Berio e i suoi «Duetti», con violini e bambine di Massimo Mila

Berto e i suoi «Duetti», con violini e bambine Successo della singolare novità del compositore, in concerto all'Auditorium di Torino Berto e i suoi «Duetti», con violini e bambine TORINO — Un franco successo ha riscosso la singolare novità presentata da Luciano Berto nella seconda parte de\vsm3rcpncerto all'Auditorium? trentatré Duetti pehrHolinì, " eseguiti da dodici coppie di rtoiinistt, tra cui due bambine dì otto anni e altri giovanissimi, che si alzavano a turno qua e là sul palcoscenico e alla /ine si uniscono tutti insieme in un trascinante ostinato finale. Il complesso di due strumenti ad arco, che ha una storia breve ma illustre per i contributi di Mozart, di Bartók e di Kodàly, può sembrare disarmante per la sua semplicità, eppure offre un mare di.combinazioni stuzzicanti. Berto non se ne lascia sfuggire nessuna. Ognuno dei trentatré pezzi è intitolato a qualcuno: grandi compositori recenti, come Bartók che apre la raccolta, Strawinsky e Ghedini, o viventi come Boulez, Kagel, Pousseur, Globokari.esecutori, come Farulli, Panni, critici musicali come Pinzauti, D'Amico e lo scrivente, amici come Sanguinea, a cui sintitola il pezzo maggiore per durata e volume, che può essere usato per la chiusa. Ma non si pensi minimamente a «ritratti*. Sono doni, regali ad amici,.,qui va me* mentane amente il pensiero del .compositore,' e magari uno tira l'altro nella medesima giornata. Il soggetto dei brevi pezzi non è la psicologia del dedicatario. Argomenti sono le innumerevoli combinazioni di tecnica strumentale, l'inesauribile germinazione d'idee suggerite, provocate imperiosamente dalle risorse dello strumento e dai modi di suonarlo, con un'alimentazione melodica incessante che spesso si accende di colorito esotico, tra slavo e balcanico, con ventate quasi zingaresche di hora, ma appena appena allusive, a buon intenditor poche parole, con dilatazioni modali della melodia piene di sapore, con ogni sorta di spezie, di pungoli, di sollecitazioni e solletichi per l'orecchio, o meglio per l'intelligenza attraverso l'orecchio. Nella prima parte del programma, due pez¬ zi dai titoli misteriosi, che Berio ama accoppiare per l'analogia esteriore di struttura (un solista con orchestra da camera) e diversi invece.percarattereespressivo. lino,conJHono/orW^Ytihvtìfàfor Massimiliano Damerini), s'intitola Po'lnts on the curve to f ind... Berto dice che la parte pianistica «può essere intesa come una curva complessa, una linea continua e cangiante sulla quale gli altri strumenti si posano per interpretarne e svilupparne i caratteri armonici». Mi sembra illuminante la spiegazione d'un commentatore secondo il quale il pezzo è ispirato dalla intrinseca limitazione dello strumento a tastiera, cioè la sua scarsa capacità di prolungare e tenere il suono: di qui. tutto quel dinamismo ansioso di proliferazione dei suoni, come il dibattersi d'un nuotatore maldestro che moltiplica le bracciate per cercare di tenersi a galla. Un dram¬ ma intensissimo, tutto di suoni e, soprattutto, nel suono, che prende in maniera irresistibile l'ascoltatore. ■ ■ \ Meno facile pe,gejÉforec. le^JàgióviijCpm['positive del il ritomoxiegliSnovidonia, per violoncello e picèotó'oftthtytra.ìitìtolo fa 'pensare a un romanzo d'avventure, a Michele Btrogoff, ma Invece pare che snovldenla, in russo, siano semplicemente i sogni, le chimere, ed il pezzo è di natura tanto intima quanto estroversa e bruciante è la natura del pezzo precedente. ; Ma perché l sogni ritornino, e di dove, riesce, almeno a me, un po' difficile capire, so-, prdttuttoquando la voce dello strumento so-' Usta (Christopher Van Kampen) è molto tenue e mal si distingue dagli altri strumenti, tra i quali ci sonopure altri tre violoncelli. Tutti l pezzi sono stati applauditi da un pubblico scarso ma affascinato, specialmente dalla grande parata delle coppie di violini. Massimo Mila

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