L'Honduras non accetta il vertice con Managua Gli Usa isolati all'Onu

L'Honduras non mesetto il vortice con Managua Gli Usa isolati all'Uno Si estende la battaglia con i ribelli antisandinisti L'Honduras non mesetto il vortice con Managua Gli Usa isolati all'Uno DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Mentre nel Nicaragua i combattimenti si estendono e aumentano d'intensità, i tentativi del Consiglio di sicurezza dell'Onu di promuovere una mediazione della crisi si scontrano con gli Stati Uniti e l'Honduras. La superpotenza e il suo alleato, accusati ripetutamente dal regime sandinista di fomentare la guerriglia 'Controrivoluzionaria', insistono che la crisi è una questione interna nicaraguegna. Si dicono disposti ad accettare negoziati in un caso solo: che vengano messi sul tappeto, oltre ai fatti del Nicaragua, anche quelli del Salvador, e quindi sia posta sotto processo l'azione destabilizzatrice del regime sandinista nel vicino Paese. Alla proposta del governo di Managua di un vertice a due per dirimere i contrasti alle frontiere, Tegucigalpa ha risposto di no, controproponendo una conferenza regionale «dal Messico al Panama». La strategia degli Stati Uniti e dell'Honduras, legati a filo doppio in questa vicenda, è considerata una conferma della loro partecipazione indiretta alla guerriglia «contras». In un articolo da Washington il New York Times ha ieri sottolineato che il Dipartimento di Stato non ribatte alle accuse del Nicaragua, e che tale silenzio ha lo scopo di persuadere il regime sandinista del coinvolgimento americano, e quindi di spaventarlo e di costringerlo ad abbandonare ogni interferenza nel Salvador. L'Honduras è tenace Invece nel negarz ogni responsabilità: ma la presenza delle basi dei ribelli sul suo territorio è inconfutabile, anche se Tegucigalpa si è detta disposta a una verifica internazionale. Il governo honduregno ha stabilito di militarizzare il Paese e di collaborare con la Cia, nel timore di fare la fine dei Salvador. Nell'impasse del ' Consiglio di sicurezza dell'Onu, la guerriglia ha registrato in Nicaragua Tproyressi -sigrUfióaHivl. I combattimenti si sono accen¬ trati intorno a tre città: Rio Grande, presso i confini honduregni; Matagalpa, 150 km a Nord della capitale; e Fatima, presso la frontiera costaricana. Il governo nicaraguegno rivendica una serie di vittorie, ma la radio ribelle «15 Settembre' afferma il contrario: sostiene di aver distrutto anche un carro armato di fabbricazione sovietica e di aver fatto numerosi prigionieri. Secondo il Dipartimento di Stato, Rancho Grande, che conta circa 5 mila abitanti, è stata gravemente danneggiata dall'artiglieria antisandinista, ed è completamente circondata. Inoltre, da Fatima i ribelli sarebbero pronti ad avanzare verso l'interno capeggiati da Eden Pastora, il famoso 'Comandante Zero» della rivoluzione del 79, ora esule. Il Dipartimento di Stato afferma tuttavia che i combattimenti sono meno intensi di quanto il regime sandinista voglia far credere, e che la orl¬ si si aggraverà gradualmente nel prossimi mesi. L'atteggiamento degli Stati Uniti e dell'Honduras pare suscitare la riprovazione della maggior parte dei Paesi dell'Onu, anche se essa viene espressa in forma velata. La .Francia, per esempio, ha appoggiato la richiesta del Messico che «gli sponsorizza tori delle incursioni in Nicaragua» (non nominati) «si ritirino dalla pericolosa -impresa». L'Olanda, la Spagna e il Pakistan hanno parlato di Interferenze esterne, elogiando la proposta nicaraguegna di un vertice con l'Honduras. Durissimo è stato l'attacco sferrato aglt Usa dal ministro degli Esteri cubano Roa, che ha paragonato gli eventi di oggi allo sbarco organizzato dalla Cid alla Baia dei porci nel VI. A Roa ha risposto prima il collega honduregno Paz, il quale ha sostenuto che in Nicaragua «si confrontano le forze della democrazia e quelle della dittatura», poi quello del Salvador, Chavez Mena, il quale ha invitato l'Onu a non dimenticare «il complotto sandinista» contro il suo governo e «l'asservimento di Managua» a Mosca. L'Italia ha assunto una posizione intermedia, sollecitando la fine delle ostilità, ma inquadrando la vicenda nell'intero contesto centroamericano. L'ambasciatore La Rocca ha indicato che «una via d'uscita per una pacifica soluzione della crisi va cercata nel contesto negoziale regionale», e ha auspicato trattative «tra tutte le capitali interessate», sottolineando che «lo sviluppo democratico non è un concetto astratto... ma un processo che deve proporsi da un lato un effettivo pluralismo, dall'altro giustizia e progresso». L'Italia ha indirettamente chiesto che Stati Uniti e Unione Sovietica non interferiscano in Centro America quando ha posto in rilievo il fatto che listrno «ha il diritto e il dovere di trovare entro di sé la vìa d'uscita..: al di fuori delle tensioni Internazionali., e. c. 1

Persone citate: Chavez Mena, Comandante Zero, Eden Pastora, La Rocca