Contro la marea nera

Contro la marea nera Contro la marea nera (Segue dalla 1 ' pagina) regioni assetate sulla riva occidentale del Golfo Persico. A Bahreln, nel Qatar, in alcune zone costiere dell'Arabia Saudita, una popolazione pari a quella di una grande città italiana può contare esclusivamente sull'acqua di mare trasformata In acqua potabile. La disponibilità d'acqua è naturalmente bassissima a causa del clima arido. In media quattro litri il giorno per persona, contro i 200 dell'Europa Occidentale. Le malattie più diffuse e persistenti sono dovute per l'80 per cento a inquinamento dell'acqua bevuta o usata per lavarsi: tifo, colera, epatiti, dermatiti croniche, tracoma. L'abbondanza di petrolio e di quattrini aveva indotto i governi locali a puntare sugli impianti di dissalazione, piuttosto costosi dal punto di vista energetico ed economico. Se la marea nera raggiungerà le zone in cui si trovano le prese degli impianti, centinaia di migliala di persone ritorneranno di colpo alla primitiva condizione dì assetati; i progressi ottenuti faticosamente nella sanità pubblica verranno annullati. Non è azzardato il paragone con una guerra batteriologica, combattuta pero ai danni di popolazioni inermi e estranee al conflitto. Se il leggendario Paul Adalr, il «texano rosso», riuscirà a bloccare con 1 Suoi specialisti i due pozzi bombardati, l'isola nera non si ingrandirà ancora. Ma quella già esl- stente rappresenta una minaccia anche per mari e terre al di là del Oolfo Persico. Ammesso che una parte si fermi contro le difese allestite for tunosamente davanti all'isola di Bahreln e alla penisola del Qatar, una parte può raggiungere lo stretto di Hormuz. tra la penisola di Oman e il golfo iraniano di Bendar Abbas. Nel caso di insistenti venti settentrionali, il greggio sempre più denso potrebbe passa re nell'Oceano Indiano, disperdendosi in miriadi di grumi che i monsoni spingeranno a piacimento per l'alternarsi delle stagioni. Tenendo conto del venti dominanti e delle correnti di quelle latitudini, non è impossibile che il disastro ecologico tocchi le isole Mauritius, facendosi sentire dopo molto tempo in Sud Africa e perfino sulle coste del Brasile. Tra qualche anno mangeremo pesce congelato che sa di petrolio grazie a un bombardiere iracheno? Si prova una sensazione di sgomento al pensiero che si mlll disastri possano accadere anche nel Mediterraneo. Pozzi petroliferi in mare aperto sono operanti al largo delle coste siciliane; trivellazioni sono in corso lungo le coste del Nord Africa, in Adriatico, nello Ionio, nel Tirreno. Non sarebbe il caso di provvedere con urgenza sistemi di pronto intervento su scala internazionale, ricordando che limare non ha conimi e che il greggio sgorgato da un pozzo nordafricano può raggiungere le coste italiane o viceversa? A che servirebbe la decantata legge per la difesa del mare? Altra considerazione: 11 disastro del Golfo Persico ha all'origine un bombardamento convenzionale. Che cosa succederebbe se in una delle tante, guerre locali venisse usata una bomba nucleare? E' risaputo che l'Iraq, l'Iran, 11 Pakistan, mirano ad avere la bomba atomica. Per questo fine hanno costruito o stanno costruendo centrali nucleari che danno una certa quantità di plutonio. Disegni analoghi sono perseguiti da Paesi sudamericani. Il confine tra atomi per la pace e atomi per la guerra si fa sempre più evanescente, mentre l'umanità apprende a sue spese che non esiste alcun confine nella portata di un disastro ecolo- 8:400 Mario Fazio r e

Persone citate: Mario Fazio, Paul Adalr