Ascesa e caduta di casa Savoia di Giuseppe Mayda

Ascesa e caduta Ascesa e caduta di CSiSSi Savoia Sarà in edicola fra pochi giorni il primo di 96 fascicoli sulla storia della dinastia Accadde nella lunga e drammatica notte dall'B al 9 settembre '43. Vittorio Emanuele III, la regina, il principe ereditario Umberto e la Corte — dopo l'annuncio dell'armistizio — correvano in auto da Roma verso Pescara per imbarcarsi sulla corvetta «Baionetta» e riparare a Brindisi, già liberata dagli alleati. Umberto, però, non si sapeva dare pace;,ubbidiva agli ordini del re — anche nel duplice ruolo di figlio e di generale dell'esercito italiano — ma gli sembrava, e a ragione, che quella fuga minacciasse di distruggere nel popolo, come aveva sinistramente profetizzato Sforza, nel '40, dal suo esilio francese, non soltanto l'immagine ma anche la sostanza stessa della monarchia. «Dio mio, che figura, che figura!» mormorava 11 principe ai suoi aiutanti. E a una sosta della colonna si presentò al re chiedendogli il permesso di tornare a Roma, forse già occupata dai nazisti, a organizzarvi una resistenza e a tentare di «salvare l'onore della mia Casa». Gelidamente, Vittorio Emanuele III oppose un rifiuto: 'Ricordati — gli disse, troncando con un gesto tutte le sue argomentazioni — che in Casa Savoia si regna uno alla volta». Ecco. La storia di questa Casa — nel mille anni che vanno dal capostipite Umberto Biancamano all'ultimo re d'Italia, Umberto II, che s'è spento venerdì scorso — compare fra pochi giorni in edicola con un'opera del Gruppo Editoriale Fabbri di altissimo interesse, «I Savoia - Ascesa e caduta di una dinastia», scritta da Silvio Bertoldi, ch'è l'autore della migliore biografia di Vittorio Emanuele III e del recentissimo «Umberto II» uscito da Bompiani. A partire da mercoledì 23 marzo, in novantasei fascicoli settimanali, si snodano le complesse vicende di conquiste, di matrimoni, di alleanze, di guerre, di battaglie, di capovolgimenti di fronte, di inganni, di misteri e di lotte intestine di una monarchia costituzionale che di fronte all'irrompere del mondo nuovo (le lotte popolari per l'indipendenza nazionale, la crescente egemonia della borghesia, la rivoluzione industriale, il «Manifesto» di Marx) era stata costretta a cedere terreno, a negoziare la propria sopravvivenza, ad accettare, insomma, un altro e diverso titolo di legittimazione del suo potere, che non si fondava più esclusivamente (come all'epoca deH'«£tat c'est mot» di Luigi XIV) sulla •grazia di Dio» ma anche sulla «volontà della nazione». I protagonisti principali della storia di questa Casa sono cinque, Cario Alberto, Vittorio Emanuele II, Umberto I,Vittorio Emanuele III e. Umberto II, più le mogli, le amanti, i figli, gli amici, 1 nemici e con sullo sfondo quei personaggi del tempo che, nella loro esistenza, ebbero un peso e sono Mazzini come Mussolini, Cavour come Garibaldi. Bertoldi li coglie tutti benissimo, sia nella loro singolarità, sia nel coro di una dinastia che, nel bene e nel male, legò il suo nome e il suo destino a quelli dell'Italia. Ne viene fuori una indimenticabile galleria, leggibilissima: Vittorio Emanuele II, il «re galantuomo», che dei Savoia aveva il gusto dell'intrigo e dell'azione segreta e personale, che teneva in eguale sospetto artisti e intellettuali, autoritario e passionale; suo nipote Vittorio Emanuele III con un senso spiccatissimo della Casa e delle proprie prerogative, un vero sovrano del Settecento clie guardava con nostalgia ai tempi dell'avo Vittorio Amedeo II quando 1 mutamenti di fronte erano giudicati con criteri politici, e non morali, e al pari dei suoi antenati vedeva la guerra nei termini classici di potenza, espansione e ricchezza da acquisire ma uomo gretto, bigio, incapace df generosità e di riconoscenza (non andò neppure ai funerali di Giolitti); suo figlio Umberto II, principe obbediente e insignificante, bello, gran sorriso cinematografico, tenuto costantemente — e a torto — in ombra (perché, si sa, «in Casa Savoia si regna uno alla volta») e che pure capi l'abisso della fuga di settembre e di un «re di maggio» che se ne andò silenzioso in esilio perché a differenza di suo nonno Umberto I, reazionario, donnaiolo impenitente e ignorante (come il «re galantuomo», se prendeva la penna in mano riempiva le pagine di strafalcioni) non volle «un trono macchiato di dangue». Questi sono i Savoia raccontati da Bertoldi: una piccola signoria feudale di frontiera che, al pari della Prussia, si ingrandisce fino a conquistare la corona regale, attraverso una serie di protagonisti che non si dimenticheranno anche perché la loro storia è tanta parte della nostra, dall'Unità d'Italia all'altro ieri. Giuseppe Mayda

Luoghi citati: Brindisi, Italia, Pescara, Prussia, Roma