Managua, il tunnel del castrismo

Managua, il tunnel del castrismo i' A 3 anni dalla vittoria la rivoluzione sandinista in Nicaragua sta imboccando la strada della dittatura Managua, il tunnel del castrismo i' Sospese le libertà civili, razionati i generi alimentari, impedite le sette religiose: il capo della/Giunta giustifica la «libertad irrestrìcta» con le «manovre destabilizzanti» Usa - L'economia in mano a un direttorio «assediato» dai revanscisti di Somoza, dagli ex compagni del «Comandante Zero», dagli Indios Misquitos perseguitati e espulsi - La condanna della «Chiesa popolare» da parte del Papa accentua il confronto tra cattolicesimo e «revolución» - Aiuti militari dall'Est DI RITORNO DA MANAG u A — A quasi tre anni dalla caduta di Somoza, che cambiamenti ha portato l'esaltante rivoluzione sandinista? Si sono realizzate le promesse di libertad irrestrìcta (articolo 8 della Costituzione), pluralismo, non allineamento? Hanno dato 1 primi frutti le riforme economiche e sociali, dalla nazionalizzazione delle banche alla campagna contro l'analfabetismo? O come accadde a Cuba, è incominciato un processo involutivo destinato a sboccare in un'altra dittatura? E gli incidenti che dieci giorni fa turbarono la visita del Papa non sono che i sintomi di una profonda crisi? Da lontano, Washington risponde agli interrogativi con la ferrea certezza dell'ideologia. Per essa, la rivoluzione sandinista è stata tradita come quella bolscevica oltre mezzo secolo fa. Il Nicaragua è poco più che un trampolino di lancio del castrismo in Centro America, un braccio armato dell'Urss, la cinghia di trasmissione della guerriglia in Salvador. Washington non dialoga con Managua: la confronta apertamente, alimentandone l'opposizione esterna. In terra nicaraguense, tuttavia, sciogliere i quesiti appare meno semplice. Ancora disastrata da un terremoto di un decennio fa, la capitale oscilla anche fisicamente tra 11 passato e il futuro. La cattedrale non è stata riparata, e sulla sua facciata campeggia il ritratto di Sandino, stavolta sorretto, ci dicono, da scritte marxiste-lenlnlste. I giornali e le radio portano il bavaglio del censore, e la televisione è di proprietà statale, sicché, prima che mezzi di informazione, essi lo sembrano di propaganda. Ma continuano a esistere i partiti, i cui leaders sono stati presentati al Santo Padre, e si parla ancora di elezioni nell'85. Le risposte di Daniel Ortega Saavedra, il coordinatore della Giunta, sono ambigue. Da un anno, vige In Nicaragua la legge' di emergenza, che ha sospeso le libertà civili: c'è il razionamento degli alimentari e di alcune materie prime : e le chiese delle sette religiose Usa sono state chiuse con la forza. Ortega Saavedra giustifica questa condizione con l'instabilità causata -dalle manovre degli Stati Uniti.. .11 diritto al voto — egli proclama —, il modello dell'economia mista si concretano solo nella pace. Nói siamo minacciati alle frontiere dall'imperialismo yankee.. Il coordinatore ammonisce subito che qualsiasi tentativo d'invasione -fallirebbe, come a Cuba, atta Baia dei Porci nel 1961.. Allo stesso modo, 11 leader della rivoluzione sandinista non esce dall'equivoco sull'appoggio alla guerriglia in. Salvador. Sfida Washington a dimostrare che i ribelli salvadoregni abbiano a Managua il loro quartiere generale. Ma 113 marzo, alla vigilia della visita del Papa, alla folla radunata sulla Piazza 19 Luglio, egli ha dichiarato che «il Nicaragua non ritira la sua solidarietà ai guerriglieri, e che .l'internazionalismo non si piega.. I sandinistl paiono cosi sospesi tra il castrismo e la democrazia: legati alla seconda dall'eredità della lotta antisomozista, ma spinti al primo dalla logica del potere e dagli eventi esterni. La contraddizione attende di essere risolta nel dibattito segreto del direttorio militare, e innanzitutto della troika che la guida: Ortega, il fratello Humberto e il ministro degli Interni Thomas Borge. La dialettica non si preannuncia né facile né breve. Il Nicaragua è isolato per volontà statunitense al cospetto degli organismi finanziari internazionali. Per il 97 per cento, i suol 2 milioni e 700 mila abitanti sono cattolici, e la maggioranza non perdona al regime l'oltraggio fatto al Papa. Ai confini premono non solo 1 revanscisti di Somoza, ma anche gli ex compagni delusi, come Eden Pa stora. il famoso Comandante Zero. L'incertezza politica sfocia inevitabilmente nel disagio. Il sandlnismo ama sottolineare che metà dell'economia nicaraguense è sempre