Prima notte di quiete in Libano La diplomazia riprende l'iniziativa di Alfredo Venturi

Prima notte di quiete in Libano La diplomazia riprende l'iniziativa Dopo gli attentati dei giorni scorsi contro la Forza multinazionale di pace Prima notte di quiete in Libano La diplomazia riprende l'iniziativa Il comandante italiano ritiene probabile «una evoluzione politica» - In questo caso il nostro contingente sarebbe raddoppiato e gli verrebbero assegnati nuovi compiti • Il ministro libanese Salem: «Possibile un accordo entro 48 ore, se Israele risponderà in modo ragionevole alle proposte Usa» « Oggi la decisione di Begin DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BEIRUT — Una notte di quiete, finalmente, o quasi: nient'altro che qualche caricatore sgranato dalle sentinelle, in allerta costante davanti agli accampamenti e alle postazioni. Nessun attacco, nessun agguato, solo misteriose apparizioni nelle tenebre, ombre che rifiutano di dichiararsi, voci che non rispondono, pericoli potenziali che è necessario tenere a distanza. Quegli spari nel buio vogliono anche essere il segnale di una vigilanza strettissima, destinato ai recenti aggressori della Forza di pace. Notte tranquilla, dunque, e poi in mattinata una grossa bomba neutralizzata in tempo all'ambasciata libica: ma questa a Beirut è pura routine. Cosi torna in primo piano il quadro diplomatico, che pare in movimento dopo la recente iniziativa americana. Dopo avere separatamente incontrato a Washington i libanesi guidati dall'ex primo ministro Saeb Salem, e gli Israeliani guidati da Shamir, Shultz ha illustrato a quest'ultimo una nuova proposta. 81 tratterebbe di una formula per dare a Israele le garanzie che chiede nel Libano del Sud, senza per questo mortificare la sovranità libanese. Shamir è tornato in patria per riferire. Begin ha convocato per oggi il Consiglio dei ministri, che deciderà se accettare o meno. Domani sarebbe in programma a Natanya la ventitreesima sessione del negoziato tripartito 14bano-Usa-Israele; ma è prevedibile un rinvio per dar modo all'emissario speciale di Reagan per il Medio Oriente, Philip Habib. di sentire la risposta israeliana e riferirla ai libanesi. Qui si fa mostra di un certo ottimismo: .In coso di risposta ragionevole d'Israele alle proposte Usa, ha detto Saeb Salem, un accordo per il ritiro delle forse straniere dal Libano si potrebbe realizzare in 48 ore>. Abbiamo promesse scritte dei siriani e dei palestinesi, dicono 1 governanti di Beirut, se se ne va Israele ce ne andiamo anche noi. Non è la prima volta che si dà l'accordo per quasi fatto (•tutti a casa entro Natale', diceva Habib lo scorso ottobre): quindi una certa cautela è d'obbligo. La possibilità che si sblocchi questo negoziato, e che le truppe israeliane, siriane e palestinesi lascino il Paese, implica la possibilità che la forza multinazionale italo-franco-anglo-americana, oggi circa 5000 uomini, venga aumentata e assegnata anche a destinazioni fuori Beirut. Dopo avere incontrato a Londra 11 suo collega Francis Pym, il ministro libanese degli Esteri Salem ha dato atto al quattro Paesi della Forza di non essersi fatti impressionare dagli attacchi armati. Gli americani, dice Salem, sono pronti se occorre a rafforzare il loro contingente. • Un'evoluzione politica è possibile — dice il generale Franco Angioni. che comanda i 2037 militari italiani attualmente a Beirut—e implicherebbe un'evoluzione del contingente*. Quantitativa, certamente («si sente parlare di raddóppio», dice il generale), ma anche qualitativa. Dipenderebbe dal tipo di territorio che ci verrebbe assegnato e dalla natura dei compiti. Si andrà in montagna, sullo Chouf che vede sanguinosamente contrapposti, da sempre, le milizie druse e i cristiani del Kataeb? Del resto non sarebbe una novità la destinazione dei reparti italiani alle aree più difficili. 'Al nostro contingente a Beirut — dice Angioni — è toccato un settore piuttosto delicato: forse siamo più esposti di altri: I ragazzi sono in massima parte di leva, dice 11 comandante, anche se la proporzione di professionisti è maggiore della media; eppure hanno vissuto con grande serenità 11 loro battesimo del fuoco. E questo è importante in termini di immagine: •Chi voglia condurre azioni contro di noi sa che nei settori di nostra competenza non ci limiteremo a una difesa passiva». La difesa è anche attiva, e prevede che in caso di attacco piombino sul posto gli incursori della Folgore. Sono paracadutisti addestrati secondo le tecniche dei reparti d'assalto. Li comanda Marco Battolini, 11 capitano che martedì la sera dell'agguato ai marinai del San Marco, rimase fe rito dopo che 11 suo nucleo d'Incursori aveva ristabilito 11 contatto con 1 terroristi. Ieri Bartollnl ha ripreso servizio Alfredo Venturi