A chi appartiene la Sindone?

A chi appartiene la Sindone? La questione è tornata d'attualità con la morte di Umberto A chi appartiene la Sindone? Fu donata ai Savola nel 1453 ■ Quando, nel '46, il «re di maggio» lasciò l'Italia, ne affidò la custodia all'arcivescovo di Torino - Qualcuno sostiene che è proprietà dello Stato poiché custodita nella >Ua del Guarirli, parte integrante del Palazzo Reale (che fu confiscato come bene dell'ex re) cappella TORINO — La morte di Umberto di Savola ripropone la Irrisolta querelle sulla legittima proprietà della Sindone, reliquia venerata come 11 •lenzuolo» In cui venne avvolto 11 corpo di Gesù deposto dalla Croce. A chi appartiene? Al Savola per asse ereditario? Allo Stato Italiano o alla Chiesa? Parecchi esperti di diritto ecclesiastico e internazionale hanno espresso pareri controversi II testamento dell'ex sovrano dovrebbe in parte sciogliere alcuni nodi o quanto meno rendere più facile la soluzione sulle pretese della custodia del prezioso ci¬ melio che oggi la scienza, sempre più autorevolmente, ritiene autentico. , La reliquia, trasferita dall'Oriente In Francia, fu donata esattamente 530 anni fa, il 22 marzo 1453, da Margherita di Charny al duca Ludovico di Savoia, figlio di Amedeo Vili. Nel 1506 papa Giulio II emetteva la bolla con cui ne Istituiva 11 culto pubblico e nel documento specificava che la festa della Sindone si celebra 11 4 maggio, mentre la cappella ducale poteva essere intitolata al Santo Sudario. Nel 157B Emanuele Filiberto decise di trasportarla da Chàmbéry dov'era custodita a Torino: lo fece per accorciare il viaggio di Carlo Borromeo, già In odore di santità, diretto In Savola per sciogliere un voto fatto durante la peste di Milano. La Sindone giunse a Torino nel settembre dello stesso anno. Nel 1694, il 1° giugno, fu trasferita nella splendida cappella del Ouarinl e l'antica collocazione è in un certo senso la causa principale dell'odierna disputa sul diritto di proprietà. Perché,'punto da tenere a mente, la cappella è parte di Palazzo Reale e l'edificio appartiene, dopo l'esilio dell'ultimo re, allo Stato Italiano. Fino al 1046 il sovrano regnante era l'esclusivo detentore delle tre chiavi con cui si apre l'Inferriata al di là della quale c'è l'urna con dentro la reliquia. Quando Umberto lasciò l'Italia affidò le chiavi al cappellani palatini nominando, In una lettera, custode della Sindone, l'arcivescovo protempore di Torino. In questa veste l'allora arcivescovo card. Fossati pretese e ottenne una delle chiavi. Risale a quegli anni la questione dell'appartenenza del Santo Sudarlo. Umberto di Savoia, sostengono in molti, avrebbe perduto 11 diritto di possesso lasciandola a Torino in un luogo poi requisito dallo Stato; nello stesso tempo la Sindone non è mal stata compresa nell'Inventario delle cose mobili passate dalla casa regnante alla presidenza della Repubblica Tuttavia l'ex sovrano vantò a lungo il diritto di possesso, tant'è che nel '61 per l'Anno Santo la Sindone non venne esposta al pubblico perché lo Stato non accettò che 11 permesso fosse subordinato alla «benevola concessione di S.M. Umberto II». Successivamente la chiesa torinese espose la Sindone con una formula di compromesso, previa cioè la tacita autorizzazione delle parti (Presidenza della Repubblica ed ex sovrano). E 11 Vaticano? Occorre premettere che fino a qualche anno fa nonostante gli fosse stata offerta ha sempre rifiutato di possedere la Sindone. E si capisce: accettandola ne avrebbe Implicitamente ammesso l'autenticità. Dopo le numerose attestazioni scientifiche la Chiesa di Roma ha cambiato atteggiamento, tanto è vero che dopo l'estensione torinese si era detta favorevole al suo trasferimento momentaneo negli Stati Uniti (Umberto era d'accordo), ma l'iniziativa fu bloccata proprio dallo Stato, che vanta come abbiamo sottolineatoli diritto di proprietà. La Sindone, si sa, è un lino che porta impressa la doppia immagine di un corpo crocifisso e martoriato dalle torture. Sottoposto ad attenti esami 11 reperto è ritenuto coevo a Cristo e numerosi studiosi escludono che le immagini siano opera di un falsario, pur non sapendo ancora spiegare l'origine della loro formazione. La Sindone, insomma, rimane un mistero mentre da sempre è oggetto di culto e di venerazione popolare. Pier Paolo Benedetto

Persone citate: Amedeo Vili, Carlo Borromeo, Charny, Emanuele Filiberto, Pier Paolo Benedetto, Santo Sudario, Umberto Ii