Miles Davis, diavolo o tigre?

Davis, diavolo o tigre? Al Palasport 2500 persone per il primo concerto «pasquale» del jazzista Davis, diavolo o tigre? TORINO — Dopo undici anni. Mlles Davis è ritornato a Torino. L'uomo è cambiato, la sua musica anche: non è cambiato, numericamente, 11 pubblico che nell'immenso alveare fa sempre la figura della minoranza. Il Palazzotto è proprio grande per 11 Jazz anche quando il suo «numero uno» è di scena. Folla ridotta dunque per un Palasport, tale tuttavia da riempire due volte un teatro normale: tutto si è svolto, come previsto, tranquillamente, con ordine, grazie all'Intervento del sindaco che in persona, domenica alle 14, ha autorizzato l'apertura Puntuale Davis entra in scena: camicia rossa, giacchetta rossa ma di foggia western, pantaloni neri, cappellaccio (alla Bertolucci) nero pure quella La tromba è d'oro naturalmente: squilla di musica che sarebbe angelica se non sospettassimo che Mlles Davis un poco diavoletto è. Non satanico ma diabolico: dolore, carne che frigge e soffre «le pene dell'inferno» vogliono anche dire tutte quelle note che escono da una tromba che racconta da gran poeta fatti umani, odorosi, acri. Mlles Davis non è un jazzista come gli altri. E' al di so- pra degli stili e delle scuole. Ora si è inventato una sua situazione (dimensione) che ancora una volta lo pone al centro delle critiche, del parolare, del pettegolezzo per quella presunta contaminazione con la musica pop. Mlles a cavallo della tigre rock si è in realtà accontentato di spremere qualche serie di ritmi binari dalla grande bestia. Il resto (la musica) è Miles Davis, cultura Jazzisti¬ ca raffinata con anni di lavoro dove ogni giorno diventa vecchio 11 giorno dopo, dove tutto è sempre da rivedere, da rifare perché bisogna andare avanti, cambiare, uccidere la noia, accarezzare l'Invenzio¬ ne, potare i rami, svezzare 1 germogli. Davis non è mal stato routine, la sua musica può Irritare, può commuovere (l'esito dipende dalle nostre orecchie), può fare di tutto tranne che annoiare. E' un raffinato oratore che non usa mal le medesime parole anche quando affronta il medesimo argomento. Ma non è un calligrafo, non è un elzevirista virtuoso: è piuttosto un regista di cinema che racconta fatti e storie con i suoni al posto delle Immagini. La sua orchestra è il suo copione che lui modifica sul set al momento di girare; quell'orchestra (di Jazz) ha le orecchie ben aperte e lo segue docile e pronta: si fa condurre lontano ma non perde l'orientamento dietro l'afTabulazione del leader e rivela un bel profilo di granito. Tra quel suoni umani ed elettrici abbiamo colto tanto blues (quello canonico dei vecchi, quello vero) e addirittura una versione di «Star Dust» la canzone di Hoagy Carmlchael rivisitata con furore shepplano, quel contrasto di odio e amore per 11 passato che è la croce di tutti i grandi contemporanei. Franco Mondin! Miles Davis, un concerto con tanto blues e persino con una furiosa versione di «Star Dust»

Persone citate: Bertolucci, Dust, Franco Mondin, Miles Davis, Mlles Davis

Luoghi citati: Torino