Gli scrittori e la P2 di Alberto Bevilacqua

Gli scrittori e la P2 Gli scrittori e la P2 Caro Direttore, «Ascoltare le pendole che suonano 1 minuti, ma non le ore», direbbe Sanine! Johnson, distogliendo dalla gravità dei veri problemi di una società letteraria spesso tremebonda e rintanata in non poche sor- | dldezze (non mafia, ma ! bassi camorrismi; liste di. proscrizione in certe pagine letterarie, e via dicendo). Riva si preoccupa delle mogli dei letterati, brutte e fedeli; e le femministe tacciono anche se, per paradosso, si opta per Norman Mailer che scannò la compagna. Strapazza gli autori italiani, salvo smentirsi, rispetto al suoi, negli spazi pubblicitari; insomma, fa un gran casino. Lasciamolo divertire: immaginandolo uno scrittore non italiano, ' ma bantu, alcolizzato come Kerouac, sfidante le notti come Pasolini, drogato come Burroughs, a cui il libro su Feltrinelli è stato ispirato da bella e cornificante moglie o amante, non so. L'intervista a Tuttollbri era, a suo modo, parados- 1 sale. Ma, ora, Riva va sul pesante: a otto colonne, sul Giorno del 9 marzo, rispondendo a Gigi Moncalvo. Per inciso: gli altri protagonisti dell'editoria rizzoliana — Amidi, Cavalli' Pautasso, Violo—che trattano con noi autori italiani, la pensano allo stesso modo? Li invito a pronunciarsi. Veniamo agli esempi. Domanda: .Anche la crisi della Rizzoli è stata una circostanza per misurare la vigliaccheria e pavidità degli autori italiani?. Riva non smentisce la vigliaccheria e risponde: «Sono fuggiti in pochi, proprio coloro che avevano avuto (e anche dato) più benefici». Un po' di riconoscenza, perbacco, dato che la Aiaeoli pagava cosi bene i loro libri, gente coperta d'oro (sict). Fra i nomi — Ronchey, Biagi — anche il mio. Bene: o Riva fa il finto tonto o non sa le cose, per cui rischia di apparire un irresponsabile che, dallo seller- ' zo ambiguo, passa a scherzare col fuoco. Sul mio caso, per pudore, ho sempre taciuto. Visto che mi si tira per i capelli, ecco qua. io non ero più alla Rizzoli prima chela barca affondasse, Riva fosse designato e avessi accordi con chicchessia. Quando Tassan Din fu arrestato la prima volta, proprio al Giorno, che mi interpellò, espressi il mio parere sulle storture, vere e presunte, della Rizzoli Lo feci con la massima correttezza, e in un Paese democratico. Chi allora stava al vertice,'decretò, contro di me, la peggiore ritorsione: il blackout. Si dispose che La mia Parma fosse cancellato: annunci, pubblicità; i funzionari non dovevano più avere rapporti col sottoscritto. Agli atti, c'è una mia dettagliata lettera (su fatti gravissimi) con cui me ne andavo. Vogliamo tirarla fuori? Su questo caso ignobile e altri, anche a sua tutela, prese misure Tassan Din, quando uscì da Rebibbia. Voglio ricordarlo: il .demonizzato. Tassan Din si comportò, almeno con me, con grande correttezza. Ma non c'era solo lui. Coperti d'oro? Dalla Rizzoli non ho mai avuto una lira in più dei miei diritti (lire bianchissime). E poi si potrebbe aprire un altro bel capitoletto. Ci si è mai preoccupati di cosa subirono certi scrittori .liberi, sotto Itmperante P2? Quando bastava che tu non andassi a genio all'editore, perché tentassero di metterti in quarantena come giornalista, e altre deliaie del genere? Riva, oltre che tirar orecchie, tiri le tuee.su certi aspetti, sinformi. Alberto Bevilacqua

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