Serra: svalutare la «lira verde» di Renzo Villare

Serra: svalutare la «lira verde» Dopo rallineamento nello Sme Serra: svalutare la «lira verde» Il riallineainento monetario nello Sme, deciso lunedi a Bruxelles (rivalutazione del marco del 5,5 per cento, svalutazione del 2J5 per cento per lira e franco francese), ha riproposto gravi problemi per l'agricoltura comunitaria, come accade ad ogni mutamento di parità nel «serpente». Mercoledì sera, dopo una serie di contrasti, la commissione Cee ha fissato il valore dei nuovi importi compensativi monetari (i cosiddetti «montanti compensativi»), un sistema di tasse e sovvenzioni applicato al commercio dei prodotti agricoli per compensare, appunto, gli effetti delle fluttuazioni monetarie e delle differenze tra i valori effettivi delle valute normali e quelli delle «monete verdi». Sul «riallineamento», il settimo dall'entrata in vigore dello Sme quattro anni fa, abbiamo sentito il presidente della (^nfagricoltura, Gian Domenico Serra. Gli agricoltori possono ritenersi soddisfatti della svalutazione detta lira, contenuta ne! 24 per cento? «Non si può mai essere soddisfatti di una svalutazione, che certo non risolve i problemi di fondo della crisi economica. E' una manovra a tempo che, se non seguita da adeguati comportamenti, risenta di riproporsi. Ma c'è dell'altro: quando si decide di svalutare lo si deve fare per tutti. Per l'agricoltura non è stato dato seguito all'aggiornamento della lira verde, creando i montanti compensativi monetari che assicurano vantaggi alle economie agricole più forti che continueranno ad esportare in Italia, ricevendo addirittura sovvenzioni». Quindi la richiesta di svalutazione della «lira verde» non è stata accolta? «Il differenziale d'inflazione di cui soffre l'economia italiana rispetto alla media Cee ha determinato le condizioni per il riallineamento dei cambi. La lira ha visto ridisegnato il pro¬ prio percorso, mentre non è stato ridisegnato quello del tasso verde che regola i no-' stri pagamenti nella Cee. Più che una richiesta doveva essere una logica conseguenza. Non lo è stata! C'è da chiedersi allora se aon si conoscono le condizioni con cui l'agricoltura è costretta a convivere: costi italiani che marciano con l'inflazione, prezzi determinati da Bruxelles sulla media dell'inflazione Cee, più bassa di 7 punti della nostra. In sostanza, il comportamento che subiamo sembra ignorare che l'agricoltura sopporta tutto il carico di quel differenziale d'inflazione che è stato all'origine dei provvedimenti di aggiustamento valutario». Quali conseguenze allora per gli scambi agricoli? «Risposta semplice. La mancata svalutazione della lira verde, che è un'incon-. gruenza economica, ci obbliga a subire le distorsioni fatte al mercato dai montanti compensativi monetari che funzionano, come si sa, da sovvenzioni all'export per le economie a moneta forte e incentivi all'import per quelle a moneta debole. L'Italia, che ha svalutato, vede quindi incoraggiate le importazioni alimentari dalla Germania, dall'Olanda, dalla Danimarca. E questi Paesi, a loro volta, vedono sovvenzionati i loro commerci agricoli con aiuti considerevoli: le carni tedesche, per esempio, sono agevolate per centinaia di lire il chilo». A chi la responsabilità di tutto questo? «Più che di responsabilità, parlerei di ritardo culturale. E' questo il padre di tutto. Si continua a non capire che l'agricoltura può essere la molla della ripresa, ma soprattutto l'unico strumento di sviluppo capace di frenare l'inflazione, poiché garantisce materia prima, quella che siamo costretti a importare. E con gli acquisti alimentari importiamo anche inflazione». Renzo Villare

Persone citate: Gian Domenico Serra

Luoghi citati: Bruxelles, Danimarca, Germania, Italia, Olanda