Fantasmi del passato

Fantasmi del passato Fantasmi del passato Non dobbiamo—a trentasette anni dal referendum istituzionale che ha dato vita alla Repubblica—rievocare 1 fantasmi del passato, né tanto meno costruircene di nuovi. Casa Savoia appartiene, nel bene e nel male, alla storia d'Italia, come tante altre famiglie del nostro Paese. Né sembra opportuno distrarre l'attenzione degli italiani da vicende ben più importanti per Immergerli in una sorta di prò-* cesso al passato. x ■ ** Rimuovere gli ostacoli costituzionali al ritorno dell'ex re sembrava un atto di civiltà, se cosi non sembra a una quota rilevante degli italiani o a una parte importante delle forze politiche non se ne faccia nulla, come suggeriscono, da opposte sponde politiche, le misurate dichiarazioni di Mimmo Finto e di Oiulic Andreotti. Ma, per carità, non si continui a rilasciare dichiarazioni che ingigantiscono, e in-, sieme immiseriscono, il problema! Resta da spiegare perché l'attenzione e gli animi si sono accesi, perché la questione si è complicata. C'è, probabilmente, qualcosa di più grosso che riguarda un problema venuto alla ribalta negli ultimi tempi e che ci concerne tutti: l'identità nazionale. I Savoia fanno parte di un Insieme di memorie che le vicende della Repubblica hanno rimosso a lungo e che oggi tornano ad affiorare. Quel passato non fa più paura, perché ci si sente adulti come popolo e come nazione. Tuttavia, questa verità elementare che il presidente Pertlni ha avuto la grande sensibilità di capire e di interpretare, non pare vera ai professionisti della politica. Costoro fanno ancora fatica a capire gli italiani, li considerano più immaturi di quello che sono. Di qui le lacerazioni di questi giorni al riguardo dei Savoia. Da un lato gli Italiani, ormai scevri da pregiudizi, dall'altro gli uomini del passato e 1 partiti — o meglio alcuni partiti—tuttora timorosi e incerti, prigionieri di miti che non corrono più nella mente e nel cuore della gente. C'è solo da sperare che ehi deve prendere decisioni nel prossimi giorni abbia il buon senso di capire e abbia fiducia nella società che pure ha contribuito a far nascere. Una società che non ha più paura del fantasmi del passato e che può accogliere sènza problemi un ex re morente,, la sua consorte saggia e disincantata, un figlio scapestrato. di Giovanni Bechelloni I media, giornali e tv, molto hanno contribuito a fare della «questione Savoia» ' una questione controversa, un vero e proprio «affare di Stato». All'inizio, il consenso di tutti sembrava scontato interno a una proposta di revisione costituzionale ispirata da buon senso che consentiva alla Repubblica Italiana di chiudere, con signorilità e lealtà, una vicenda ormai consegnata agli storici e non più suscettibile di animare controversie politiche. Cosi sembrava, ma cosi non è stato. Le gravi condizioni di salute dell'ex re Umberto sono state strumentalizzate. 81 è colto l'occasione per accendere l'attenzione dell'opinione pubblica. Alcuni si sono affannati a rilasciare dichiarazioni incaute e ineleganti col pretesto di correre dietro a ipotetici voti monarchici, altri si sono irrigiditi su questioni di principio. Faccendieri e press agents hanno fiutato «l'affare» e si è messa in moto .una vera e propria campagna avente per oggetto non solo la questione specifica che era in discussione — e cioè se la Repubblica Italiana poteva permettersi di consentire il ritorno in Italia dell'ex re, della sua consorte e dei loro discendenti maschi — bensì il ruolo di Casa 8avola nella storia d'Italia. *'* L'opinione pubblica, che sembrava all'inizio poco interessata, si è fatta improvvisamente attenta. I giornali sono stati invasi da una fitta corrispondenza di favorevoli e di contrari, si sono formati dei «partiti». Proprio ciò che il presidente Pertinl certamente non avrebbe voluto, quando con la sua dichiarazione conciliante aveva aperto la strada alla convergenza di tutti sulla proposta all'ordine del giorno del Parlamento. E' difficile adesso prevedere ciò che accadrà. Anche se pare ormai scontato che martedì sera alla Camera non si disporrà della maggioranza necessaria, dopo l'improvviso voltafaccia dei comunisti, che' ha fatto seguito all'incredibile e «leggera» dichiarazione del ministro della Giustizia, Darida. I Sesie ancora in tempo per evitare il ridicolo che questa situazione sta già provocando, sarebbe auspicabile il ritorno a quelle semplici proposizioni di buonsenso che, motivarono la proposta BozziMamml. Consiglio, «il governo né ha presentato, né intende presentare nel corso di tutto l'esame avviato, emendamenti di sorta». Giovedì scorso infine, 11 ministro Darida ha spiegato ancora una volta la posizione del governo alla commissione Affari costituzionali della Camera. Le spiegazioni del ministro di Grazia e Giustizia sono state giudicate sufficienti e accettate dalla commissione, ma la polemica continua. Cosà voleva proporre Darida, a nome del governo? «Innanzi tutto c'è il problema principale dell'abrogazione della IT disposizione transitoria—spiega 11 ministro —più generale rispetto a quello' contingente di permettere il rientro di Umberto di Savoia. Ma per questo ultimo problema erano giunte al governo varie richieste di intervento, anche di carattere amministrativo, con motivazioni umanitarie. E il governo non poteva ignorarle». E quali proposte ha fatto? «Nessuna — risponde Darida —. Mi sono limitato a dichiarare che il governo, per sua esclusiva iniziativa, non poteva fare nulla. Ma che era preventivamente disponibile aduna iniziativa che il Parlamento, nella sua autonoma responsabilità, avesse deciso di adottare. Nessuna iniziativa formale da parte del governo quindi, e nessun tentativo nemmeno ipotizzato per realizzare, in forme di¬

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