Kafka? E' vivo, nascosto a Praga di Roger Boyes

Kafka? E' vivo, nascosto a Praga VIAGGIO NELLA CITTA' NATALE DELLO SCRITTORE, PER IL CENTENARIO Kafka? E' vivo, nascosto a Praga NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE PRAGA — Nel mondo di Kafka, gli uomini si trasformano in insetti, la notte, e vengono arrestati in apparenza senza motivo, e inseguiti da palle, e ottusamente perseguitati da autorità senza volto. Se Franz avesse avuto polmoni un po' più forti, se la storia fosse stata meno crudele verso gli ebrei, quest'anno il creatore di processi da incubo avrebbe potuto benissimo festeggiare il suo centesimo compleanno a Praga. Gli piacerebbe questa città, o almeno la riconoscerebbe, perché poco è cambiata dalla sua morte, nel 1924. Se poi lui piacerebbe alle autorità, è un problema aperto. I suoi libri non si trovano facilmente, e l'establishment letterario, che lo ha trascurato classificandolo tra gli scrittori tedeschi piuttosto che tra quelli cèchi, ne sta «dando una nuova valutazione*, che è sempre un brutto segno. Ma mi sembra doveroso riscoprire la Praga di oggi attraverso gli occhi di Kafka, che in questa città nacque, si innamorò, lavorò e scrisse. La scorsa settimana ho seguito le sue orme, e ho avuto la conferma di quanto ho sempre pensato dentro di me: Kafka non è morto, si nasconde da qualche parte, nei corridoi del potere. Probabilmente, si è fatto crescere la barba. Almeno dal punto di vista fisico, è sepolto nel nuovo ci mitero ebraico oltre la cinta della città vecchia, il tempo di una corsa sullo sferragliante tram numero 11 lungo le strade acciottolate dei sobborghi operai di Zizkov e Stranlsni- ce. La sua tomba è incredibilmente lustra (chissà chi la cura), in fondo a un sentiero alberato, al margine del cimitero. Da una parte della strada c'è un muro che commemora i 36 mila ebrei cèchi uccisi durante la guerra. Anche tre sorelle di Kafka morirono nel campi di concentramento. Sull'altro lato, un'infilata di tombe con i nomi praticamente dell'intera intclltghentsia ebraica della Praga Anni Venti: Bloch, Pick, Loewy. Poi, all'improvviso, 11 dottor Kafka. Più o meno in questo punto ho notato, venti metri alle mie spalle, un uomo che si fermava per accendere una sigaretta ogni volta che mi voltavo verso di lui. Per una settimana, su e giù per la Cecoslovacchia, quell'uomo ha acceso sigarette dietro di me. Non l'ho mal visto in azione e non ho tratto alcuna conclusione. Ma so che Kafka ha scritto il copione. Essere paranoici a Praga è essere in possesso di tutti gli elementi. Kafka fu sepolto insieme con i genitori, dopo una vita passata a fuggire da loro. Il padre, commerciante di pel llcce e di articoli di lusso, ave va traslocato nei quartieri di lingua tedesca del ghetto di Praga per elevare la famiglia nella scala sociale. Invece 11 figlio, che era partito bene, con una laurea in legge, fini come impiegato in una società d'asslcurazionl, come scrittore in gran parte inedito, con una vita sentimentale infelice e con la tendenza a frequentare intellettuali malaticci, Papà Kafka era un uomo amareggiato. Per un certo periodo, 11 negozio fu nello stesso stabile rococò nel quale si trovava la scuola di Franz, a palazzo Kinsky, nella piazza della città vecchia. Non è rimasto nulla di quella bottega, ma vicino ci sono negozi che nel 1970 hanno trasformato Praga in uno dei posti più forniti dell'Est europeo. Arance, scarpe di cuoio, abiti per bambini, prosciutto affumicato: qui si trovano tutte quelle cose che in Polonia sono rarità. L'Imborghesimento ha contribuito molto a tenere tranquillo 11 lavoratore cecoslovacco, dopo che nel '68 1 carri armati sovietici arrivarono per porre fine alla Primavera di Pragp il periodo delle riforme avviata da Dubcek. I blindati stazionavano davanti a quelli che furono gli uffici dell'assicurazione di Kafka, in piazza Venceslao. Oggi la piazza, che in realtà è piuttosto un viale, è piena di poliziotti. Le loro auto, con la sigla VB (polizia di sicurezza) si sentono ululare cupe nella notte, quasi sempre solo per acciuffare un ubriaco. Con una puntata oltre 11 fiume si scopre che uno degli alloggi di due camere del Pa lals Schoenborn che furono di Kafka fa oggi parte dell'ambasciata americana. Ci abita un diplomatico, e ovviamente l'ambasciata è convinta che sia controllato. « Era come ossessionato dai microfoni, no?* dice un americano bene in¬ formato. Non c'è targa che lo ricordi, anzi ce n'è solo una In tutta la città, una modesta lapide praticamente illeggibile sulla casa In cui nacque, vicino alla chiesa di San Nicola. Perché si ostinano tanto a ignorarlo? Forse Kafka è pericoloso? Certo questa era l'opinione dei tedeschi orientali. Kurt Hager, membro del Politburo di Berlino Est, una volta si segnalò facendo risalire le origini della Primavera di Praga ad un convegno su Kafka svoltosi nel 1963. Kafka, fu il suo ragionamento, veniva usato come cavallo di Troia per immettere sionismo nel socialismo, scalzando cosi I dogmi fondamentali del marxismo-leninismo. La riabilitazione di Kafka fu una delle richieste principali di riformisti quali Eduard GoldstUcker, vicerettore dell'università Carlo, che Invitò II governo a ^riflettere su questo, che neppure la fantasia più malata potrebbe applicare la visione die Kafka aveva della cavillosità e della crudeltà della burocrazia alla nostra vita pubblica*. Kafka avrebbe capito benissimo. In un cupo bar vicino alla casa in cui nacque Kafka, bevo un bicchiere con un dissidente da poco scarcerato. Gli avevano dato tre anni per «sovversione»: aveva firmato e diffuso la Charta 77, il manifesto del diritti umani. Una volta era un buon giornalista, ora sta per incominciare un nuovo lavoro, il portiere di notte. Com'era il carcere, gli domando. «Dentro? — risponde —. Dentro è proprio come fuori*. Roger Boyes Copyright di «Times Newspapcrs» e per l'Italia di «La Stampa» Franz Kafka in una caricatura di Levine (Copyright N.Y. Keview of Books. Opera Mundi e per l'Italia. La Stampa.)