Quel buco nel Muro di Berlino di Mario Ciriello

Quel buco nel Muro di Berlino UN CROCEVIA DI UOMINI, OGGETTI ANTICHI, CAVIALE E DROGHE Quel buco nel Muro di Berlino E' la stazione di Friedrichstrasse, nella zona Est, per la quale passano ogni giorno centomila pendolari - Molti di loro fanno acquisti nei quattro negozi che fruttano alle autorità comuniste centinaia di milioni di dollari - Ma a q*<esto piccolo contrabbando se ne aggiunge un altro più grave - Intanto transitano, verso Ovest, migliaia di fuggiaschi dal Terzo Mondo dal nostro inviato speciale Berlino — Ancor più delle altre città tedesche, Berlino è investita dalla marea di parole e immagini generata dai cinquantanni dell'ascesa di Hitler al potere. Libri, film, documentari, saggi, mostre, simposi: {Ironica star di un cabaret politico dice: «Lutero è furibondo. Ricorrono i cinquecento anni dalla sua nascita, esige delle proprie celebrazioni, ma Hitler è sempre sul proscenio». Eppure, il giudizio che più sosta nella memoria non è né su carta né su celluloide. E' sul Muro: «Auch fur diese Mauer danken wlr unse rem Adolf» (Anche per questo muro ringraziamo il nostro Adolfo). E' da vari anni che queste poche, anonime pennellate compendiano, con l'amaro humour berlinese, la tragedia tedesca: e mani solerti.le restaurano quando la sferza del tempo e del maltempo comincia a sbiadirle. Il tassista dice: «I russi hanno costruito 11 Muro, ma chi ha portato i russi qui? Chi 11 ha invitati si' no alla porta di Brandeburgo e oltre? Orofaz». Gròfaz: è un nomignolo che i libri di storia non ricordano. Cosi i berlinesi, sepolti sotto un oceano di macerie, chiamavano Hitler, Grófas, la caustica sigla di GrOsster Feldherr alter Zeiten, il più grande generale di tutti i tempi. C'è nell'aria una briosa vitalità che fa di Berlino Ovest non soltanto la città più. vivace della Germania, ma forse di tutta Europa: e non è affatto esagerato il paragone con New York, o meglio Manhattan. (Questo cronista che la vide nel '48, quando gli aerei anglo-americani, i Rosinenbomber, i bombardieri che portavano l'uva passa, cioè il cibo, salvarono la metropoli dai russi e dalla fame, rammenta uno spirito già diverso, più. Irrequieto e morda cedi quello che prevaleva nel resto della stordita Germania, Anno Zero). Tuttavia, non tutta Berlino è còsi, né potrebbe èsserlo.. Anche se canzonata^ la stòria,'vecchia e nuova, pesa su quest'isola. Grófaz ha lasciato il suo marchio, il vuoto, e in esso è sorta una città che non a torto romanzieri e registi considerano exeltlng. C'è di tutto, Kultur, politica, industria, sesso, laghi e boschi, la desolazione di Potsdamer Piate, la miglior orchestra del mondo, Ctieckpoint Charlie: il bello e il brutto, il bene e il male. Le ventotto miglia di Muro che divìdono le due Berlino sono una barriera mostruosa, ma non riescono a creare due città, qualcosa resta, nello spirito, dell'antica unità. E restano altresì singolari brecce fisiche, nodi paradossali, che aggiungono altre pagine tristi e liete. Andiamo a Friedrtchstrasse, non però a Checkpoint Charlie, bensì alla stazione. Una stazione triste, sporca, logora, con un'aria post bellica, con due sentinelle che, da una piattaforma sotto il tetto, tengono d'occhio i marciapiedi, con varie pupille elettroniche annidate qua e là. Siamo a Berlino Est. Prima del 13 agosto '61, quando il governo comunista decise di fermare con il cemento, il filo spinato, le mine e le mitragliatrici, un esodo che aveva privato la Deutsche Demokratische Republik di un sesto della sua. popolazione, prima di quel giorno la stazione era uno dei gangli dell'eccellente rete di trasporti pan-berlinese. Vi confluivano U-Bahn e S-Bahn. Un'isola Vi confluiscono tuttora, come spiega un funzionario,«non potevano costruire un muro sottoterra», ma anche la stazione, come Berlino Ovest stessa, si è trasformata in un'isola. Per chi non è avvezzo alle assurdità berlinesi, non è un meccanismo facile da afferrare. I convogli con-, tinuano a transitare (la VBahn è la sotterranea, la SBahn è un treno) e oltre centomila pendolari di Berlino Ovest attraversano Priedrichstrasse ogni giorno, provenienti da Ovest e diretti ad Est. Di questi centomila, seimila dna lasciano però le carrozze per cambiare linea: e moltissimi, se non t più, ne profittano per fare acquisti ai quattro duty-free shops aperti dalle autorità comuniste. Sono duty-free shops sciatti e modesti, ma quel po' che offrono costa assai menò che a Berlino Ovest Su una bottiglia di vodka russa si possono risparmiare tre dol- lari,- su una di cognac francese quattro; su una scatola di sigarette americane, quasi sette. Questo «buco nel muro; come lo chiamano qui, rappresentava in passato un cruccio tollerabile: ma il traffico ha assunto un volume inquietante. A Berlino Ovest si calcola che il governo della Germania Orientale raccolga sui 450 milioni di dollari l'anno dai suoi duty-f ree shops e che il grosso provenga dalla stazione di Friedrichstrasse. Ciò che l'i Est