Milano: Negri e altri 3 autonomi «escono» dal maxiprocesso Tobagi di Marzio Fabbri

Milano: Negri e altri 3 autonomi «escono» dal maxiprocesso Tobagi La decisione della Corte d'assise dopo quasi 5 ore di camera di Consiglio Milano: Negri e altri 3 autonomi «escono» dal maxiprocesso Tobagi La loro posizione è stata stralciata, ma gli atti non verranno unificati al dibattimento romano del «sette aprile» dove i 4 sono imputati - E' stata infatti respinta una eccezione di incompetenza territoriale DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MILANO — I giudici della Corte d'assise che conducono il processo contro 164 imputati per l'uccisione del giornalista Walter Tobagi, l'attività dell'autonomia operata e altri episodi criminosi hanno re spinto l'eccezione di incompetenza territoriale avanzata dal legali di Toni Negri. Pàolo Pozzi, Chicco Funaro, Franco Tommel sotto processo anche a Roma per il «caso 7 aprile». La difesa aveva sostenuto che tutto andava riunito davanti ai giudici della capitale che si occupano del reato più grave ('insurrezione armata contro t poteri dello Stato-) mentre da Milano ci si occupa solo di episodi minori. Poiché, però, i quattro non possono assistere al procedimento milanese (ha espressamente vietato il loro trasferimento il presidente dell'assise romana) la loro posizione è stata stralciata e per loro si celebrerà un processo a parte. La separazione degli atti e il rinviò a nuovo ruolo, facendo salva la competenza della Corte milanese, non riguarderà invece gli altri due imputati al processo romano del «sette aprile»: Gianfranco Pancino, che è latitante, verrà giudicato dalla Corte milanese, mentre l'imputato a piede libero Giovanni Caloria potrà, appunto per la sua posizione, decidere liberamente a quale dei due dibattimenti assistere. Per decidere sono state necessarie quasi cinque ore di riunione in camera di consiglio dopo che il rappresentante della accusa, Armando Spataro, aveva fatto proprio queste richieste. Rispondendo ai legali di Negri, Spataro ha difeso l'operato di questi anni della Procura milanese e ha duramente attaccato Negri e gli altri presunti capi dell'autonomia affermando che «si atteggiano a pittime» e ammonendo: -Sappiano Negli e gli altri che non tti'Mi WòoT'èòno stati'chiariti e finché non lo saranno questa Procura continuerà a indagare-. In realtà a questo aspetto strettamente processuale è stata dedicata una minima parte dell'udienza di ieri occupata quasi per intero (compreso un ritardo di due ore sul previsto orario d'inizio) dal problema delle perquisizioni cui vengono sottoposti detenuti e detenute all'uscita dal carcere prima di raggiungere l'aula bunker. Quando si attendeva ancora che la Corte entrasse si è avuta notizia di quanto stava avvenendo attraverso un colloquio tra detenuti in gabbia e parenti sulla tribuna. «Come mai non ci sono le ragazze?» è stato chiesto. E Luca Colombo, dalla gabbia 5 degli Irriducibili ha risposto: «Hanno accettato le perquisizioni ma rifiutano di fare le flessioni davanti alle vigilatrici perché la considerano una pratica umiliante». «E voi invece le fate?» è stato domandato a questo punto. «Questione di manganello' è stata la risposta. Il dialogo a distanza è proseguito: «Tutte le volte che venite al processo?». 'Anche dieci volte al giorno' ha concluso Colombo. Sedutosi al suo posto alle 11,35, il presidente della Corte d'assise. Antonino Cusumano, ha cercato di sfiorare solo l'argomento. *Mi riservo — ha detto — di provocare un incontro con tutte le autorità interessate per vedere se, senza violare leggi o regolamenti, ma interpretandoli in manie¬ ra umana è possibile rimuovere le cause che hanno provocato questo ritardo'. Ma l'avvocato Pelazza è entrato nel vivo del problema chiedendo che le detenute non presenti fossero dichiarate costrette a 'legittimo impedimento' e che l'udienza fosse rinviata in quanto le giovani avevano espresso l'intenzione di essere presenti. Secondo il legale, la cosiddetta 'perquisizione completa» è contraria alla legge e non contemplata In nessun regolamento oltre che contraria alla Costituzione perché 'afflittiva e.umiliante»; secondo lui, chi la applica sarebbe pas¬ sibile di denuncia per 'abuso di atti d'ufficio». Diversa, ovviamente, l'interpretazione data, per lettera, dal direttore del carcere, secondo cui le ragazze, avvisate che rifiutando la perquisizione «completa» non potevano lasciare San Vittore, avevano insistito nel rifiuto. Simile la tesi del pubblico ministero, secondo cui 1 giudici non possono interferire con i regolamenti carcerari anche se devono intervenire, per quanto in loro potere, per salvaguardare i diritti personali dei carcerati. Pertanto, ha chiesto che fosse dichiarata l'assenza volontaria delle imputate (di qui un piccolo battibecco con l'avvocato Agostino Vlviani) cosa che la Corte ha fatto. A questo punto lo stesso argomento è stato sollevato dagli imputati Alfieri, Alunni, Colómbo e Zanetti i quali hanno anche chiesto che sia loro concesso di indossare in udienza catenine, braccialetti e orologi. Hanno affermato che perquisizioni come quelle di San Vittore non vengono fatte in altre realtà carcerarle e hanno chiesto di poter portare dal carcere e nel carcere fogli con appunti sul processo. Il processo riprenderà il 14 marzo. Marzio Fabbri Milano. Corrado Alunni gesticola in aula durante la seconda udienza del maxi-processo che si svolge in questi giorni contro il terrorismo per l'assassinio del giornalista Walter Tobagi (Telfoto)

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