La guerra stellare di Reagan di Giancarlo Masini

guerra stellare di Reagan , (Segue dalla 1 ' pagina) ne della luce attraverso un'emissione stimolata di radiazioni: cioè un raggio di luce coerente e polarizzata nella quale si può concentrare una grande quantità di energia. Oggi si parla della possibilità di un laser a fluoro e idrogeno che potrebbe concentrare nel suo raggio una potenza pari a ZOO miliardi di Watt. Questa, scaricata su qualsiasi materiale, lo vaporizzerebbe allis tante. L'arma a particelle nessuno ha ancora detto com'è fatta. Oli osservatori dicono che si tratta di un marchingegno ancora allo stadio iniziale di sviluppo. Sarebbe un ordigno capace di emettere un fascio di particelle atomiche o subnucleari neutre o cariche di elettricità accelerate a grande energia. Tali fasci dovrebbero essere in grado di distruggere qualsiasi obiettivo, missile o satellite che sia. Secondo Schawlow, un sistema a laser di grande potenza non può funzionare a notevole distanza da basi terrestri a causa delle interferenze e dell'assorbimento della radia¬ guerra stellare di Reagan zione da parte dell'atmosfera, mentre potrebbe agire nello spazio, dove i raggi sono liberi di fluire senza interferenze. Ma qui entra in gioco — ha detto ancora il Premio Nobel — la necessità di un grosso equipaggiamento per il rifornimento energetico. E ciò renderebbe il tutto molto vulnerabile. Per di più. i missili attaccanti potrebbero essere protetti da specchi e riflettere altrove i raggi per essi pericolosi, oppure potrebbero nascondersi sotto volute di fumo. Il laser per ora serve bene per guidare i missili e le bombe con estrema precisione, rendendo vane le contromisure elettroniche ma non come diretto raggio distruttore. Ci sono altri sistemi laser per la ricognizione e magari per impieghi in battaglia su obiettivi a breve distanza. «Io non posso sapere quali altri tipi di laser possono ave re sviluppato o possono avere in testa i tecnologi militari — ha proseguito Schawlow —, ma debbo anche dire che quando Inventammo il laser non si pensava certo che avrebbe potuto servire perfi¬ no per ridare la vista a chi ha la retina distaccata». Ma per quanto riguarda le guerre di tipo stellare, lo scienziato ritiene che almeno per ora si tratti di roba da fantascienza. Altri commenti analoghi sono venuti, sempre da Stanford, dal prof. Sydney Drell e dal prof. Wolfgang Panofsky. Il prof. Drell è un fisico considerato uno dei maggiori esperti nel settore del controllo delle armi. E' lui che condusse i primi studi sul missili MX e sui Mirv», cioè sui missili a testate multiple e a caduta indipendente. Drell ha parlato delle possibilità del sistemi antimissili funzionanti nello spazio che dovrebbero essere capaci di distruggere con fasci di radiazioni (laser o di altro genere) i rosei intercontinentali appena dopo il lóro lancio. Non bisogna dimenticare, ha detto, che essi potrebbero lanciare contro gli stessi sistemi spaziali vere e proprie mine cosmiche, e quindi questo tipo di tecnologie non gli sembra molto affidabile, ovvero non è d'accordo sull'indicazione del laser quale mezzo diretto distruttivo da un satellite verso imissili. Il prof. Panofsky, che è un esperto di fisica nucleare e dirige il grande acceleratore lineare di questo centro universitario, ha detto che certe speranze per i sistemi di difesa sofisticati nello spazio sono eccessive, ma ha puntualizzato però che anche quegli scienziati che hanno criticato il discorso del presidente Reagan hanno approvato e approvano lo sforzo dedicato a continuare le ricerche e gli sviluppi delle nuove tecnologie di difesa spaziale, se non altro «per prevenire sorprese da parte sovietica». Giancarlo Masini

Persone citate: Drell, Panofsky, Reagan, Stanford, Sydney Drell, Watt, Wolfgang Panofsky