nelle mani, dei privati. Ma con la nazionalizzazione delle banche e del commercio estero, l'Industria, che vive dell'esportazione, si trova in balia del governo, a cui deve rivolgersi per ottenere credito e per poter vendere. Con la cosiddetta legge degli assenti, chi chiude un'impresa o interrompe un'attività per sei mesi se la vede confiscata. Lo stesso ac¬ cade con gli appartamenti e con le case. Particolarmente preso di mira è 11 latifondo agricolo, dove il campeslno reclama non soltanto lavoro, ma anche igiene, e dove le zone di frontiera pongono problemi di sicurezza. Cresce il potere sindacale, canalizzato tuttavia dal regime in organismi di supporto, sempre meno frazionati. Il dissenso è tollerato soltanto nella forma. I «persuasóri occulti», coloro che creano opinione sul .mass media., se non si allineano vengono intimiditi dalle .turbas., 1 gruppi giovanili di agitazione, o pestati da manipoli di picchiatori, come Horaclo Ruiz de La Prensa, 11 quotidiano che combatté contro Somoza, e Manuel Olron di Radio Amor e Mi preferida. Dove l'opposizione assume forma massiccia e organizzata, anche se istintiva, come per gli indios Misquitos, il regime non esita a reprimere. Deportati dalle loro terre, i Misquitos si sono rifugiati in Honduras, e partecipano a azioni di disturbo dall'altra parte del confine. Thomas Borge ammette appena che «l'errore è stato grave.. Il banco di prova del Nica¬ ragua rivoluzionario è rappresentato dal rapporti con la Chiesa. Lo slogan del regime riferisce che .entre Cristianismo y revolución no hay contradicion.. Esso vanta la presenza di alcuni preti nel governo, tra cui Miguel D'Escoto, 11 ministro degli Esteri, e Emesto Cardenal, 11 ministro della Cultura, «poeta, campeslno, escultor, sacerdote), come ha scritto la rivista spagnola Sabado Grafico. Ma l'arcivescovo di Managua Ovando Bravo, denigrato oggi come conservatore pur essendo stato uno dei protagonisti della reistenza antiso¬ mozista, accusa il direttorio militare di re interpretare il Vangelo in termini politici. □ Papa stesso ha bruscamente richiamato Cardenal. Palesi sono i segni di strumentalizzazione dei cattolici La teologia della liberazione predicata da numerosi centri, da quello Antonio Valdiviet» all'Istituto storico centroamericano, propugna la convergenza col marxismo. Nel suo insegnamento, il peccato è 11 capitalismo, ossia la struttura sociale ingiusta, e la salvezza è la lotta di classe e se necessario la rivoluzione armata. Ernesto Cardenal ha asserito che «per restare con Dio e con gli uomini il cristiano deve abbracciare Marx.: e 11 direttore del Centro Valdlvieso, Oriel Molina, ha indicato nel partito sandinista .il Mose inviato a guidare i nicaraguensi nella terra promessa., cioè verso 11 socialismo. Su queste basi, 11 regime costruisce la Chiesa .popular.. n confronto tra cattolicesimo e .revolución. è più vivo che mal nell'ambito scolastico. Si prepara una riforma che abolirebbe 1 .parallelismi, nell'insegnamento, sottraendolo di fatto alla Chiesa per consegnarlo alle migliala di cubani prestati da Castro. Le festività religiose assumono un aspetto preminentemente civile, come «il giorno del bambino», re dicembre, festa dell'Immacolata. Non c'è dubbio che se la Chiesa prevalesse, il regime potrebbe essere indotto a imboccare la terza via promessa al suol albori. Ma l'ombra degù Stati Uniti gli fornisce l'alibi per riarmarsi e per ricorrere all'Urea. Il Nicaragua visitato dal Papa ha 60 mila soldati, e spera di arrivare a 200 mila. Usa aerei e carri armati sovietici, tecnici e consiglieri tedesco-orientali e bulgari. SI fa costruire porti e aeroporti strategici che hanno un significato non nel contesto centroamericano ma in quello delle superpotenze. E' povero, ma riceve più aiuti per la militarizzazione che per lo sviluppo, lamentando di essere oggetto di discriminazione, non cerca perù il colloquio coi propri vicini. Ragioni obiettive hanno impedito ai sandinistl di attuare nei tre anni scarsi passati dalla loro storica vittoria il programma che aveva procurato loro 11 consenso non solo nazionale ma anche regionale e europeo. Ma col tempo, esso sembra allontanarsi. Il linguaggio della rivoluzione, che è sempre sintomatico del suo pensiero, non è più lo stesso: poggia sulla retorica e sulla tensione. «Patria o muerte., .Vinceremos., e richiami analoghi risuonano a L'Avana ormai da un quarto di secolo, senza che le moltitudini vi prestino più fede: quando si aprono le frontiere, anzi, é l'esodo. Ennio C aretto