Oggi la morte del soldato comunicata ai commilitoni a Beirut di Alfredo Venturi

ri la morte del soldato comunicata al commilitoni a Beirut Commozione al comando del nostro contingente: «Vogliamo essere gli ultimi a lasciare il Libano» ri la morte del soldato comunicata al commilitoni a Beirut DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BEIRUT — L'accampamento del battaglione San Marco è a Sud-Ovest, lungo la strada litoranea che porta verso Ouzai e Khaldè. Tre^ edifici piuttosto malandati per evidenti cause di guerra, barricati da containers e trincee di sabbia, la bandiera della Marina che sventola su un ampio piazzale. E' qui che stamane di buon'ora gli uomini si schierano in assemblea: cosi i marinai chiamano l'adunata. Si schierano per sentirsi dire che *il nostro commilitone Filippo Montesi nell'adempimento del dovere ci ha lasciati-. E' probabile che a quell'ora «radio naja», come è chiamato il tamtam di caserma, abbia già diffuso la notizia. Nel pomeriggio di ieri i compagni di Montesi ancora non sapevano. «Mi raccomando, non ditelo agli uomini*, ripeteva il loro comandante, capitano di fregata Pierluigi Sambo. Li aveva riuniti poche ore prima, per informarli che secondo le notizie ricevute da Roma il ferito era stazionario, che Insomma si poteva sperare. «Lasciamoli tranquilli almeno oggi*, dice Sambò. Filippo Montesi apparteneva al gruppo operativo del San Marco. E' questa una unità scelta di fanti di Marina: deve il suo nome al fatto che durante la prima guerra mondiale, dopo Caporetto, difese Venezia dalla pressione austriaca. Con base a Brindisi, il battaglione contribuisce con trecento uomini al contingente italiano della Forza multinazionale. Altri quattrocento di questi nostri marines sono in patria: e fra i due gruppi c'è una continua osmosi. Formato soprattutto di giovani di leva, il battaglione vanta un addestramento particolarmente accurato. Il San Marco è sbarcato a Beirut sei mesi fa. L'uniforme di combattimento dei marò, il loro fazzoletto rosso e giallo, sono rapidamente diventati popolari. Rispetto allo scorso settembre la Forza si è rinnovata di circa un terzo. « Chiederemo che ci si eviti Vawicendamento — dice il comandante Sambo —: dopo quello che è successo vogliamo essere gli ultimi a lasciare questa terra e questa missione*. Pensa che gli uomini siano d'accordo con lei? «Al cento per cento*. Montesi, ci parli di Montesi. « Uno di noi*. All'ospedale militare, grandi tende bianche con la Croce Rossa, accanto all'accampamento dei bersaglieri del Bezzecca, il tenente colonnello Ignazio Satta, che comanda l'unità sanitaria, è sconvolto dalla notizia. La sua prima reazione: -Dopo tutto quello die abbiamo fatto*. E poi: «Non ditelo ai ragazzi*'. I ragazzi sono i suoi pazienti, fra 1 quali i marinai che erano accanto a Montesi, quella sera dannata, sulla camionetta presa di mira. Tranne Luigi Fiorella, che è all'ospedale Rizk. dove l'hanno operato, e dove 11 decorso postoperatorio viene definito «soddisfacente in rapporto all'entità delle lesioni*. Satta, chirurgo e urologo, primario all'ospedale militare di Cagliari, vide 1 feriti subito dopo l'agguato. «Montesi sulla macchina dava le spalle al bordo della strada, da dove sono partiti i colpi. Il proiettile ha fatto un percorso incredibile, )ia leso il midollo sema ledere le vertebre, poi ha proseguito verso l'alto fermandosi sotto il diaframma*. Vuole particolari che nessuno qui è in grado di dargli: «Complicanze postoperatorie, che tipo di complicarne?*. Ricorda che in Montesi, come in Fiorella, la paralisi gli segnalò immediatamente la lesione neurologica grave. Al comando del contingente, il generale Franco Angioni ha ricevuto la notizia per radio dallo stalo maggiore. Sarà lui, stamane, a fare al San Marco schierato in assemblea la comunicazione ufficiale di rito. Parla di amarezza, parla di rabbia. Montesi è 11 primo soldato della Forza multinazionale a morire ucciso. Ci fu già un morto, un marine americano, ma era saltato su una mina. Bisogna risalire agli Anni Sessanta per trovare altri militari italiani, al di fuori delle forze di polizia, uccisi. Fu a Cima Vallona, nell'inferno dell'Alto Adige. Toccò proprio alle unità paracadutlste d'assalvo, da cui proviene Angioni. Il generale parla ora di Fiorella. Parla del sottotenente Brugnoli, il giovanissimo ufficiale paracadutista che nello scontro con i terroristi ha perduto un piede: «Quel ragazzo vuole riprendere i lanci, pare che oggi con le protesi si facciano miracoli*. Alfredo Venturi

Luoghi citati: Beirut, Bezzecca, Brindisi, Cagliari, Caporetto, Libano, Roma, Venezia