TRE ANNI DOPO LA MORTE PUBBLICATI I «TACCUINI» DEL FILOSOFO

Sartre alla «strana guerra» TRE ANNI DOPO LA MORTE PUBBLICATI I «TACCUINI» DEL FILOSOFO ———————————_____—■«••—■■■■—— Sartre alla «strana guerra» Soldato semplice, nelle retrovie - Registra le avventure tragicomiche dei commilitoni, legge molto e annota di tutto: «Uno scrittore non chiude mai bottega» - Le lettere appassionate a Simone De Beauvoir - La svolta politica: «E' la guerra che mi ha messo in testa i problemi sociali» - Con i «Taccuini», in vetrina un altro importante inedito: i «Quaderni per una morale» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PARIGI — Dopo una vacanza nel Midi, prima a Marsiglia, dove ha Incontrato per l'ultima volta l'amico Paul Nizan, il quale sarà ucciso al fronte nel maggio del '40, poi a Juan-les-Pins, dove lo ha sorpreso la notizia del patto germano-sovietico, JeanPaul Sartre viene richiamato alle armi: e parte incerto, perplesso sulla durata della guerra, la dròle de guerre, quella strana guerra non ancora troppo micidiale sul fronte francese, alla quale molti pensano come a un dramma breve. Parte con lo slancio di un Prode Anselmo piti curioso che ingenuo, senea esitazioni e senza entusiasmi. Piuttosto contento, sembra, della vita collettiva che lo attende e che lo strapperà, lo distoglierà, spera, dal tenace individualismo dal quale non è ancora uscito. Il Sartre trentenne è un prodotto classico del mondo intellettuale parigino, nel quale si è del resto empre mosso, dall'inizio alla fine, come un pesce nell'acqua. Il suo pedigree è perfetto: è un ex allievo, come Aron e Nlzan, dell'Ecole Normale Supérieure, da più di un secolo fabbrica di umanisti tradizionalisti o dissacratori, è professore di filosofia, ha pubblicato tre libri e hamolti appunti nel cassetto, è cresciuto in una famiglia borghese. Quell'esperienza, che lo riporta nell'Alsazia dei nonni, non gli dispiace. La guerra, rivelatasi poi più lunga del previsto, spaccherà la sua vita in due. Prima e dopo. «E' cominciata quando avevo trentaquattro anni, ed è finita quando ne avevo quaranta, ed è stato veramente il passaggio dalla giovinezza all'età matura», dirà più tardi Sartre. La guerra non gli riserva gli orrori subiti dagli intellettuali della generazione precedente alla sua: non gli fa vivere le esperienze di Celine e Aragon, di Drieu e Montherlant, in modo diverso sopravvissuti delle trincee della Marne e di Verdun. Sartre giovane,' ma non troppo, va a fare il soldato nel pieno di un'evoluzione personale che lo condurrà verso un «certo socialismo», come racconta, volutamente imprecisa, Simone De Beauvoir. Fino allora la parola socialismo lo infastidiva o gli faceva paura. Non aveva mai pensato di poter vivere felice in una società socialista. Non amava neppure quella capitalista, riteneva però che quest'ultima gli offrisse l'occasione di avere «un'estetica d'opposizione». Il mutamento avviene durante quella guerra che Sartre non combatte, durante il breve e non violento passaggio in un campo di concentramento tedesco. Si sarebbe probabilmente prodotto lo stesso, altrove, anche più lontano dalla guerra che Sartre vedrà da lontano. E' comunque la guerra che «ha messo 1 problemi sociali nella mia testa - , confesserà anni dopo. e a un certo punto c'è qualcuno che va oltre il kantismo. La Certosa di Parma resta invece intatta. Sartre ha già pubblicato La nausea e II muro. E' uno scrittore abbastanza conosciuto, tuttavia molto distante dalla celebrità che gli cadrà addosso nel '45, a guerra finita. In Alsazia ha tempo per leggere e scrivere. E' un semplice soldato addetto ai servizi meteorologici (come il suo amico di studi e poi avversario ideologico Raymond Aron) e dispone largamente delle sue giornate. Sedici ore quotidiane per i fatti suoi. La guerra è a dieci chilometri, quando si avvicina è a un'ora di marcia. Una distanza die consente di sentirne gli odori, talvolta i