Assenteisti per i funerali d'un boss dicono: «Fu solo pietà cristiana » di Franco Giliberto

Assenteisti per i funerali d'un boss dicono; «Fu solo pietà cristiana » Iniziato a Caltariissetta un processo originato da un corteo funebre Assenteisti per i funerali d'un boss dicono; «Fu solo pietà cristiana » Cinquantadue cittadini di Riesi sono accusati di aver disertato vari Enti pubblici per partecipare alle esequie del mafioso Beppe Di Cristina - Alla sbarra professori, medici e impiegati comunali - La sentenza il 16 marzo DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CALTANISSETTA — «Nessuno può negare un bicchiere adacqua a un vivo e nessuno può rifiutare una preghiera a un morto». Ieri aleggiava questo vecchio proverbio siciliano nell'aula del tribunale di Caltariissetta: quasi fosse la parola d'ordine scelta dal folto gruppo di avvocati che tutelano 52 cittadini di Riesi, messi tutti assieme alla sbarra per aver partecipato al funerale di un mafioso, assentandosi dal lavoro. Bacio le mani — Parola d'ordine, ma anche sintesi estrema della tesi difensiva comune. I 52 imputati — impiegati e professionisti — devono rispondere di interruzione di pubblico servizio per essere andati in massa a riverire il feretro del -passo da novanta» Beppe Di Cristina. «Però erano mossi da pietà cristiana, non dalla volontà di aderire alla cultura mafiosa», tuonava un difensore. «Parole sante avvocato. Bacio le mani...», lo salutava sottovoce il parente di un imputato dal settore riservato al pubblico. L'antefatto — Beppe Di Cristina, rampollo di una potente famiglia di Riesi, fu ucciso dai sicari dei suol rivali a Palermo il 30 maggio 1978. Considerato un capo mafia, sospettato di vari omicidi, grande elettore dell'on. democristiano Calogero Volpe, implicato nella sparizione del giornalista Mauro De Mauro e nell'uccisione In ospedale di un albergatore (1 quattro killer entrarono travestiti da medici), confinato a Ciriè negli Anni 70 dopo 11 processone ai 114 della «Nuova mafia», era sempre tornato libero a casa. Nessun giudice era riuscito a incastrarlo definitivamente. Il giorno del suo funerale a Riesi c'erano per strada 10 mila persone a piangerlo, Assenteisti — Abbandonarono il posto di lavoro, per le esequie che si svolsero intorno a mezzogiorno, uscieri, insegnanti, netturbini, cantonieri, medici, impiegati postali. Il liceo scientifico chiuse i battenti, il municipio si spopolò, gli uffici postali rimandarono al pomeriggio telegrammi e raccomandate, 1 negozianti abbassarono le saracinesche. Un magistrato, il dottor Leonardo Di Francesco, lesse pochi giorni dopo un'interpellanza del sociali- sta Frasca e dei demoproletari Piti to e Gorla rivolta al ministro deila Pubblica Istruzione. Curiosità — I tre deputati denunciavano la presenza di un alto funzionario del Provveditorato agli studi di Caltanisetta al funerali del boss mafioso. «Perbacco, qui si denuncia pubblicamente il dottor Salvatore Centorbi, che è anche segretario provinciale del psi di Caltariissetta. Sono curioso di vedere quale fondamento ha questa interpellan¬ za», aveva commentato il dottor Di Francesco. Fece svolgere indagini. Furono individuate altre 51persone le quali, come Centorbi, erano andate al funerale, disertando vari enti pubblici. Morale e codice — «Quei 52 individui sono gli attuali imputati — dice l'avv. Michele Vizzinl, anch'egli socialista, che difende un preside e un cantoniere dell'Anas — processati a 5 anni dall'episodio. Che dire? Da un punto dt vista morale il comportamento di tante persone è stato più che riprovevole. In questi casi — a meno che non si sia parenti stretti del morto — bisogna avere il coraggio di una scelta civile: non andare ai funerali di un mafioso. Bell'insegnamento, poniamo, per del giovani: un liceo chiuso in omaggio a un boss di cui avevano parlato sema benevolenza tutti i giornali d'Italia! Dal punto di vista giuridico, invece, forse il reato non è cosi chiaro e sicuro come ha voluto Indicare il giudice che ha firmato i rinvìi a giudizio. Ne discuteremo: . Pericolo — «C'è il pericolo — aggiunge l'avvocato Clau dio Maggio che con il collega Filippo Siciliano difende 35 cittadini di Riesi — che si voglia criminalizzare un'intera cittadina con questo processo. E per che cosa? Per un atto di pietà nei confronti di un morto ammassato?». Il pm del processo, dottor Riggio, pensa anch'egli che ■ «un bicchiere d'acqua a un vivo e una preghiera a un morto» non si possono comunque negare. Ma sostiene che la preghiera si può anche recitare in ufficio o a scuola, senza diventare assenteisti. Ha tuttavia chiesto l'amnistia per quasi tutti gli imputati, sostenendo la derubricazione del reato d'interruzione di pubblico servizio in quello più lieve di turbativa di pubblico servizio. Il processo è stato rinviato al 16 marzo. Franco Giliberto

Luoghi citati: Ciriè, Italia, Palermo, Riesi