La strabica «terza via» di Frane Barbieri

La strabica «terza via» La strabica «terza via» (Quando si tratta di un nuovo modello sociale lo sguardo gira verso l'Ovest, sul confronto strategico il punto di riferimento tende all'Est) DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANO — Armando Cossutta e Giancarlo Pajetta hanno tenuto ieri banco al Congresso di Milano. La penultima giornata era dunque quella più adatta per stabilire meglio dove si muove il pei in campo internazionale. Notavamo già che una parola era scomparsa dal gergo del pei: l'eurocomunismo. Non si trovava nella relazione di Berlinguer, non l'ha usata nessuno degli oratori (nemmeno Cossutta e Pajetta pur trattando la collocazione intercomunista del partito), non se ne incontra traccia nei documenti congressuali. Eppure, fino a poco tempo fa, quel termine serviva per esprimere un insieme di revisioni che hanno portato al distacco dei comunisti occidentali dalla matrice moscovita. Era un'espressione che suscitava irritazione tra i massimi ideologi del Cremlino, inclusi i due presenti a Milano, i quali si sforzavano di dimostrare che dietro alla scismatica parola non c'era alcun contenuto sostanziale o, se di contenuto nuovo si trattava, esso travalicava i confini dell'ortodossia comunista. Si tratta di un ripensamento o addirittura di un ripiegamento di Berlinguer? Un viaggio nel labirinto delle contorte espressioni berlingueriane non offre motivi validi per pensare ad un abbandono della posizione eurocomunista. Anzi, se l'abbandona, sembra che Berlinguer lo faccia per spingersi più in avanti: come se fosse diventato troppo restrittivo, lascia l'eurocomunismo per approdare ad un concetto più articolato di «eurosinistra» Esso si basa sui «molti punti in comune» nella ricerca svolta dal pei e dai partiti sociali sti. Berlinguer non si riferisce tanto a Craxi quanto alle grandi socialdemocrazie con le quali il pei sembra convergere in tre punti: la convinzione che la trasformazione in senso socialista deve avvenire entro il quadro della democrazia, il giudizio che i modelli delle società dell'Est non sono imitabili in Occidente, il riconoscimento, infine, «sempre più chiaro ed 'esplicito», che non sono percorribili nemmeno le tradizionali vie socialdemocratiche. Cercando di applicare in concreto i tre punti della nuova convergenza, tenendo pòi presente che il pei si proclama «parte integrante del movimento operaio dell'Europa occidentale» ma si rifiuta di partecipare alle conferenze dei soli comunisti della stessa area, diventa possibile intravedere le coordinate dell'«eurosinistra» tra Berlinguer, Palme e, in primo luogo, Brandt. 11 pei si allaccia in prospettiva alla Spd tedesca, puntando in una sua svolta radicale, a sinistra, dopo la crisi di identità socialista in cui era incorsa seguendo la linea realpragmatica di Schmid!. L'«eurosinistra» dovrebbe, nei disegni del pei, nascere dall'incontro storico tra comunisti e socinldcmo- cratici europei, dopo che ambedue i tronconi ex marxisti avranno compiuto la revisione dei propri errori storici. Come per dire: ritorniamo indietro o andiamo avanti constatando che fra Lenin e. Kautsky nessuno dei due aveva ragione. Cossutta coglie la deviazione del pei proprio in questi termini e ricorda che, se non si può giudicare l'esperienza socialdemocratica «ripetendo scolasticamente il giudizio di Lenin contro il rinnegato Kautsky», non si può, a maggior ragione, senza il pericolo di cessare di essere comunisti, adottare l'«ottica del vecchio Kautsky» nel giudicare l'Urss e i Paesi socialisti. Il contrasto fra i nuòvi Lenin e i nuovi Kautsky in seno al pei è emerso dal dibattito di ieri addirittura più esplicito di quanto trasparisse dalle discussioni precongressuali. Nella visione di Cossutta il socialismo è una piramide in espansione mondiale, la quale non può essere ulteriormente costruita se non usando le basi già edificate dall'Urss e dai Paesi socialisti esistenti. Senza il retroterra della potenza Urss il movimento comunista, secondo Cossutta, rimarrebbe senza radici, senza fiato e senza forza propulsiva. Nella visione «kautskyana» di Berlinguer invece quel retroterra ha perso la sua «spinta propulsiva» («giudizio svalutativo» dice Cossutta) e devia l'avanzata socialista imponendole la strategia di grande potenza dell'Urss. Proprio ieri, mentre il Congresso ricordava il centesimo anniversario della morte di Marx, facendo finta di scordarsi che coincide con i 30 anni dalla morte di Stalin, il grande georgiano (nascosto pur sempre mentalmente ira le file e anzitutto sugli alti spalti del Congresso) è rientrato nella sala, anche ideologicamente, tramite Cossutta: la prospettiva del socialismo si identifica con lo scontro fra. l'Est e l'Ovest. . —, Pajetta ha controbattuto questa visione manichea e semplicistica senza sostenere però quello che dalla relazione di Berlinguer sembrava trasparire, cioè che il socialismo all'Ovest, ormai, ha più prospettive staccandosi dall'Est «Non è davvero un Congresso di strappi», ha sostenuto Pajetta concludendo: «Bisogna tessere una più larga tela, altro che strappo!». La larga tela corrisponde all'ecumenismo pancomunista da sempre caldeggiato da Pajetta: senza rompere con Mosca, aggregare tutti i comunisti, socialisti, progressisti e i movimenti di liberazione. E sull'unico terreno di convergenza immediata preso in esame da Pajetta, l'effetto è risultato alquanto ambiguo e tutt'altro che uno sgancia mento decisivo da Mosca. Sugli euromissili la «tela» si allarga in primo luogo verso socialdemocratici tedeschi, mentre un. vero strappo si produce non solo verso Craxi ma anche verso i socialisti francesi dato che, dice Pajetta, «non comprendiamo come venga affrontato dal com pagno Mitterrand il problema dei missili». La «terza via» enunciata dal Congresso segue un tracciato tuttora piuttosto con traddittorio: quando si tratta della ricerca di un nuovo modello sociale, economico politico si sposta verso i valori occidentali, quando si trat ta del confronto strategico mondiate in atto prende una curvatura che la riporta sulle sponde orientali. < Frane Barbieri

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