E la città si interroga con tanta malinconia di Renato Rizzo

E la città si interroga con tanta malinconia Sono trascorsi 8 giorni dalle prime avvisaglie della bufera che ha sconvolto la vita politica torinese: come reagisce l'uomo privato davanti alle drammatiche vicende del suo concittadino pubblico? E la città si interroga con tanta malinconia ^Dovrebbero metterla a mezz'asta, quella bandiera»: la frase, detta a bassa voce da un signore con i capelli bianchi, non viene raccolta da nessuna delle centinaia di persone che, in questa mattina feriale, scivolano sotto 11 portone di Palazzo Lascaris per andare ad assistere a quella che qualcuno ha definito 'lapiii drammatica seduta del Consiglio regionale da quando è stato istituito». Nelle tribune, mentre gli Interventi degli oratori si susseguono, c'è un silenzio da chiesa e sguardi dove si leggo apprensione e riprovazione. Soprattutto riprovazione. Fuori, nel bar, davanti ai giornalai, la gente pària con brutte parole di questo .squallido Watergate casereccio» giocato sotto 1 tavoli del bar-salotto dove si curavano le faccende piti segrete di partito o in quel ristorante dove •più che di primi e di secondi con contorno pare si discorresse di torte da dividere in eque porzioni». Brutte parole che disegnano amarezza, cinismo, qualunquismo anche, per una delle vicende più buie che Torino abbia vissuto'nella sua storia recente. La città sta vivendo un mese terribile. Mese in cui la ferocia d'una tragedia umana non ancora sbiadìta nel ricordo con le sue vittime innocenti nel rogo dello Statuto si è intersecata con una ridda di polemiche annidate nelle pieghe degli interventi di soccorso dipanatisi in quella domenica di neve per giungere, oggi, a questa bufera d'aria poco pulita che s'attorciglia attor-' no a presunti intrighi da basso impero. Un brutto pasticcio giudiziario di tangenti, compiacenti silenzi, compiaciuti discorsi, viaggi di studio oltre oceano che, forse, più che stages d'aggiornamento, erano una sorta di pellegrinaggio alla Mecca del dollaro. • L'intervento della magistratura sta riordinando il collage di questa storta: si dovranno scindere 1 fatti dalle voci, le cose concrete da quelle che fan solo polvere. Ma la città, come vive queste ore di tensione? Come reagisce alle notizie che,' quotidianamente, aggiungono legna al fuoco? Quali sentimenti prova osservando, ora che molte pareti sono cadute, certe stanze del «palazzo.? Parlando con la gente si coglie un atteggiamento che, se pur ha punte di partecipazione emotiva o di ostentato cinismo, ha generalmente subalpine radici cartesiane: «Se quei tali hanno sbagliato è 'giusto che paghino» è lo stereotipo delle risposte più consuete. Una sospensione di giudizio in attesa che chi è de¬ putato a decidere decida, ma non una mancanza di, giustificata curiosità: 1 giornalai affermano che 'questa storia "tira" quanto quella del calcio-scommesse». E c'è chi, come una signora che sta andando a fare spesa, osserva: •Incominciamo a distinguere: non parliamo genericamente di classe politica corrotta: parliamo piuttosto, di uomini dal comportamento, equivoco; in questa storia ci. sono rappresentanti di tutti i partiti. Il fatto che abbiano questa o quella tessera diventa marginale». v •E' il potere il vero colpevole — ribatte un uomo —. In. Italia certo potere non si può' gestire che con l'intrallazzo». Prima di andarsene aggiunge: •Torino ha dimostrato di non essere diversa, in questo senso; da nessun'altra città». E lo dice con un tono neutro dentro'cui non sai se cogliere una vena di delusione o una sorta di malcelato •mal comune mezzo gaudio». Eppure il rammarico che quest'intreccio d'assegni e simboli di partito sia successo proprio a Torino ha 1 suol visitatori: «Da Giolitti a cena gente — osserva qualcuno —; c'è lo stesso abisso che divide la Zecca di Stato da uno spacciatore di biglietti falsi. Una piccola soddisfazione rimane: qui, almeno pare, chi spaglia' paga; altrove, magari, l'intrallazzo si estende ad altri settori e tutto finisce sotto silenzio». \ L'Immagine di Quintino, Sella e del suo sigaro acqui-j stato In disdegno a quelli che; puntualmente, trovava in; omaggio sul proprio tavolo di lavoro, è stampata nella mente di molti con 1 colori «dell'antico rigore torinese»: 'Ma è inutile ricordare il passato ammonisce un insegnante in -pensione — pensiamo a rendere migliore il domani.. Frasi in cui l'ovvietà non sempre è banale e il cinismo non sempre gratuito: «Si, lo sappiamo che c'è burrasca in Comune e Regione — dicono due operai della Falcherà — Afa 12 vero problema, per noi, è più grave: manca il lavoro, ■ siamo in cassa integrazione. Certe polemiche ci passano soprala testa, altre realtà, Invece, toccano le tasche. Torino? E chi se ne frega di Torino. ié' e umiliata o disorientata. ': L'ha mai domandato nessuno-, a noi se'siamo umMiati o disorientati?». • . •Ma lo sa che i nomi di 'sfa, gente inquisitalo non li avevo mai sentiti? — confessa un negoziante ~% 'Sti Biffi OenMi, sti Artusi». Sghignazza. E dentro la sua risata breve c'è un lunghissimo, articolato,' l'impressionante discorso su Paese reale e Paese legale. Renato Rizzo Giovanni Astengo e Michele Moretti, socialisti, spiegano in aula la loro posizione Un pubblico folto e molto attento ha seguito I lavori del Consiglio regionale a Palazzo M l'i Massimo Locci alla caserma di Venaria per l'interrogatorio

Persone citate: Artusi, Giolitti, Giovanni Astengo, Lascaris, Locci, Michele Moretti, Sella

Luoghi citati: Italia, Mecca, Torino, Venaria