotto la presidenza del gen. Badoglio, decidesse all'unanimità di dichiarare nullo l'armistizio di Villa Incisa. Questa decisione, presa in modo forse improprio (perché non si scelse la via più diretta della nota diplomatica?) e certo tardivo, complicò anziché agevolare le cose. Si sostenne infatti, da parte francese, che avendo l'Italia denunciato l'armistizio di Villa Incisa, ritornava in vigore lo stato di guerra tra i due Paesi. Pretesa ch'era più che altro rivolta agli anglo americani che non avevano incluso la Francia tra i firma' tari dell'armistizio con l'Italia, ma di cui quest'ultima rischiava di fare le spese. In Francia e nel Nord Africa in fatti vennero arrestati, Internati o espulsi gli italiani, spesso occorre aggiungere in modo poco umano, sequestrati i loro beni, ecc. Fatto allenai)' te, tra gli internati, talvolta insieme con ex appartenenti della Wehraacht. vi erano partigiani che avevano combattuto sulle Alpi e ex prigionieri italiani dei campi tedeschi di concentramento! De Gaulle non era uomo da recedere tanto facilmente dalle sue decisioni, come si vide a proposito delle sue ambizioni sulla Val d'Aosta. Impose all'Italia una lunga e difficile trattativa tra il ministro degli Esteri De Gaspcri e il ^freddamente inesorabile* Couve de Murville (che aveva sostituito Massigli), che si concluse solo alla fine di febbraio del 1945 con uno scambio di note, in cui l'Italia riconosceva la decadenza delle convenzioni che avevano assicurato sino allora uno statuto privilegiato agli italiani della Tunisia, e la Francia accettava la ripresa di «rapporti diretti*, l'invio di un rappresentante italiano, con rango di ambasciatore, a Parigi e l'apertura di tre uffici consolari in Francia. Questo arroccamento sulià Tunisia, che di' venterà indipendente undici anni dopo, non dimostra una grande lungimiranza, soprattutto da parte francese. La ripresa dei «rapporti diretti* (sul modello inglése) non significava, per la Francia, né l'inizio di rapporti diplomatici veri c.propri, cioè la fine dello stato di guerra, né la liquidazione del contenzioso con l'Italia, come Saragat constatò poco dopo il suo arrivo a Parigi. Passeranno ancora molti mesi, e occorreranno altri laboriosi negoziati, prima di giungere a una vera normalizzazione dei rapporti trai due Paesi. Enrico Serra De Gaulle visto da Levine (Copyright N.Y. Rcvlcw of Books. Opera Mundi e per l'Italia .La Stampa-)