Sulla scena la scure di Andropov di Fabio Galvano

Sulla scena la scure di Andropov CENSURA E RICHIAMO ALL'ORTODOSSIA PER IL TEATRO SOVIETICO Sulla scena la scure di Andropov Vietato al regista Ljubimov il «Boris Godunov» di Pushkin - Al bando i drammi intimi, che trascurano l'ideologia e la «pacifica politica estera dell'Urss» - Le ricette della «Pravda» e della «Literaturnaja Gazeta» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Il teatro sovietico è sotto accusa: troppo occidentalizzato, decadente e pervaso da fastidiosi fremiti liberali, deve tornare ai canoni del leninismo e del realismo socialista, all'esaltazione di -temi patriottici e rivoluzionari, ispirati all'internazionalismo socialista-. In breve, deve riconquistare il'suo ruolo di -educatore ideologico-, tralasciando quello -puramente spettacolare-. Così stabilisce un decreto del Comitato centrale, del quale ha dato notizia la Literaturnaja Gazeta. Il documento, 11 primo di questo genere nella gestione Andropov, formalmente si rivolge a un particolare teatro della capitale della Bielorussia, con precise istruzioni sul ruolo che il Comitato di partito dovrà svolgere nella scelta del repertorio artistico; in realta, e come tale lo presenta il giornale degli scrlttori'sovietici, è un editto applicabile a tutte le produzioni teatrali dell'Urss. E' anche la conferma di quanto la Moskovskaja Pravda aveva anticipato quasi un mese fa, lanciando lo stesso monito. La contemporanea ondata censoria, responsabile di avere bloccato piti di una rappresentazione sui palcoscenici della capitale, appare ora come la prova definitiva che la nuova leadership ha deciso di stringere i freni anche in questo delicato settore della cultura, che Jurij Andropov intende affossare il filone meno ortodosso del teatro sovietico prima che esso diventi una forza inarrestabile. •Sbagli e manchevolezze-, aveva scritto la Moskovskaja Pravda. emergono dal repertorio del trenta e più teatri moscoviti (36 mila spettatori al giorno); perché, se è vero che si assiste a una fioritura di giovani autori, è altrettanto vero che i loro lavori sono -sempre meno accettabili-: -Troppe manchevolezze ideologiche-, dice oggi il Comitato centrale. Chi si era illuso di scoprire in Andropov un illuminato patrono delle arti deve ricredersi: intensificata la repressione del libero pensiero politico e sociale, il nuovo Cremlino tenta ora di far tacere autori colpevoli di -soffermarsi troppo sui problemi dell'individuo o sui suoi drammi familiari-, di «concentrarsi sul lato negativo della vita-. -Generalmente, sottolineava l'accusa del giornale, l'antieroe è dipinto in tinte più forti e più nitide, appare molto più interessante dell'eroe positivo-. E questo è riprovevole, perché equivale alla «vittoria del male sullr. giustizia e sulla legge-. Bando ai drammi intimi e alle inutili elucubrazioni, a certe mode intellettuali che non sono proprie della natura sovietica: si dia invece più risalto, perché non sono in numero sufficiente, a quelle opere che -mostrano l'essenza dei processi innovativi, tanto so¬ ciali quanto economici, che si sviluppano nel Paese-. Lo spazio non manca: anzitutto perché -attendono ancora una realizzazione teatrale i problemi che il partito ha enunciato al Paese e al popolo durante i plenum del Comitato centrale svoltisi nel maggio e nel novembre scorsi-; e poi perché esiste, a sentire la Moskovskaja Pravda, una domanda obiettiva, tanto che opere teatrali di questo tipo appaiono simultaneamente in più di un teatro. Troppo scarsa è l'attenzione data dai palcoscenici moscoviti -alla vita internazionale, alla pacifica politica estera del nostro Paese, al movimento dei popoli che aspirano