La seduta più breve in piazza Castello

La seduta più breve in piazza Castello L'atto formale delle dimissioni La seduta più breve in piazza Castello Alle 1620 nel palazzo di piazza Castello II presidente Enrietti siede al tavolo attorniato da nove assessori superstiti, alle 16,30 cala il sipario davanti agli obiettivi dei fotografi e i cronisti che hanno ascoltato la breve dichiarazione chiudono i taccuini. Non restano che i convenevoli, le strette di mano di circostanza, la sosta obbligata per cercare di capire qualcosa di più. Tutti, presidente e assessori con parole diverse, ma con identica sostanza, ripetono le stesse cose: «Fiducia in una pronta soluzione della crisi» «Fiducia nell'operato della magistratura», «Adesso la palla passa ai partiti». I prossimi appuntamenti sono per la normale amministrazione, dalle agende vengono cancellate scadenze programmate da tempo. Si volta pagina, l'ha sottolineato Enrietti. Afa quale sarà il prossimo capitolo nessuno è in grado di dirlo. Lungo i corridói dai pavimenti in marmo intarsiato passano rapide le segretarie, nessuno ha voglia di sorridere,-è si capisce. Oli accenni agli assessori in manette cadono in un silenzio imbarazzato, al massimo c'è chi giura a voce bassa die sono vittime e non magliari. Moretti non s'è visto perché fuori campo per via della remissione della delega, di Franco Revelli capogruppo comunista si dice un gran bene, di Simonelli e Testa altrettanto. Sanlorenzo se la prende san i mass-media che sparano a zero sui vizi privati del notabili inquisiti, e nei rari commenti di tutti c'è la consapevolezza che la ferita è profonda. L'augurio è di chiudere in fretta ma ognuno sa che le cose andranno per le lunghe e che nei mesi prossimi parecchie zarte saranno rimescolate. Cosa significa questa attesa? Blocco dei grandi progetti, ritardi nelle realizzazioni, un colpo di freno che provoca una sbandata a cui nessuno era preparato. C'è chi si interroga, oggi che sono svanite le certezze, sugli eventuali ricambi. La domanda logica: «Ciò che abbiamo fatto fin'ora avrà ancora validità domani? I progetti impostati subiranno modifiche?». Insomma l'impressione è che il contraccolpo dell'inchiesta avrà pesanti ripercussioni sul destino amministrativo prossimo venturo del Piemonte. E poi c'è la consapevolezza espressa da chiunque si incontri che bisogna rifare i conti anche con l'elettorato, con l'opinione pubblica. Facile dire che le giunte non sono coinvolte, che i partiti nel loro complesso sono sani: sotto sotto si intuisce benissimo che lo strappo vero è tra la base e il Palazzo. «Qualunquismo» tuona Sanlorenzo: «Non si deve fare d'ogni erba un fascio». La mazzata non risparmia nessuno neppure quelli che mostrano le mani Ubere e le hanno sicuramente pulite. Il malessere è epidemico, pone tutti sulla difensiva, rende tutti avari di parole, la diffidenza più che la prudenza asciu.ga la cordialità di parecchi, siano uscieri o funzionari, segretarie o portieri. Da ieri, il giorno più corto della amministrazione regionale, il Palazzo è diventato davvero un'altra cosa. Pier Paolo Benedetto

Persone citate: Enrietti, Franco Revelli, Moretti, Pier Paolo Benedetto, Sanlorenzo, Simonelli, Testa

Luoghi citati: Piemonte