Bot e caccia ai depositi provocano il caro denaro

Bot e caccia ai depositi provocano il cara aen Perché, secondo le banche, i tassi non possono calare di più Bot e caccia ai depositi provocano il cara aen Confagricoltura e Confcoltivatori: non basta la riduzione di mezzo punto del prime rate ROMA — Perché le banche fanno a gara nel contendersi il risparmio, se poi non possono accrescere più di tanto 1 loro prestiti al sistema economico? n rimprovero rivolto ai banchieri dal ministro del Tesoro Giovanni Oorla trova conferma in alcuni dati, recenti. A fine 1982, quasi tutti gli istituti di credito hanno sensibilmente aumentato la quantità di Bot e Oct in loro possesso. Il ministro del Tesoro, che emette questi titoli, ovviamente non se ne dispiace; ma si domanda se non sarebbe più semplice che li acquistassero direttamente i risparmiatori. In questo caso, diminuirebbero le tensioni e il costo del denaro potrebbe scendere. Nel corso dell'82 la Banca Commerciale, azienda seria e dinamica, ha più che raddoppiato (102%) l'ammontare di Bot in suo possesso, acquistandone per 1442,6 miliardi. Ecco altri esempi, da istituti medi o piccoli, presi a casaccio: il Banco San Geminlano e Prospero più 72%, 190 miliardi di aumento; la Banca Popolare di Palazzolo, +88.7%. Altri non fanno cifre, ma riconoscono l'esistenza del fenomeno: la Cassa di Risparmio di Torino rende noto che, «con il permanere delle restrizioni creditizie, ha sviluppato in misura maggiore gli impieghi sul mercato monetario e finanziario: Un dato globale ufficiai mente non esiste, le statistiche della Banca d'Italia si fermano a ottobre. Oorla, oltre alle stime più fresche, aveva ovviamene sotto mano anche i dati sui tassi di interesse, dai quali emerge un fatto ben preciso: nel mese di gennaio, quando la cauta manovra al ribasso del costo del denaro, favorita dalle autorità monetarle, era già in corso, 1 tassi passivi (pagati dalle banche al depositanti) sono di nuovo saliti di una frazione. E' anche questo, probabilmente, un effetto della contesa di fine anno fra le banche per strapparsi l'un l'altra 1 depositi. A che scopa se non quello di stilare bilanci con cifre di incremento più alte? E' diventato ormai una costane, nelle riunioni dell'Associazione bancaria, l'appello alle aziende aderenti perché ribassino gli interessi sui depositi. Ma «ci sono resistenze* dichiara il presidente dell'Abi, s,lvl° G°lzi° Pagando ai depositanti in tcressl più bassi, le banche potrebbero più facilmente ri- dure gli interessi sui prestiti al sistema produttivo. Ancora leti, le varie organizzazioni imprenditoriali dell'industria, del commercio e dell'agricoltura si sono unite nel protestare contro l'alto costo del denaro. Qui si distingue un'altra strozzatura: se le' banche hanno buon gioco a dire che l'interesse dei prestiti non è molto superiore al tasso di inflazione, le industrie replicano che gli incrementi dei loro listini sono molto più bassi, e su di essi va misurato il peso che ha per loro il costo dei prestiti. • Un atto di buona volontà, ma l'economia non può accontentarsi di una misura così esigua-; questo il giudizio del presidente della Confagricoltura. Serra, sulla riduzione di mezzo punto del costo del denaro. La Confcoltivatori afferma che mnella difficile congiuntura nella quale vengono a trovarsi le imprese singole e cooperative- sia anche ncces-' saria la diminuzione del tasso di riferimento. Secondo il segretario della UH, Sambucini, la diminuzione di mezzo punto del prime rate «é una misura timida e tardiva, che nemmeno compensa la diminuzione dell'inflazione su base mensile e che comunque non è in grado di dare un apprezzabile impulso all'attività produttiva-. E gli operatori turistici aderenti alla Confesercenti esprimono un giudizio critico: «Cosi la ripresa produttiva tanto sospirata e a cui tutti, a parole, tendono, arriverà, se tutto va bene, nell'anno duemila- ha commentato Marco Bianchì.

Persone citate: Giovanni Oorla, Marco Bianchì

Luoghi citati: Roma, Torino