Confindustria tende la mano alle Coop anche se godono di «troppi privilegi»

Confindustria tende la mano alfe Coop anche se godono di «troppi privilegi » I «big» dell'industria privata a confronto con i vertici della Lega delle cooperative Confindustria tende la mano alfe Coop anche se godono di «troppi privilegi » DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BOLOGNA — Le industrie private e le cooperative hanno interessi comuni almeno su un paio di problemi: ottenere che si riduca lo spreco di risorse pubbliche nelle industrie a partecipazione statale, per destinarle a scopi produttivi sani: razionalizzare il mercato, chiedendo ai politici nazionali e locali norme chiare e non dispersive che evitino i privilegi e valgano correttamente per tutti. Esponenti della Confindustrla, guidati dal vicepresidente Walter Mandclll e dirigenti nazionali del movimento cooperativistico di tutti i partiti, dai comunisti ai repubblicani, sono giunti a questa positiva con clusione nel dibattito promosso dalla Fondazione Einaudi, rappresentata da Franco Mattei, in collaborazione con la Scuola di perfezionamento in scienze amministrative dell'università di Bologna, diretta da Rovere! Monaco. La convergenza tra imprese private e cooperative, anche se ancora parziale, è dovuta in prevalenza alla profonda revisione, anche ideologica, che sta avvenendo nel mondo della coopcrazione Mandclll lia ricordato che anni addietro una grande cooperativa di consumo si rivolgeva al pubblico con campagne pubblicitarie che avevano come slogan eentrale: «Noi non facciamo profitto!». Adesso il «profitto» non è più un termine ignobile o reazionario nemmeno per i cooperatori. Italico Santoro, vicepresidente nazionale della Lega delle cooperative, ha detto, senza reticenze e con orgoglio ■ manageriale: «Le cooperatine sono fonte di reddito e lo reinvestono più rapidamente delle aziende private». Inoltre le cooperative, come le stesse aziende private, respingono l'idea (che è pre valentemente dei politici) di poter essere chiamate «ad affrontare e risolvere problemi sociali- che non sono di loro pertinenza: per esempio, il salvataggio di aziende in fallì mento. Còme l'industria pri va la. hanno pesanti problemi di finanziamento: Santoro ha ricordato che su un fatturato globale annuo di circa 30 mila miliardi, conseguito dalle tre centrali della cooperazione nazionale, 1 finanziamenti messi a disposizione dalla «Copcr credito», attraverso la Banca Nazionale del Lavoro, sono appena di 156 miliardi all'anno. Le cooperative godono di privilegi di carattere tributario, previdenziale, negli appulti pubblici, ecc.? Walter Mandclll. nel suo intervento, ha citato tra l'altro i dati di uno studio preparato apposi - tanientc dalla Confindustrla •E' slato esaminato — ha detto—il bilancio di un'impresa operante in Emilia-Romagna, nel settore conserviero alimentare: un'impresa in buona salute che, con un fatturato netto di 15 miliardi, nel 1981 presentava un utile netto, dopo le imposte, di 773 milioni Applicando a questa impresa le sole agevolazioni previste per le cooperative dalla legislazione generale in materia di oneri finanziari, costo del ltM5m lavoro e contribuii, imposte e tasse, l'utile — ha affermato Mantieni — sarebbe sa/ito del 59 per cento, passando da 773 milioni a 1 miliardo 227 milioni». La critica della Confindustrla riguarda specialmente le cooperative di 'produzione e lavoro» che operano sul mercato delle slesse imprese privale. A giudizio dei cooperatori, I privilegi però non sono cosi rilevanti e compensano solo in parte i vincoli che la legge impone a loro, in parecchie materie, per cui l'Italia, nel cam¬ po della coopcrazione, è anco ra in notevole ritardo rispetto ni tedeschi, ai francesi agl'inglesi. Le cooircratlve, vero, non sono tenute all'applicazione dello statuto dei lavoratori nei confronti dei di pendenti che sono soci: «Però — ha detto Santoro — abbiamo ugualmente tutti i nostri guai nei rapporti con il sindacato». L'economista Carlo Scognamiglio, terzo relatore della giornata, ha rivolto al convegno una domanda provocatoria: »Nella situazione odierna è ancora valido il concetto di cooperativa?». Egli ha poi fornito alcune risposte. Le grandi imprese in Italia sono pochissime (appena un settimo di quelle tedesche e inglesi; un quarto di quelle francesi; un numero analogo a quelle bclghc). Inoltre, la gestione dei fattori della produzione (finanziamenti, intermediazione, costo del lavoro, ecc.) è ormai analoga per le imprese privale e le cooperative. .Quindi — ha concluso Scognamiglio — solo una categoria merita protezione e aiuto: non le cooperative; non le piccole, le medie o le grandi imprese: ma le imprese nascenti, siano esse aziende private o cooperative». Sergio Dcvccchi

Persone citate: Carlo Scognamiglio, Franco Mattei, Italico Santoro, Rovere, Santoro, Scognamiglio, Sergio Dcvccchi, Walter Mandclll

Luoghi citati: Bologna, Emilia, Italia, Romagna