Serra, alla Scala la chiamano Callas

Serra, alla Scala la chiamano Callas Intervista con la cantante che ha trionfato nella «Lucia di Lammermoor» di Donizetti Serra, alla Scala la chiamano Callas Spiega così la sua eterna calma: «A Teheran ho imparato ad avvolgermi in sette paraventi» - L'insuccesso della prima? «Nervosismo» MILANO — Il tremendo loggione, pieno di vedovi Callas, l'ha consacrata: spellandosi le mani a furia di batterle, le ha urlato il nome delia divina. £ dire che Lucia era particolarmente difficile da riproporre, alla Scala, proprio perché era stata uno del trionfi maggiori del grande soprano. «Brava Luciana! », «Gallasi» gridano dall'alto mentre sul palcoscenico piovono maggi di fiori. La prima replica di Lucia è un'ovazione, un tripudio. Luciana Serra ringrazia con un inchino impeccabile quanto il sorriso. Al debutto è stata l'unica a salvarsi da proteste che, a torto o a ragione, avevano preso di mira un po' tutti. Con voce tranquilla, commenta: «A una "prima" si è sempre molto tesi; martedì probabilmente abbiamo iniziato lo spettacolo con nervosismo e ciò, forse, si è riversato un poco nel ritmo, nella resa. Venerdì sera invece eravamo più sciolti, e tutto è stato più facile». Come mai non aveva finora cantato alla Scala? Soave, risponde che «si, in passato c'erano stati contatti, ma ogni volta, sfortunatamente, le date non collimavano». fecondo lei è vero che nel mondo della Urica, specie a quanto si dice, italiana, prosperano ripicche e favoritismi, anche di tipo politico? Nemmeno questa volta si scompone e sorridendo afferma: «Personalmente non mi è capitato di imbattermi in simili contrarietà. Chi mi conosce (e ormai sono in tanti) lo sa: io prendo vado canto e torno. Mi interessa solo l'alta professionalità». Mai sofferto a causa di gelosie dell'ambiente? Un gesto sobrio della mano accompagna un'altra risposta serena: «Per la prima la maggior parte dei fiori che ho ricevuto proveniva da colleghi. E 1 mazzi erano cosi tanti che ho dovuto metterne metà in corridoio, fuori camerino. Anche venerdì mi sono giunti tanti omaggi, auguri, complimenti da parte di colleghi. Nel nostro ambiente, si racconta che quando arrivo lo le tensioni si placano. Se è vero è 11 migliore complimento». Luciana Serra spiega di avere Imparato I'autocontrol- lo a Teheran, «dove sono vis- ssutadalgennalo'69alnovem- bre'76. Gli orientall mi hanno lnsegnato ad awolgermi in sette paraventl, come, secon do un vecchio famoso detto, usano per il loro carattere». Nella capitale iraniana la Serra seguì il suo maestro Michele Casato, che si era trasferito nel locale Teatro dell'Opera in qualità di cantante insegnante e consulente artistico. «Abitavo in una piccola villa con giardino — ricorda — era una vita spensierata. Dovevo preoccuparmi solo di studiare. Entravo in teatro al mattino alle 9 e fra prove esercizi lezioni spettacoli ne uscivo a mezzanotte». Ha imparato l'arabo-tranlano tanto da parlarlo correntemente; aveva tanti amici «ma dopo le cose tremende che sono successe, ho preferito non informarmi sulla loro sorte; non vorrei avere brutte notizie». Da Teheran tornò «perché la preparazione era finita, n mio maestro mi disse che ero pronta per l'Europa, per tutti gli effetti e le sorprese che possono avvenire su un palcoscenico». Anche Michele Casato tornò in Italia, ma non ebbe tempo di assistere al trionfi della sua allieva: morì due anni or sono Improvvisamente a 59 anni. Prima di Teheran, la cantante aveva studiato a Genova, città nativa, dove tuttora abita, con l genitori. La mamma ha 77 anni il padre 85: «Fino a un mese fa almeno uno del due veniva regolarmente a vedere i miei spettacoli, in tutta Europa. Poi 11 papà è stato male, la mamma si è stancata. Per fortuna ora è migliorato, speriamo perciò di riprendere le nostre abitudini». Per sbrigare il lavoro di relazioni pubbliche, Luciana Serra è aiutato dalia sorella Marisa: «Non so come farei senza di lei». Limmaglne dell'affiatamento familiare collima perfettamente con ti modo di vivere: «Nel tempo libero sto con gli amici, vado in montagna, guardo i mobili antichi di cui sono appassionata. Un'esistenza tranquilla, senza sbalzi». / rapporti con la sua città? «La amo moltissimo e credo di essere ricambiata, viste le accoglienze tributatemi ne La sonnambula e in un con- ce^t0"• Ornella Bota uNrlnqnm Luciana Serra nella «Lucia»: vita privata molto tranquilla

Persone citate: Callas, Donizetti, Luciana Serra, Michele Casato

Luoghi citati: Europa, Genova, Italia, Milano, Teheran