Il commiato da Pio XII

Il commiato da Pio XII Il commiato da Pio XII BARZINI ha scritto in un bellissimo articolo spiritosamente intitolato mll mio amico il Rem, che Umberto aveva fatto benissimo ad andare a nascondersi, essendo la serata rischiosa, in «una casa dove nessuno l'avrebbe cercato, la casa di un giornalista». Ma appunto perché l'ospite era un giornalista (allora vicedirettore del quotidiano II Tempo di Roma) a un certo punto, contro tutte le regole dell'etichetta dovette chiedere il permesso di andarsene in redazione, lasciando il re dove era, come se fosse un ospite non dt tanto riguardo. Dice però Barzini che precedenti non ce ne sono poiché nessun cortigiano è stato mai giornalista, né ha mai lavorato la notte e neppure costretto a tornare in ufficio dopo cena. In ogni modo: arrivato che fu in redazione, Barzini telefonò a casa la notizia che il governo aveva deciso di nominare De Gasperi capo dello Stato in sostituzione di Umberto. La telefonata la ricevette la signora Giannalisa perché l'apparecchio era in capo del letto. Senza dir nulla, passò il microfono al re. Umberto ascoltò senza dir natta, depose, il microfono, avvertì che andava a passare la notte in casa di altri amici (nell'appartamento dell'ingegner Corrado Ugnano, tn via Verona 3, dalle sarti di via Nomentana, in una zona signorile di Roma). La mattina dopo, alle sette, il ministro della real casa, Falcone Lucifero, fu chiamato al telefono da Umberto che lo incaricava di tutto predisporre per la partenza definitiva dall'Italia entro quel giorno stesso, e così poi accadde. Il re fu ancora tanto presente ai doveri della sua dignità da sentirsi in obbligo di render visita al Papa, suo predecessore in sovranità al Quirinale e poi, per così dire, suo augusto coinquilino nella città di Roma. Pio XII ricevette Umberto in udienza privata, lo trattenne a paterno colloquio per mezz'ora, poi ricevette l personaggi del seguito e a tutti importi, come di rito, la benedizione apostolica. Il re indossava l'uniforme di generale del regno d'Italia, e in Vaticano fu detto che il pronipote dell'usurpatore Vittorio Emanuele II era venuto per una visita di scuse che era stata differita per settantasei anni. Lasciando la Città del Vaticano sotto Varco del Sant'Uffizio l'automobile di Umberto passò attraverso una piccola folla che , applaudiva. Alcuni devoti inseguirono la macchina fin presso la galleria del Gianicolo, e quelli furono, proprio a ridosso delie mura vaticane, gli ultimi applausi tributati da Roma a un re d'Italia. : L'indomani, giovedì 13 giu¬ gno, festa del grande Sant'Antonio da Padova capace di ogni sorta di miracoli, Umberto finalmente lasciò l'Italia, essendo stata messa a punto l'organizzazione della sua partenza grazie agli accordi tra Falcone Lucifero e il governo. L'aria quel giorno era di scirocco e sull'aeroporto di Ciampino passavano nuvole basse gonfie di probabile pioggia imminente. Umberto comparve in abito borghese a doppiopetto, dt grisaglia, un poco stazionato. Mi parve che egli avesse i gesti timidi e impacciati di chi è commosso. A salutarlo c'era una cinquantina di persone che da lontano gridarono viva il re, e Umberto rispose togliendosi educatamente il cappello di feltro. In quel momento caddero i primi goccioloni d'acqua. Salito sull'aereo militare che gli era stato messo a dispostetene (dopo avere comunque evitato di salutare il. ministro dell'Aeronautica Mario Cevolotto venuto in. rappresentanza del governo) il re poggiò la fronte al vetro del finestrino, le eliche girarono, le ruote del carrello si mossero, l'apparecchio corse via sulla pista, si mise al ven: to, si sollevò. Un giro sul campo, dall'alto, e poi le nuvole sciroccali se lo presero in mezzo, se lo inghiottirono, se lo portarono via. Vittorio Gorreslo •

Persone citate: Barzini, De Gasperi, Falcone Lucifero, Mario Cevolotto, Pio Xii, Vittorio Emanuele Ii