rumori, senza essere travolti. Compiuto il poco impegnativo dovere di meteorologo, Sartre rilegge II castello e II processo di Kafka, die i critici hanno citato, non sempre con ragione, recensendo La nausea. Tra le letture non mancano i libri di guerra. Sartre ha portato con sé Prelude à Verdun di Jules Romains, sulla prima guerra mondiale, il Testamento spagnolo di Koestler, sulla guerra di Spagna appena finita. La condizione umana di Malraux, sulla Cina rivoluzionaria e romanzata. E' il bagaglio letterario dell'intellettuale parigino sotto le armi, Ci sono anche i diari di Gide e di Green e di Dabit, die probabilmente gli servono nel suo nuovo ruolo di diarista. A Essey-les-Nancy, poi a Brumah e a Morsbronn, in Alsazia, Sartre scrive molto. «Uno scrittore non chiude mai bottega». Manda luny,ie lettere appassionate a Simone De Beauvoir, die ogni tanto lo viene a trovare o che lui raggiunge appena ha una licenza. Lavora a L'àge de la raison, cominciato un anno prima, riempie taccuini con annotazioni filosofiche che gli serviranno per L'otre et le néant, ricopre fogli con la sua indecifrabile, contorta calligrafia, per tentare un bilancio del passato, die prenderà poi felicemente forma in Les mots, e descrive situazioni e personaggi della «strana guerra» osservala dalle retrovie, e lo fa con spirito, con umorismo, a volte con accenti tragicomici, usando a piene mani, con generosità, il suo talento letterario. Le annotazioni di quel periodo, tra il novembre del '39 e il marzo del '40, erano rimaste finora inedite per volontà di Sartre, che in una lettera a Simone De Beauvoir aveva scritto: «Temo di risultare un brutto personaggio alla lettura di quei taccuini, a meno che, quando lei li pubblicherà a titolo postumo fn.d.r. Sartre usava il "vous", cioè il "lei", con Simone De Beauvoir, com'è abitudine nelle vecchie famiglie borghesi), non aggiunga qualche nota per dire che ero in realtà migliore...». E'sotto il titolo Carnets de la dròle de guerre che l'editore Gallimard raccoglie adesso quei taccuini, meglio quel die resta di quel taccuini, poiché alcuni si sono persi durante la guerra. Ed è una gradita, importante riscoperta di Sartre, tre anni dopo la sua morte, tre anni dopo la cerimonia degli addii. Non è un'opera marginale, anche se dimenticata a lungo in un cassetto come un fascio di appunti superati dai libri stampati. Sono le pagine di un romanziere-filosofo che più che della guerra si occupa della vita quotidiana, dei suoi aspetti divertenti e profondi. Il modo di dormire del vicino di branda, l'avventura amorosa del parigino sbruffone, l'attesa della licenza, le smorfie del compagno, il dialogo ira il sergente e il soldato che si trattano reciprocamente da imboscati, e al tempo stesso riflessioni molto giovanili su Gauguin, Van Gogh e Rimbaud, personaggi 'autentici* verso i quali Sartre prova un complesso di inferiorità. Ne affiora un Sartre diverso da quello che Sartre descrive: non freddo, non indifferente, al contrario sensibile, di cuore, e talvolta allegro. Si, allegro, di eccellente umore. Spesso poetico. E' un'importante testimo-' nianza di Sartre su Sartre negli anni della svolta in direzione dell'impegno politico, negli anni di transizione, in cui lo stile letterario, curato, minuzioso, prevale sul linguaggio filosofico, più dettato che scritto, secondo un'espressione dello stesso Sartre. Nei Carnets de la dròle de guerre si trovano già abbozzati i temi filosofici sviluppati più tardi, nel 1947, nei Cahiers pour une morale. Que¬ st'ultimi, i quaderni, costituiscono il secondo grande inedito messo in vendita da Gallimard il primo aprile. Un mese tutto sartriano, nell'attesa che in autunno venga pubblicato il promesso volume della corrispondenza, al quale Simone De Beauvoir si sta dedicando. Jean-Paul Sartre nel 1939. Era già noto per aver pubblicato «La nausea» e «Il muro» di

Luoghi citati: Alsazia, Cina, Marsiglia, Parigi, Spagna, Verdun