guadagna, l'Ovest perde perché il pendolare diventa in pratica un contrabbandiere. Controlli doganali? Non ve ne sono: e sarebbe comunque impossibile stabilire filtri minuziosi senza sconvolgere l'imponente e incessante movimento del passeggeri. (La sola Berlino Òvest et tuttora la più popolosa città detta Germania, cori Quasi due milioni di anime). SI Ùnta di fare qualcosa, di colpire alme-' no coloro che contrabbandano su vasta scala, per lucro. Funzionari della dogana occidentale salgono talvolta sui convogli, appena lasciano l'Est, e talvolta hanno sue-' cesso. Nell'82, venticinquemila persone furono multate per, «evasione fiscale; ma è una goccia nel mare. In una casa si sono trovate cinquemila bottiglie; In un'altra, pacchl dt sigarette. Provenienza: Friedrichstrasse. Ma la storia non finisce qui: e ci vorrebbe molto più spazio per narrarla. Prendiamo la S-Bahn dalla grande stazione dt Zoologischer Car-, ten, nell'Ovest, a pochi metri dalla Quinta Strada berlinese, la celebre KurfUrstendamm. Nessuno vuole tirare fuori i soldi, né Est né Ovest, e cosi la vecchia linea e i suoi trenini sono sempre più malandati. SI lascia la Berlino opulenta, si attraversa il verdissimo Tiergarten (scena degli ultimi combattimenti fra russi e disperate unità di SS. Non c'era rimasto nulla qui, neppure gli scheletri degli al-' beri, tagliati per riscaldarsi). E, dopo un paio di fermate, il paesaggio diventa bruscamente più severo e austero, si èneimt. Pro A Friedrichstrasse, si può cambiare treno, ma si può anche cambiare universo. SI superano allora t controlli della Germania Est: si pagano cinque marchi per il visto e altri 6,50 di pedaggio obbligatorio (in robusti marchi occidentali, ovviamente) e si è dall'" al tra parte: Due edifici colpiscono subito lo sguardo. Da un lato, un candido e affollato Mint Markt, con un tocco quasi californiano: dal¬ ' . l i ò ò l'altro, uno dei teatri più famosi del mondo, il Berllner Ensemble, di Bertolt Brecht. Una palazzina dt una tetrag-' gtne arcigna, soltanto le foto accanto all'Ingresso smorzano l'Immagine dt un fortilizio. Si recita Der ideine' Prinz di Antoìne de Saint-Exupéry. E' quando ci si accinge a rientrare a Ovest che si scopre l'altro flusso attraverso questo tbuco nel muro; un flusso non di merci, ma di uomini e donne. Dal subcontinente asiatico, dalle regioni più povere dell'Africa, dal Libano straziato, un torrente Incessante di creature scende a Berlino Est, dove annunciano di essere in transito per l'Ovest. Le autorità della Germania Orientale sono più che felici di avviare questi fuggiaschi dei Terzo Mondo verso la già affollata Berlino •capitalista*: vadano pure e additano loro Friedrichstrasse. A Berlino Ovest non vi sorto barriere, gli immigrati sbarcano dal treni, si disperdono, chiedono tosilo» e i più lo ottengono. Con /'«asilo» ottengono altresì un sussidio finanziario. Oltre seimila ne giunsero lo scorso anno, dei quali seicento soltanto furono allontanati. Venttcinquemlla *casi* si sono accumulati sulle scrivanie dell'amministrazione berlinese, non perché manchi la buona volontà, la città è tra le più generose e indulgenti al mondo, è parte della sua politica e della sua filosofia, ma perché chi riceve r~asilo~ e il sussidio viene assistito nella ricerca di un alloggio: e Berlino ne ha già abbastanza di problemi, scarseggiano le abitazioni, vi sono gli squatters, il bilancio comunale è puntellato dal governo di Bonn. Ben duecentoquaran- tottomila stranieri vivono a Berlino Ovest, il 12 per cento della popolazione. Dinanzi a un tale afflusso, la porta berlinese comincia a essere un po' meno aperta, il numero di coloro rispediti al luoghi d'origine continua a satire. Ma a Friedrichstrasse lo spettacolo resta impressionante. L'attesa è interminabile: da una parte, i cittadini della Ddr (Deutsche Demokratlsche Republik), quasi tutti anziani, perché sono i soli cut Berlino Est concede una certa libertà di movimento: dall'altra, glt stranieri. Uomini e donne dt ogni colore, valigie e fagotti, pellicciotti improvvisati, esotici passaporti. Nella sala della stazione convertita In posto di frontiera ti funzionarlo scruta a lungo t documenti, ma non ferma nessuno: e tutti lo sanno. Il controllo doganale è saltuario e, così, con frequenza sempre maggiore, giungono dall'Est non soltanto immigrati, ma anche oggetti dt antiquariato, icone ad esempio, carnale e droghe. E' uno dei tanti canali dell'eroina: Asia, Berlino Est, Berlino Ovest, Europa. Le quattro carrozze della S-Bahn dtventano adesso un piccolo convoglio cosmopolita, alla Graham Greene: poveracci del Terzo Mondo, turisti americani, pensionati tedeschi, studenti di molti Paesi, contrabbandieri. Una corsa di qualche minuto e si è a Berlino Ovest: e tutti si dissolvono nell'abbraccio della metropoli. Mario Ciriello Berlino Est. A una stazione della metropolitana, collegamento privilegiato tra le «due citta» divise dal Muro

Persone citate: Bertolt Brecht, Graham Greene, Hitler, Libri, Lutero, Mauer, Prinz