Tra amore e indifferenza

Tra amore e indifferenza Tra amore e indifferenza -Era la sua epoca splendcn-'. te, quando lo, giovanissimo, vidi Umberto qui a Torino — ricorda il pittore Enrico Paulucci —. Era bello, all'apparenza pieno di gioia, un uomo felice, un "principe azzurro". Il dolore di non poter tornare nella sua città doveva essere cocente. Il destino, oltre le leggi umane, glielo hanno impedito. Ma questa nostra città è molto cambiato da allora, è giustamente mutata, è progredita, e — specie in questi giorni— non ha certo l'aria festosa che forse lui ricordava. Forse avrebbe avuto una delusione*. Nel racconto del prof. Renato Benso che fu pediatra dei 'numerosi bambini di Casa Reale, a Sant'Anna di Valdteri e a San Rossore, Vallora principe Umberto era persona molto affabile, molto colta, con una memoria prodigiosa*. Afferma: 'Penso che non ab¬ bia potuto dimostrare qttali erano le sue capacità reali data la forte personalità del padre. Era adorato dal personale: il "principe" ricordava lutti, li salutava ad uno ad uno, li trattava con affetto*. Il prof. Francesco Cognasso, 97 anni, considerato lo sto-' rlco dei Savoia, ricorda con commozione ed elogi: «Fu sempre nobile e generoso; non ebbe mai parole nemiche o ostili contro coloro che lo combattevano. Amava l'Italia e dall'esilio veniva spesso ai suol confini, nelle cittadine della Provenza, per sentirsi più vicino alla sua terra*. Ma la storia ha anche giudizi meno accondiscendenti, nei confronti dell'ex re Umberto. Vinvenzo Modico, il •comandante Petrolio*, 1' divisione partigiana Garibaldi • E'morto un uomo, ma questo è il destino'di tutti noi. Io ero un piovane ufficiale di caval .'-ij- i'. —; ■» '. feria a Cavour, ma ho scelto la montagna, t partigiani, la Resistenza. Anche questo giovane principe avrebbe potuto scegliere l'Italia, gli italiani e la democrazia. Ma non l'ha fatto. E la conseguenza di questa sua mancata scelta ha pesato sulla lotta partigiana. Il mio capitano, ad esempio, era un monarchico; se il prin cipe fosse venuto in montagna con noi, anche lui sarebbe venuto. Questa è la sua grave colpa, colpe che pesano sulla monarchia. Questa è storia. L'ho vissuta in prima persona, cose che ci sono rimaste sulla pelle. Anche Mauri era un monarchico, ma non ha esitato a combattere, da partigiano, contro i tedeschi*. 'Ho l'impressione — commenta il prof. Narciso Nada, docente di Storia del Risorgi' mento — che eccetto i vecchi nobili legati a Casa Savoia, nessuno senta questa morte con *enttmen&\j>àrilcolari. Dal punto di vista-storico l'ex ré sembra aver lasciato poche tracce. I più anziani che abitano nel mio quartiere, Borgo Nuovo, se lo ricordano ancora, ma soltanto perché, oltre 50 anni fa, il giovane principe veniva a trovare una delle sue morose tn una villa*. Prima n\V.Avanti!-, edizione Piemonte, poi capocronl sta di «Ordine Nuovo- quotidiano, collaboratore di Gramsci, Andrea Vlglongo ricorda *il bell'uomo Umberto che si dava tante arie e mandava in sollucchero le donne*. Racconta: «Erano gli anni delle occupazioni delle fabbriche e gli operai torinesi erano tutti nipoti di vecchi piemontési un po' monarchici. Per il Piemonte Casa Savoia era una tradizione, quasi c'era una solidarietà tra questi re e il popolo, la gente sapeva che era un buon governo, onesto, e — direi — povero, senza molti mezzi. Poi la storia ha diviso il popolo dalla monarchia Aggiunge: -Umberto è stato vittima di suo padre, un uomo cocciuto. E suo padre e il fascismo si sono serviti di lui Lui, senea autentiche respon sabilità personali, obbediva Simonetta Conti

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