Caillois il surrealista che sembra inventato da Borges di Giampaolo Dossena

«Babele», una raccolta di scritti letterari e politici «Babele», una raccolta di scritti letterari e politici Caillois, il surrealista che sembra inventato da Borges di Borges e dire: «Caillois è un'invenzione di Borges». In effetti Caillois sopravviverebbe solo in una nota in calce a una frase di Borges, e meriterebbe di essere ricordato solo come «lettore» di gran fiuto, se avesse fatto solo il funzionario di Gallimard e avesse lasciato solo qualche prova narrativa (di livello non eccelso, come un saggio-racconto su Ponzio Pilato, pure tradotto in italiano. Ma Caillois fu anche qualcosa d'altro? Fu un ragazzo nato in campagna (presso Relms, nel 1913). Al liceo di Relms fu compagno di René Daumal, il futuro autore del Monte analogo. Poi, a Parigi, sarà amico di Bataille. Sono gli anni del surrealismo. Caillois è surrealista ma non casca nella trappola del marxismo e del freudismo. E' surrealista ma uomo d'ordine, alunno dell'Ecole normale supérieure, diplomato dalla Ecole pratlque des Hautes études, futuro accademico di Francia. Dopo l'esperienza del Comitato di Liberazione a Londra, la missione in Sudamerica per il governo provvisorio (1641-'46), la direzione di riviste come •Lettres Francaises» (1941--45) e «La Frane* Libre» (1945-'4T) dedica quasi tutto il suo tempo a ricerche di mineralogia. Ha perso fede nell'«avventura umana», riserba un «culto commosso alle pietre, che non sono suscettibili d'emozione». Ola in questi saggi del '46-48 Caillois parlava dura- mente delle «regole», delle contraintes sottese a qualsiasi lavoro serio, anche se •letterario». Fier-Jeva la «letteratura» c:n, Js r '.---zette del minerale^ s, ( e son più dure di q.ue. z e; l'entomologo. Marguerite Yourcenar dice che il libro più bello di Caillois è I giochi e gii uomini, del 1958. L'ha, tradotto Bompiani due anni fa. E' un libro durissimo, "che parla' solo di «giochi'con' regole» e fa strame della •creatività,.. Si dice che questo sia stato il secondo libro Importante sui giochi, dopo l'Homo ludens di HuMnga (che è del '38, disponibile in traduzione ita: liana da Einaudi). Bisogna aggiungere che. HuMnga non sapeva giocare, conosceva pochissimi giochi' Come teorico del' gioco Hulzuv ga fu un enologo astemio, Caillois invece (per riprendere le parole del suo com¬ pagno di liceo René Daumal) ha fatto la «grande bevuta». Ha provato a giocare tutti 1 giochi di cui parla (magari ecce un marziano in mi&sJc ne £ u : i.a-'e fra i terrestri: • «LiVc.fl* •"ìosl poco o punto, ma tcn u.- a curiosità intellettuale voracissima). Parla di giochi («giochi con regole») avendoli giocati, come parla di libri avendoli letti, quando parla di letteratura] , Sé il fioco era già per Huizinga la matrice della civiltà, più che' mai per Caillois i giochi non sono confinati in una zona marginale di «intrattenimento, ma vanno considerati alla pari con gli altri fenòmeni della «cultu-1 ra.; E daccapo quando parla di «letteratura» Caillois applica la stessa ricerca delle •regole del gioco». Per questo anche 11 libro oggi tradotto da Marietti è un libro durissimo, che potrà, sorprendere o sconcertare. In particolare c'è da chiedersi che effetto possano fare al lettori più giovani certe pagine- in cui Caillois parla di argomenti passati di moda, come l'impegno (engagement)e la-libertà(liberté). In quegli armi, '46-48, si leggeva Koestler (recentemente ricordato'perché recentemente scomparso) e si parlava di' Andrej ■Zdanov. «C'è chi scrive-Hbri e chi li brucia» dice Caillois. Oggi son di moda altri lamenti, per esempio sulla crisi dell'editoria, Cè chi scrive libri e chi non 11 pubblica, o li distribuisce male, o 11 manda al macero. Caillois non si mette dalla parte dei bruciatori di libri. Vede in loro gente che sta a un certo gioco, perverso, vertiginoso. Ma—questo è 11 punto dlf iicile da spiegare — Caillois non sta a priori nemmeno dalla parte degli altri, di quelli che scrivono libri. Specialmente se chi scrive libri non sta al gioco, non rispetta le regole, e scrive per esempio versi liberi. «Il verso libero* dice Caillois • è Una pura illusione ottica, .una bugia tipografica. Per definizione il verso libero è ■ linguaggio liberato da qualsiasi regolarità ritmica,dunque è prosa. Un filosofo di Koenigiberg aveva gii parlato di una colomba che, in- , fastidita dalla resistenza dell'aria, immaginava di poter volare meglio nel vuoto: Tanto freddo è il suo distacco, la sua equidistanza da chi brucia libri e da chi scrive libri a mo' di colomba kantiana, tanto è scarsa la ■ sua pietà per chi scrive, che un giovane disinformato potrà chiedere: era marxista, Caillois? era comunista? era stalinista? era zdanoviano? Oggi si fa sempre meno fatica a dire che uno non è marxista. Caillois, marxista non lo era proprio davvero; era semmai materialista o • più semplicemente predesti•' nato e dedito a studi di mineralogia. Certamente non era né •spiritualista» né . «umanista» né •filantropo». Giampaolo Dossena

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