Con il cinema d'autore sono vietati gli scherzi

Con il cinema d'autore sono vietati gli scherzi Con il cinema d'autore sono vietati gli scherzi Vicende che si negan DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SANREMO — Per motivi divergenti e In subisso di speranze, la Riviera dei fiori torna a chiedere titoli e spazi al professionisti dell'informazione. E sempre, all'entusiasmo del momento segue una sensazione di disagio. 81 prova persino nel dopo-corsa della MI1 ano-San remo quando al sorriso trionfale di Saronni si contrappongono le dichiarazioni imbarazzate o astiose dei 226 sconfitti: i loro visi porcellanati dal sudore e dal pulviscolo toglieranno solo a poco a poco l'imbarazzo dall'atteggiamento di entusiasmo che 1 sanremesi vogliono dividere con tutti. Si crede di respirare dopo l'intervento della magistratura che apre un nuovo corso per il Casinò ma le righe finali dell'ordinanza chiedono, subito d'installare nelle sale gl'impianti' televisivi a circuito chiuso. La prudenza non è mai troppa. Anche il cinema, con l'apertura del Festival del Cinema d'autore, richiama sulle prime una buona folla. Poi ci si accorge che tema ricorrente di ogni produzione è il disagio esistenziale ribadito minuto per minuto e allora fioriscono le espressioni interrogative, maturano le conclusioni pessimistiche. Del resto l'offerta del cinema d'autore — polemizza il direttore Nino Zucchetti—si va rivelando sempre più esigua e di conseguenza quanti battono questa via sono talenti avviliti e temperamenti apocalittici. Difficile ritrovare nei sei giorni della 26' edizione un guizzo di buonumore: a Sanremo è vietato scherzare. Le prime proiezioni sembrano un catalogo illustrato su questo terribile male che sarebbe la vostra vita quotidiana. Artisti derisi e operai angariati, coppie fedifraghe e solitari introversi, ragazzi menomati e Emittenti locali ano alla speranza nella rass vecchi aggressivi, tutti concorrono a mettere a disagio lo spettatore. Dal Nord calano sulla Riviera i lontani nipoti dell'esistenzialismo che trovano nella fabbrica e nella campagna 1 luoghi canonici del dolore, dal Sud rispondiamo con una serie di delusioni alla nostra solare vivacità. Ecco Michel Rodde. cineasta autodidatta, parigino trentenne, autore in toto di Le ali della farfalla. Nelle note di presentazione al Festival dice lui stesso di essere stato allevato da nonni a Neuchatel. sottintende di avere compiuto l'operazione inversa di Godard scegliendo la Svizzera come patria cinematografica. Scrive anche senz'ombra di smentita che «da un po' di tempo* nessuno si occupa più dei bambini. Ed ecco anche il suo protagonista Bonny, un ragazzo cresciuto troppo nel fisico e poco nel cervello, che due zie (o sorveglianti?) si contendono nel chiuso d'un bagno pubblico che vale da reclusione perpetua e magari da fabbrica dei sogni. Le ali della farfalla — 16 mm. un'ora e due minuti di lunghezza — è l'opera più interessante dell'apertura. Non ci sono piatti e cadute nel verismo dei deboli di mente che susciterebbero cosi una facile commozione. Abbiamo invece abluzioni sacrali che prostrano il ragazzo e caricano le vecchie, abbiamo cascate d'acqua e folate di candele per ripercorrere maldestri sentièri psicoanalitici. Abbiamo infine morti crudeli, vere o pensate che esse siano, le quali non danno al povero protagonista nemmeno la voglia di fuggire. Qualcosa tentano, nel marasma prodotto dall'egoismo dei grandi, 1 bambini {Camilla e Svein che crescono nella torbida Bergen del dopoguerra. In Tradimento del norvegese Vibeke Loekkeberg si presenta- a convegno per s egna internazionale trappare spazi

Persone citate: Bonny, Godard, Michel Rodde, Nino Zucchetti, Saronni, Vibeke Loekkeberg

Luoghi citati: Bergen, Sanremo, Svizzera