alla libertà e all'indipendenza-. Occorre riflettere, dice il Comitato centrale, -la lotta del partito comunista e dello Stato sovietico (...) contro la guerra nucleare; il ministero della Cultura organizzi il lavoro cercando di realizzare i prlncipii espressi da Andropov nel discorso per i 60 anni dell'Urss-. Nelle ultime settimane, i solerti censori del ministero hanno colpito a ripetizione il mondo teatrale di Mosca. -Niet-, hanno detto al dramma di NikolaJ Erdman / suicidi, e -niet- hanno ripetuto anche quando quel lavoro, proposto dal Teatr Satiry, è stato ripresentato con numerosi tagli. -Niet-, hanno detto al Teatr Mossovet. che intendeva mettere in scena la commedia // matrimonio in California. E -niet- hanno ripetuto a Jurij Ljubimov, il fondatore e direttore del Teatro Taganka, quando ha proposto il dramma di Pushkin Boris Godunov: già mille volte rappresentato in Urss, è ora giudicato troppo ardito a causa dei costumi degli attori (moderni oltre che antichi, spiega Ljubimov, -per dimostrare l'eternità di quel problema che è il potere-). Con questo non si deve credere che la permissività avesse preso piede sul palcoscenici di Mosca. Un rapido sguardo all'elenco degli spettacoli pubblicato quotidianamente da Vechernjaja Moskva (Mosca Sera) rivela un repertorio quanto mai stantio e conformista. Ci sono opere di contenuto politico-ideologico, quelle che piacciono tanto ai censori: Quattro volte la Francia di Mlsharin al Teatro Vachtangov e al Maloj Bronnoj, La legge dell'eternità di Dumbadze al Pushkin e al Teatro dell'Armata Sovietica, I rumori di SalynskiJ al Majakcvsklj. Resistono bene, anzi sono una valanga, i classici: Tre sorelle di Cechov è addirittura in tre teatri, e anche di ciò il potere sovietico si lamenta, perché quello è spazio rubato al drammi ideologici (tanto più che tutte e tre le produzioni sono .lontane dalla perfezione-). Ci sono anche opere classiche straniere, con Tennessee Williams in ben cinque teatri {-pensano che le ricchezze del teatro estero ven¬ gano soltanto da lui-). Nessuna nouvelle vague sovietica, salvo pochi titoli che tentano una misurata ma sempre pericolosa introspezione, quella appunto che viene oggi denunciata. Il richiamo all'ortodossia riguarda non solo i contenuti, ma anche 1 metodi. Riecco la Moskovskaja Pravda: se il teatro, come si sostiene, -deve svolgere un ruolo di primo plano nell'educazione ideologica ed estetica degli spettatori-, e se l'arte del teatro «é uno dei più importanti mezzi per l'educazione comunista dei lavoratori, un'arma sicura nella lotta ideologica contro il nemico-, allora bisogna far si che il teatro raggiunga le masse. E' giudicata -interessante- la creazione di piccoli palcoscenici sussidiari nel grandi teatri e di -filiali- periferiche, perché in questo modo si dà alla gioventù -la possibilità di creare spettacoli sperimentali- (ma in Urss sperimentalismo non significa liberalismo); ma è necessario fare di più, allargare quella pratica ai nuovi quartieri residenziali facendoli diventare -focolai dell'arte teatrale per la popolazione delle periferie che ha fame di cultura-, •SI deve fare di tutto — stabilisce la nuova normativa — perché l'arte teatrale serva sempre più attivamente allo studio della vita, regali al popolo sovietico una gioia estetica, lo ispiri a nuovi atti creativi in nome della gloria dei nostri ideali-. Fare di tutto, purché ci siano «eroi positivi» alle prese con la -costruzione del comunismo-, sorridenti ài -radioso sole dell'avvenire-. Sono le regole del realismo socialista; ma intanto anche il Boris Godunov, di un Pushkin qui considerato precursore di quella dottrina artistica, ne subisce i rigori. Fabio Galvano