Magnelli come Kandinsky?
Magnelli come Kandinsky? A MILANO QUARANTATRE OPERE DEL GRANDE ASTRATTISTA Magnelli come Kandinsky? MILANO — La Galleria Lorenzelli. cui Alberto Magnelli fu legato negli ultimi quindici» anni di vita, dedica fino a fine marzo al maestro astrattista una ricca rassegna di 43 fra olii e collages: da una delle famose Pierres, del 1033, fino a Déluge colore dipinto nel 1063, otto anni prima di morire, a Bellevue-sur-Selne, dove risiedeva dagli Anni 30, salvo il rifugio a Grasse durante la guerra in quel sodalizio, in fuga dai tedeschi, formato con Hans e Sophie Arp e Sonia Delaunay. Appare, questa, la migliore occasione per rivisitare Magnelli, dopo le due grandi rassegne del 1068. al Musée National d'Art Moderne di Parigi — di cui sono presenti due N capolavori, Polnt Fort del 1047 e Eléments groupés del 1063 — e alla Galleria d'Arte moderna di Torino, di cui ritornano qui otto opere del dopoguerra, e dopo che Origini dell'astrattismo in Palazzo Reale a Milano nel 1979 aveva presentato una notevole scel, ta della prima fase florenti' no-pariglna del 1914-'18, fra cubofuturismo e slntetlsmo espressivo (qui non rappre. sentita). Anche se vi è una qualche forzatura da parte di Marco Meneguzzo, nell'introduzione al catalogo, nel dichiarare Magnelli «il più grande astrattista italiano e, con Kandinsky, Il ptU grande di Parigi; è innegabile la gran de e varia originalità dei suol sviluppi non figurativi, dagli Anni 1930. in concomitanza con il coagulo parigino-europeo di «Abstractlon-Création». fino alle definitive formulazioni nel dopo guerra. Allora, a piti di sessantanni, il fiorentino Magnelli potè presentare i suoi crediti alla patria d'origine nella Biennale, del 1050. Era stato, in gioventù, e rimase un cultore della purezza plastica e ritmica dei suoi classici di tradizione, da Giotto a Piero della Francesca ('Sono grato a Piero: egli mi ha rivelato la composizione di una superficie, facendomi comprendere il gioco degli spazi vuoti e degli spazi plenU), il che piacque a Roberto LonghL Anche se conscio e sereno protagonista della grande avventura delle avanguardie storiche — Arp ricordava le tele di Magnelli «pure»et pleines de réaltté. Dans les années de ténèbres de 1941 et 1942 la réalltéde la beante fut là seule consolatlon de notre petit cervie à Grasse...' — fu forse questa coscienza classica, allena da surrealismi e metafisiche quanto da cerebralismi, a porre l'opera di Ma¬ gnelli in una posizione «trasversale», come era di moda., dire qualche anno fa, rispetto alle varie forme di astrazione, da quella espressionista a quella logico-geometrica. Si veda il bellissimo esemplare di Pierres: la materia di terragno bruno-arancio, di biacca, di sontuoso bili notturno, intrisa e impastata nella trama grossa di iuta sovrapposta alla tela, propone e conserva la concretezza delle cave di Carrara, la cui visita aveva persuaso 11 pittore a riprendere in modi nuovi il discorso già sperimentato negli anni della prima guerra mondiale. Sebbene le Pierres e i successivi collages (due in mostra, del 1036 e del 1942) presentino . qualche esteriore tangenza con la fase «cosmica» surreale di Prampollni, in realtà ciò che emerge è la qualità e la concreta sostanza intrinseca del rapporto fra forme conchiuse, superile! e materie variamente elaborate (dalla stesura uniforme alla granitura alle vibrazioni tonali), spazi cromatici. Per questo, più che con gli astrattisti ortodossi, opere fra 1937 e 1938 come Vovage, Un peu rouge. Ensemble chaud, Comparatson sono comparabili con quelle di solitari tedeschi, clandestini in patria, come Win ter e Baumeister. Lo stesso può dirsi nei confronti con gli astrattisti italiani fra Como e Milano, al quali il «Milione» nel 1938 aveva presentato Magnelli in compagnia di Kandinsky, Arp. Domerà: anche qui, le affinità elettive sono con le ricerche plastico-cromatiche di Melotti e Fontana e le autonome elaborazioni pittoriche di Bogliardi, della Badiali. deUa Lazzari. E', questa di Magnelli, un'autonomia proiettata verso 11 futuro del secondo dopoguerra, una sorta di «trans-astrazione». Dopo il 1045, fisi' camente scomparsi 1 grandi prototipi, da Kandinsky a Monchian, da Delaunay a Malevich (ed ha la nobiltà del colloquio fra testimoni superstiti 11 legame di amicizia con Arp), la pittura di Magnelli diviene un solido classico punto di riferimento per la forma «concreta» nei confronti del l'informalità espressionista ed emozionale. In prospettiva ormai storica, tale punto di riferimento non vale solo per fenomeni come il Mac Italia no, ma si estende anche alle •forme primarie» della grande astrazione statunitense. E' la parte prevalente nella mostra milanese, e testimonia la centralità, ancora oggi, dell espei-lenza di Magnelli Marco Rosei
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