Il Libano ostenta ottimismo sul ritiro Marines sempre più irritati con Israele di Alfredo Venturi

Il Libano ostenta ottimismo sul ritiro Marines sempre più irritati con Israele Per Salam Reagan smuoverà Gerusalemme, il mediatore Usa è a Beirut con le ultime proposte Il Libano ostenta ottimismo sul ritiro Marines sempre più irritati con Israele DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BEIRUT — Israele prende tempo, chiede chiarimenti sulle nuove proposte americane, avverte che in ogni caso non muoverà le sue forze dal Libano fino a quando l'Olp non avrà liberato gli otto soldati israeliani che tiene prigionieri, e intanto il Libano ufficiale continua a manifestare ottimismo. Sembra di sentir riecheggiare una famosa battuta di Kissinger durante la guerra vietnamita («La pace è a portata di mano»); e naturalmente si spera che l'ottimismo libanese di oggi sia meglio fondato dell'ottimismo americano di allora, visto che dopo l'affermazione del segretario di Stato il conflitto conobbe una sanguinosa escalation. L'ottimismo libanese, apparentemente non scalfito dal nulla di fatto di ieri a Natanya, si fonda su una illimitata fiducia nella capacità americana di esercitare pressioni su Israele. Lo ha riaffermato ieri, prima ancora di conosce¬ re da Philip Habib, giunto in serata a Beirut, la risposta israeliana alle proposte Usa, l'ex primo ministro Saeb Salam, notabile musulmano di grande prestigio, capo della delegazione libanese ai recenti incontri di Washington. Che cosa dice Salam? Che gli israeliani a Washington si sono visti demolire la tesi secondo la quale se se ne vanno loro in Libano sarà il caos; che gli americani sono convinti al contrario che l'esercito libanese, con l'aiuto di una Forza multinazionale eventualmente potenziata, può benissimo controllare il territorio; che Reagan vuole sciogliere alla svelta questo nodo: «La politica americana ignora la retromarcia», gli ha detto 11 presidente. ' Per quante illazioni si facciano sul contenuto delle proposte Usa (pattuglie miste nel Sud, una commissione tripartita, diritto d'Israele a continuare la ricognizione aerea), riesce difficile immaginare che esse da sole possano smuovere l'intransigenza israeliana. Begin mira a ripetere con Gemayel 11 miracolo di Camp David; Gemayel sa che una pace separata isolerebbe questo pìccolo Paese dal mondo arabo, con conseguenze ben più gravi di quelle che toccarono all'Egitto. La carta più importante che Gemayel può gettare sul tavolo è l'appoggio americano. L'altro ieri il presidente è salito a bordo della Nimitz, che Incrocia a una trentina di miglia al largo di Beirut. La visita alla portaerei Usa ha provocato un certo malumore fra le altre componenti della forza, trascurate dal presidente: ma lo scopo è evidente. E' la sottolineatura, destinata a Israele, dei buoni rapporti fra la superpotenza occidentale e questo Paese minuscolo,1 Su questo sfondo, poi, c'è l'aspra polemica israelo-amerlcana scaturita dagli incidenti che si sono verificati fra le truppe dei due Paesi. Cominciò il generale Barrow, comandante il corpo dei marines; ha proseguito domenica, in un'intervista, il colonnello James Mead, che comanda il contingente. Gli americani dicono che le truppe israeliane mettono in pericolo le vite dei marines e dei civili con le loro dissennate ricognizioni a fuoco; che nelle posizioni del marines piovono proiettili di rimbalzo; che senbra che gli israeliani lo facciano appo¬ sta: arrivano perfino alla canzonatura. Questa situazione è legata al fatto che a settembre, quando sbarcò la Forza, Israele ottenne l'uso di una strada che, attraverso la periferia meridionale della città, permette al suol convogli di rifornire le posizioni avanzate nella zona di Aley. Ci sono altre strade che portano dal Sud ad Aley, ma poco sicure, soprattutto d'inverno. Cosi gli israeliani si sono messi a usare più di frequente questa strada urbana che passa accanto alle posizioni prima dei marines, poi degli italiani. Di qui gli incidenti, le pattuglie di Gerusalemme che premono al posti di blocco della Forza, e la crescente Irritazione americana, un motivo in più per invocare quello sgombero che risolverebbe il problema alla radice. Il maggiore William Grein, portavoce del contingente, quindi portato a misurare le parole, non ha dubbi: -Non è così che ci si comporta fra amici». Alfredo Venturi