«Questo mestiere non è un affare» dice l'onorevole del suo lavoro di Ezio Mauro

«Questo mestiere non è un affare» dice l'onorevole del suo lavoro Il pozzo senza fondo, pieno di tentazioni, di una campagna elettorale «Questo mestiere non è un affare» dice l'onorevole del suo lavoro ROMA — E' l'ultimo, inatteso risultato dello scandalo di Torino: in gran fretta, ieri pomeriggio, un gruppo di deputati di diversi partiti ha raccolto le firme sotto un documento di allarme e di ribellione, che chiede per i parlamentari una dotazione di uffici, telefoni, documentazione, segretari. -.Chiediamo di poter fare il nostro lavoro in modo trasparente — dice 11 socialista Filippo Fiandrotti, uno dei primi firmatari —, occupandoci del collegio e degli elettori giorno per giorno, senza essere poi costretti, alla vigilia del voto, a precipitare nell'incubo di una campagna elettorale che finanziariamente rischia di diventare un posso senza fondo, immorale e pieno di tentazioni: CI voleva la «scossa» di Torino, per denunciare le «tentazioni» che circondano la vita di un deputato? «JVon esageriamo — risponde Luciano Faragutl, deputato de —, t'onda lunga di Torino non arriva certo fin qui. E tuttavia, è be¬ denaro, promesse, condizionamenti. Bisogna agire su questi due aspetti del problema». Ma come? •Intanto—spiega il liberale Alfredo Biondi, ministro con una lunga esperienza parlamentare alle spalle—bisogna ammettere senza demagogia e senza paura dell'impopolarità che il mestiere di deputato non i per nulla un affare, e quello di ministro, poi, lo è ancora meno. Con i suol tre milioni, te milioni e mezzo, il deputato — si dice — guadagna già troppo; ma andiamo a vedere quanto porta a casa un dirigente, o un consigliere di amministrazione di un ente pubblico. E poi, teniamo conto del costo di una vita in trasferta, con una segreteria al collegio, una a Roma, l'albergo, le spese postali, i mille incredibili obblighi a cui questo mestiere costringe, perché la campagna elettorale è in agguato dietro l'angolo, e non bisogna dimenticarsene: quindi si fanno regali, si va ai matrimoni, si pagano pranzi e cene, e alla fine del mese, in famiglia bisogna stare attenti alle spese, perchè la politica si è ingoiato tutto». •Soprattutto per noi, che lasciamo al partito la metà degli introiti, non c'è da scialare — dice Rosalba Molineri, deputato comunista —. Roma, per un parlamentare, è carissima, la Camera, diero la facciata austera, è piena di gente che divide in tre un appartamento, scende in pensioni (che costano comunque non meno di 28 mila lire a notte) riduce all'osso la presenza a Roma, non più di due giorni la settimana: In piti, per tutti i deputati — ad eccezione forse del comunisti — c'è l'appuntamento con una campagna elettorale che si è ormai trasformata In una macchina mangiasoldi, ed è dunque il momento delle «tentazioni». •Diciamo la verità — ammette Raffaele Costa, sottosegretario liberale —: oggi se non si spendono almeno dal 30 al SO milioni si rinuncia in partenza ad essere ne correre al ripari finché si è in tempo. Tutti hanno il timore a dirlo a voce alta, ma la verità è amara: se non può contare sull'aiuto di qualche struttura organizzata, come la Coldirettl, o il sindacato, o l'Unione industriale, in campagna elettorale un parlamentare è come una foglia al vènto, e rischia di essere facilmente preda di qualche lobby, più o meno potente, che può scegliere di investire su di lui, sperando in qualche futuro beneficio: Un rischio molto grave, che può minare alla base il principio della rappresentanza, uno del cardini della democrazia parlamentare. .Eppure — dice Salvo Andò, deputato socialista — basta non chiudere gli occhi per vedere che questo pericolo esiste. Il nostro, è il Paese in cui i parlamentari sono pagati meno che tn tutte le democrazie occidentali. Ed è il Paese, nello stesso tempo, in cui è in vigore la caccia più scatenata alle preferenze, una caccia che troppo spesso costa rieletti. Il meccanismo è diventato infernale: E questi soldi, da dove arrivano? •Mutui, magari con due o tre banche», giura Fiandrotti. •Debiti, prestiti, cambiali», ammette Vito Napoli, deputato de della Calabria. Cosi, comincia la lunga rincorsa alle elezioni, preparata con le pratiche, i favori, il vecchio tradizionale clientelismo, che è ancora il più sicuro sistema di aggancio tra il parlamentare e il collegio. Due soli esempi: Vito Napoli ha nel Suo ufficio 8 mila pratiche aperte», da seguire; Fiandrotti (deputato di Torino), ne ha 1500. Ma il Parlamento non dà nessun aiuto, e nessuna assistenza'tecnica al deputato, per queste incombenze. Di qui la protesta. «In Germania, ci sono 5 funzionari per ogni deputato, in Francia 3, negli Usa ben 17 — dice Fiandrotti —. Da noi, niente. Come ufficio, ho una stanza nel palazzo di vicolo Valdtna, che in realtà mi serve per dormire, su una poltrona letto, e con il bagno in comune con altri undici deputati». •Non chiediamo nemmeno una lira in più — aggiunge Faragutl — vogliamo servizi per lavorare meglio, in modo che il lavoro di ogni giorno ci garantisca poi un risultato alle elezioni, senza essere costretti a spese folli». Ma tutto questo, basterà per vincere le «tentazioni»? Il ministro Pierluigi Romita, socialdemocratico, ha qualche dubbio. 'Bisogna stabilire un limite massimo alle spese elettorali, con controlli severissimi, e dure ammende per chi va °ltre- Ezio Mauro