Elegia per Cathy di Massimo Mila

Elegia per Cathy Elegia per Cathy Tanto repentina e crudele è la notizia della morte di Cathy, che fa misurare come In un lampo la grandezza della perdita che la musica subisce e ci fa sentire amaramente vergognosi per la meschinità con cui. nelle sue ultime apparizioni, stavamo magari ad origliare 1 danni che il tempo potesse avere cominciato a infliggere alla sua voce. Perché Cathy, che aveva una voce bellissima, calda, vellutata, con Inflessioni gravi d'una sensualità conturbante e con guizzi argentini d'estro spiritoso, non era solamente una Voce. Era probabilmente la cantante più intelligente che fosse mai apparsa sulla faccia della terra. Dotata di cultura classica, cantava agevolmente in dieci o dodici lingue, anche le più insolite, compreso naturalmente il natio armeno. 11 turco, 11 greco antico e moderno, l'ebraico, il russo e altre lingue slave. Ed era una grande musicista, come solo sa chi abbia avuto l'occasione di vederla dirigere, con assoluta professionalità di gesto e rara limpidezza di spiegazioni, le prove di qualche complesso strumentale impegnato nelle più astruse partiture. In lei aveva trovato piena espressione quella tendenza cosi pronunciata fra i compositori moderni, a creare la musica in stretta collaborazione coi meccanismi dell'esecuzione, si da lasciare alla col- laborazione dell'interprete un largo spazio creativo. Cathy era cosi diventata l'usignolo dell'avanguardia e il Berberian style, secondo la definizione coniata da Bortolotto, aveva nutrito larghissimi settori della musica vocale d'oggi, forse la totalità di quella che conta. Con quella sua voce- cosi bella, che si abbandonava distesa nell'amatissimo Monteverdi, Luciano Berlo, suo marito, aveva condotto gli stessi esperimenti stregoneschi che faceva col suono in sede di apparecchiature elettroniche: ma probabilmente era lei, con la sua carnevalesca inventiva d'ogni sorta di timbri, d'accenti, di storpiature e parodie vocali, con la sua esperienza d'ogni sorta di canti popolari, e di jazz e di rock e di punk, a suggerire «le nuove musiche» del giorno d'oggi. E a un certo punto non le era più bastato interpretare. Nemmeno interpretare tutto, da Bach a Strawinsky, da Purcell al Beatles, da Offenbach a Berg. S'era accorta che di quella sua voce soltanto lei conosceva a fondo le possibilità, e gli umori. E s'era scritto un pezzo, da sé e per sé. Salgo sulla scaletta della biblioteca, a cercare Stripsody nei piani alti degli scaffali, dove stanno ammucchiati in una parvenza d'ordine alfabetico i compositori della let¬ tera B. Eccola qui: Berberian, prima di Berg, di Berto e di Berlloz. B' un'edizione Peters, n. 66164: Stripsody, far solo voice. Peters, l'edizione del classici, augusta e .quasi scolastica con la sua copertina verdolina. Tutti dal più al meno abbiamo imparato a compitare 11 Schubert, Schumann e Chopln. Nelle pagine orizzontali, formato pianoforte a quattro mani, non ci sono pentagrammi, ma soltanto tre linee nei cui larghi spazi sono inserite figure e interiezioni da fumetto: ciaf ciaf ciaf chomp crump clap. La pagina due è tutta occupata da una frase scombiccherata in calli grafia puerile: You stupid hi- te come down out of that treet A pagina dieci una figurina indica che l'Interprete deve ficcarsi un pollice in bocca e con l'altra mano fare conca sull'orecchio. Totalmente ignaro di strips. quando l'avevo sentito per la prima volta senza anco-' ra avere visto lo spartito, non avevo capito niente, salvo l'acrobazia dello scilinguagnolo e la buffoneria pantomimica dell'esecuzione. Ecco, solo il volo di: it's a birdt No it's a piane/ No it's Superman! aveva fatto ridere anche me, con quel rotear d'occhi dietro l'aeroplano, perché mi ricordava «c'è dell'aria che vola!» nel' Falstaff. Ma la persona che mi stava accanto era un'esperta e m'aveva tutto spiegato, mettendomi addosso un desiderio enorme di risentire il pezzo, ora che sapevo di che si trattava. Il che avvenne, in segui-' to, fortunatamente; purtroppo una volta sola, perché di questo che avrebbe dovuto essere 11 sigillo, la sigla d'ogni suo concerto, Cathy, modesta e soprattutto insofferente di ripetersi, faceva parchissimo uso. Adesso questo pezzo unico al mondo non lo sentiremo mal più. Terrò ancora un poco l'Edltion Peters esposta nello studio o in salotto, chi viene a visitarmi si divertirà, per le figurine. Poi un bel giorno risalirò la scaletta metallica e lo riporrò lassù, nei piani alti dello scaffale, dopo le Cantate di Bach e prima di Berg, di Berlo e di Berlloz. Ed è una grossa parte della nostra vita che seppelliremo con te, cara Cathy. in quel loculo di legno. Massimo Mila Cathy Berberian: con Berlo, suo ex marito, è stata una protagonista della musica