«Non è questione morale è mancanza di cultura»

«Non è questione morale è mancanza di cultura» Parla Saverio Vertone, comunista scomodo ed «eretico» «Non è questione morale è mancanza di cultura» Dice: «Si è verificato uno scollamento con la città, è nata la tendenza alla moltiplicazione dei pani e dei pesci» - Come rimediare Saverio Vertone, di «Nuova Società» e personaggio scomodo del pei torinese (coscienza critica ideale che sì contrappone alla forza opaca e un po' ottusa dell'apparato burocratico? «filosofo» della politica, lucido e chiaroveggente?) accetta di parlare dello scandalo. Allora, domandiamo, non si deve ridurre tutto alla tanto sbandierata questione morale? Risponde: «7/ vizio d'origine non è nell'ambito morale, è culturale. Si è prodotto un arresto nel modo di confrontarsi con la città. Quando l'acqua ristagna, marcisce-. E questo arresto che cosa ha prodotto? 'Secondo me è nata la tendenza alla moltiplicazione dei pani e dei pesci. Paradossalmente, se si fosse rubato sul metrò, i cittadini alerebbero almeno il metrò. Mentre qui si sarebbe rubato addirittura sui passaggi di proprietà...-. Lo scandalo nasce dalla paralisi, dunque? «La crisi di Torino è quella di tutta l'Italia. Ma qui è anche frutto di uno scollamento sotterraneo, all'origine c'è una certa concezione rigorista della maggioranza, una mancanza di adesione alle forze traenti della città, un puritanesimo sociologico di vecchia marca marxista, per cui la rendita, il profitto sono il diavolo-. La politica in sé è diventala cosa marcia? «Sono sempre stato contrario ad ammettere l'esistema di una classe politica, altre sono le classi! Ma da qualche tempo mi sto ricredendo. Esiste tutto un mondo, un ceto, una cultura dei politici italiani. Si è creata una convergenza di cultura e di linguaggio politico, non escludendo anche una convergenza di interessi. Oggi si investe "a ridosso" delle istituzioni, la politica è sempre più strettamente connessa all'economia-. Vuol dire che i politici non sono più semplici mediatori? -No, oggi non mediano più, si sono messi in proprio. La deformazione è diffusa dappertutto Lei lw scritto che il partito che dovrebbe subordinare gli direttore |individui a sé e se stesso allo Stato, finisce per fare il con-trario: e che i partiti tendono a governare non tanto il Paese, ma solo i propri rapporti, si esauriscono nel marcarsi a vicenda. Come se ne esce? -Solo trasformando le forze politiche da partiti di insediamenti in partiti di programma. Nessuno ormai può più dire "siamo noi ". "siamo diversi ", e per questo fidatevi. Temo die non contino più I blasoni sociològici e storici». Bisogna oltrepassare allora la questione morale? -Ritengo che essa debba diventare al più presto questione istituzionale, per superare la consociazione confusionale del potere. Occorrono Umiche diverse. credo anche dii'ersi sistemi elefiorali, c?ie consentano confronti chiari e scelte. Bisogna tagliarel dilemmi. Fin qui si è usata mollo la colla, mentre ci vogliono le forbici». Previsioni a breve per la città? 'Inimmaginabile una giunta senza Novelli, sarebbe ridicolo punirlo, è ancora un perno per l'amministrazione della città. Quanto al resto, compaiono dei paradossi. Personalmente mi fa molto ridere rigenerare inserendo i socialdemocratici, vincerebbe l'aritmetica, non la logica-. Si devono dimettere i sospetti? 'Fuor di dubbio, è questione di dignità e di rispetto per se stessi! Ma questo è un Paese senza orgoglio, infarcito di retorica pubblica-. L'opposizione ha le sue colpe? -L'opposizione non c'è, mai visto negli ultimi anni tanto consenso, da ogni versante. La maggioranza ha allentato la vigilanza. Aggiungiamoci l'ambizione senza orgoglio di certuni e si arriva allo zampinismo. questo a te,, questo all'altro, tra fiere da opera Balilla e stupidate tipo isola di Pasqua cammuffate da cultura. Lo scandalo non è scoppiato per caso. Succede, quando mancano le radici culturali, veniamo da una lunga tradizione italiana. Noi "ci facciamo carico", ci riempiono la bocca di "partecipazione", di "controlli dal basso". Parole, parole, cosa vogliono dire?-. Antonio De Vito

Persone citate: Antonio De Vito, Saverio Vertone

Luoghi citati: Italia, Torino