Un'orchestra di 120 professori per uno spartito di pettegolezzi di Stefano Reggiani

Un'orchestra di 120 professori per uno spartito di pettegolezzi PRIME FILM: «Sciopèn» di Odorisio con Placido e la De Sio Un'orchestra di 120 professori per uno spartito di pettegolezzi Sciopèn di Luciano Odorisio, con Michele Placido. Giuliana De Sio, Adalberto Maria Merli, Tino Schirinei, Lino Traisi. Produzione italiana "a colori. Commedia. Leone d'oro dell'opera prima e seconda al Festival di Venezia. Cinema Arlecchino di Torino. Cinema Quirinale di Roma. Magari la differenza tra le ambizioni di un provinciale e quelle di un metropolitano (da tutte e due le parti infondate) sta nella grafia. Un vecchio compagno di scuola che pretendeva di fare il musicista resterà sempre per gli amici Sciopèn, detto con noncuranza come se Chopin non fosse mai esisti-' to. Perché in provincia si scrive come si parla, si portano le proprie debolezze con ostentazione, si è come si viene giudicati. Delicato assunto, fragile contorno di un luogo comune; e del resto il film di Odorisio è imbevuto (spesso piacevolmente) di questa ambiguità, tra nostalgia e durezza verso la provincia che resta un mondo mitico anche al negativo. Qui slamo a Chieti, tra partite al biliardo e chiacchiere di caffè, tra notabili di riguardo e sfaccendati in cerca di scandali. Un giorno gira la notizia che il Comune vuole ricostituire la famosa banda, il Grande concerto Città, di Chieti. Il più sicuro candidato alla direzione sembra Michele Placido, un maestro che dirige il coro a tempo perso; ma una malalingua. Tino Schirinzl. suggerisce che ci si potrebbe rivolgere ad Adalberto Maria Merli, musicista concittadino emigrato a Milano dove s'è fatto onore (tanto è vero che ha firmato la colonna sonora d'uno sceneggiato tv). E pensare che Giuliana De Sto è diventata l'amante di un avvocato lntrallazzone e potente per garantire la carriera del marito Michele Placido e la propria ascesa sociale. Niente, le chiacchiere girano. Merli a Milano sente odore di un buon posto ('Pensa, un'orchestra con centoventi elementi, roba da grande città*) e cala in patria. Schirinzl gongola, la gente sparla, i maggiorenti cercano di prendere tempo perché magari l'idea della banda non l'hanno mal avuta. Chi è più contento, chi sta meglio? Merli che torna a Milano in eterna lite con la Rai, Placido che resta ad. aspettare l'orchestra. Giuliana De Sio che fa l'amore in macchina? Odorisio ha scritto un racconto volontaristico, la sua provincia è calcolata negli effetti, c'è qualche'slabbratura televisiva nel ritmo. Però Sciopèn è l'opera di un professionista, di uno che crede ai personaggi e valuta le atmosfere. Queste doti erano già presenti nell'opera prima del quarantenne regista. Educatore autorizzato. qui si. rivelano In modo più furbesco. Per esempla nella scelta degli attori, tutte facce indovinate, tutte facce giuste che se andiamo a Chieti ci volteremo per strada a cercarle. Non solo è adatto Placido, che qui riesce persino a essere leggero e trasognato, ma anche 11 musicista Merli con l'andatura del cittadino che s'è fatto onore (e Invece mastica amaro), soprattutto va bene Giuliana De Sio; di rado s'è vista un'adultera di provincia più Intonata, bovarlstica e nervosamente consapevole del suo sorriso e dei suol »parttes*. Tra gli altri bravi comprimari stona solo Schirinzl perché il regista ha sbagliato là misura e ce ne propina una dose troppo forte. Anche le malelln gue, per fare effetto, vanno prese con cautela. Stefano Reggiani Giuliana De Sio: un'intonata adultera di provincia i

Luoghi citati: Chieti, Milano, Roma, Torino, Venezia