Quando l'anno è dispari Coe diventa imbattibile

Quando l'anno è disparì Coe diventa imbattibile L'inglese non vuole fallire l'appuntamento di Helsinki Quando l'anno è disparì Coe diventa imbattibile DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VIGEVANO—Non è una novità, Sebastian Coe ama l'Italia. Oli piace il cibo, la gente e soprattutto il sola. Per questo nel fare i suoi programmi cerca sempre di inserire una «vacanza di lavoro» nel nostro Paese approfittando dell'amicizia con un connazionale, sacerdote, che gli offre ospitalità a Roma, sfruttando i prati del golf dell'Olgiata dove può correre senea rischiare i suoi preziosi garretti e, quando gli riesce, non tradisce neppure gli amici di Vigevano che 1980 gli inventarono una gara su strada, il trofeo Scarpa d'oro, per assecondare il suo desiderio di un test ufficiale senza tuttavia l'impegno di una sfida in pista. Quest'anno Coe è tornato a Vigevano con appresso l'inseparabile padre-allenatore e, novità assoluta, la sorella Miranda, professione ballerina, che nell'occasione ha ottenuto un successo quasi pari al suo. «La forza di famiglia — sa scherzare Seb — sta tutta nelle gambe: quelle di Miranda sono belle, le mie veloci. L'unica mia sfortuna è quella di non poter correre con le Bluèbell». Questo sostiene il ventisettenne londinese dimenticando però che, diversamente, i suoi guadagni sarebbero ben differenti visto che è tra gli atleti più pagati al mondo. Anzi, quando gli viene chiesto se è vero che i ricchi non sappiano soffrire, replica deciso: «Non sono in grado di rispondere in quanto non sono ricco. Sono nato nel Paese sbagliato per diventare tale. Per questo invidio qualcosa agli europei... Si, agli europei perché l'Inghilterra è in Europa ma non prende mai il sole...». E per questo viene allora in Italia, per trovare il clima adatto e mettere le basi alla sua stagione che quest'anno ha come logico e massimo traguardo i campionati mondiali di Helnsinki. Gli auspici sono favorevoli: a differenza degli anni pari, quelli dispari sono risultati sempre lieti per Coe interprete ineguagliabile delle distanze di mezzofondo quando l'avversario principale è il cronometro, ed invece ben più vulnerabile quando in palio c'è un qualche titolo. Cosi nel suo carnet, dove per contare i record ci vuole un pallottoliere, manca il titolo europeo del 78 («Ero giovane ed inesperto»), l'atteso oro olimpico sugli 800 a Mosca parzialmente ripagato da quello poi ottenuto sui 1500 («Ho sbagliato tattica») e ancora il successo negli 800 di Atene lo scorso anno quando fu il tedesco Ferner a conquistare il titolo continentale («Ero poco allenato, per via di infortuni»). Coe spiega le sue sconfitte con risposte secche, lasciando trasparire — itti solitamente così cortese ed attento alla forma — un certo malumore che scompare quando il discorso si sposta su Helsinki '83, anno dispari e dunque apparentemente nessun pericolo, almeno all'apparenza. «Mi preparerò solo in funzione di quell'ap¬ puntamento — afferma deciso — quindi senza programmare nulla di particolare prima di agosto. Anche il discorso record è rimandato: farò soltanto quello che mi permetterà di raggiungere la miglior condizione. In Finlandia correrò senz'altro gli 800, forse anche i 1500. Ha motivala fiducia che le sue gambe lo portino ad aggiungere un'altra perla alla sua collana e sostiene di non aver perso la fiducia neppure lo scorso anno, quando tutto sembrava andargli storto: «A smettere non ci ho proprio mai pensato, lo stesso risultato di Atene, con cinque settimane di allenamento nelle gambe, fu soddisfacente: cosa potevo pretendere? Anzi, dopo i mondiali ho già In programma di allungare, provando 15000». L'ultima domanda, prima che scappi via veloce ali 'aereo che lo porterà in Germania dalla fidanzata Irene Epple. riguarda il dilettantismo, o almeno il senso che ha questo termine ai giorni nostri: «La Iaaf si sta interessando al problema perché gareggiare senza soldi non aiuta ad ottenere i risultati, anzi mette solo in difficolta creando problemi di vita. Giorgio Barberis Vigevano. Coe e la sorella Miranda con «scarpa d'oro»

Persone citate: Giorgio Barberis, Irene Epple, Sebastian Coe