Il vento di destra di Ferdinando Vegas
Il vento di destra Il vento di destra Il 'Vento di destra», come volevano le previsioni, è effettivamente soffiato in Finlandia, ma col solo risultato di scompigliare le posizioni della' destra stessa. Il partito conservatore, espressione della destra 'seria», è infatti il vero sconfitto di queste elesioni, anche se ha avuto un modesto aumento dello 0,50 per cento in percentuale, perdendo però due seggi al Parlamento; È rimasto quindi lontano da quel 26 per cento che l sondaggi d'opinione gli attribuivano, mettendolo circa alla pari con i socialdemocratici. Ha compiuto invece un'avanzata spettacolare, più che raddoppiando in percentuale e quasi triplicando in seggi, il partito rurale, esponente di una destra qualunquista, come si sono pure fatti avanti i 'Verdi», riuscendo a entrare per la prima volta in Parlamento con due seggi. Appare dunque evidente che a destra si è manifestato un forte senso di malcontento generico contro gli uomini politici, i .corrotti di Stato»; in particolare contro i conserva¬ tori, coinvolti in uno scandalo di tangenti relativo alla costruzione della metropolitana di Helsinki, città amministrata, appunto, dai conservatori Di qui il motto «I ladri in galera», sbandierato dal partito rurale. I voti raccolti da Questo partito, insomma, sono quelli venuti a mancare ai conservatori: voti significativi sul piano della protesta, ma inutilizzabili sul piano politico. Anche a sinistra si sono avuti spostamenti interni, però rispettando le previsioni. I socialdemocratici sono progrediti in percentuale (+ 2,7 per cento) ed in seggi (+ 6), consolidando cosi la propria posizione di partito di maggioranza relativa. Al contrarlo, i comunisti sono fortemente arretrati, scendendo dal 18 al 14 per cento e da 35 a 27 seggi. Pagano così il prezzo della lacerazione interna, tra l'ala maggioritaria 'revisionista» e l'ala minoritaria 'Stalinista». A completare il quadro, resta da segnalare la tenuta del Partito popolare svedese, il crollo dell'Unione cristiana e soprattutto il risultato non soddisfacente del centristi, con i quali si erano fusi i liberali. Tuttavia, nonostante la perdita di tre seggi (sui 41 che avevano insieme con i liberali), i centristi restano sempre — si passi il gioco di parole — al centro di qualsiasi possibile futura coalizione governativa. In linea teorica, si può ipotizzare tanto la riedizione della vecchia coalizione guidata dal socialdemocratico Sorsa, con la partecipazione dei centristi e degli svedesi, dopo l'estromissione, in dicembre, dei comunisti, quanto una nuova coalizione estesa sino a comprendere i conservatori, as- senti dal governo dal 1966. La prima disporrebbe della maggioranza di 106 seggi sui 200 del Parlamento, ma gli avversari potrebbero renderle la vita difficile, disponendo dei 67 voti costituzionalmente sufficienti a fare rinviare l'approvazione delle leggi. Nella sostanza, comunque, è del tutto improbabile che Sorsa, vincitore della sfida con i conservatori, voglia aprire ad essi; ha infatti dichiarato, più di una volta, che la cooperazione con i conservatori si potrebbe prospettare solo in caso di una profonda crisi nazionale o internazionale. La seconda eventualità è da escludere, almeno per quanto riguarda il cardine della politica estera finlandese, i rapporti con Mosca, mantenuti da Sorsa sulla linea di Kekkonen con pieno gradimento dei sovietici; e sarebbe veramente strano che Sorsa includesse nel governo i conservatori nel momento in cui ne esclude i comunisti. Sul piano interno, infine, la vecchia coalizione è in grado di continuare a controllare la crisi economica; mentre un'alleanza con i conservatori suonerebbe di sfida ai sindacati, il cui appoggio è indispensabile per la ripresa economica. Ferdinando Vegas
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