Catturati i profumi di Plinio di Giampaolo Dossena

Catturati i profumi di Plinio A LUGANO PRODIGI DELL'ARCHEOLOGIA SPERIMENTALE Catturati i profumi di Plinio DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE LUGANO — Ci son più banche a Lugano che negozi di tabacco cioccolata e orologi. Tutte le banche hanno vetrinette con tabelle del cambi valutari, panoplie di banconote esotiche, monete d'oro e piccoli lingotti. La Banca della Svizzera Italiana, sul.lungolago, ha più vetrtnette delle altre, e espone periodicamente oggetti curiosi, dalle vetrate araldiche del Settecento ticinese alle obbligazioni liberty. Oggi è la volta dt una mostra (aperta fino a metà marzo) dedicata alla 'Cosmesi nell'antichità», ma l'occasione è più importante del solito. Questa piccola esposizione equivale a una conferenza stampa in prima mondiale assoluta sulle scoperte di una scienza nuova. Si tratta di archeologia sperimentale. E' questa una disciplina abbastanza nuova, inventata dagli anglosassoni. Un archeologo sperimentale si pone domande bizzarre: quanto durava una capanna su palafitte? Quanto rendeva un campo coltivato a farro? E, per rispondere, l'archeologo sperimentale costruisce capanne su palafitte e coltiva l campi, usando solo attrezzi e ■ tecniche d'epoca. Archeologi sperimentali, tra l primi, furono gli uomini del Kon-Tiki, l'imbarcazione dt legno di balsa costrutta secondo il modello della zattera degli Incas, che nel 1947 riuscì a raggiungere la Polinesia partendo dalle coste del Cile. Ma gli archeologi sperimentali, oltre a simili ricerche «sui campo», fanno anche ricerche in laboratorio. Le fanno soprattutto gli italiani, in particolare ti professor Giuseppe Donato, già noto per un grande lavoro interdisciplinare sulle piante medicinali, compiuto in collaborazione con ti Centro di medicina tradizionale asiatica dell 'Ismeo. St è giunti recentemente a costituire un Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali, finanziato dal Consiglio nazionale delle ricercìie. St son tenute d'occhio certe scoperte archeologiche di tipo tradizionale. Per esemplo a Mangalia, in Romania, sulle rive del Mar Nero, si è trovato un sarcofago di età romana con residui di sostanze odorose. Era il sarcofago di una pitonessa, una sacerdotessaveggente. I profumi, si sa, erano anche strumenti di culto: si onoravano gli dei col fumo di Incenso, mirra e legni odorosi, «coi fumo», cioè per fumum, in latino. Di qui il francese parfum e ti nostro 'profumo». Legni odorosi Afa in concreto questi profumi com'erano? Che emozioni davano al naso? Che Impressione farebbero oggi? Il professor Donato, per primo, ha cercato dì rispondere. Con anni di pazienti ricerche ha studiato le ricette di profumi e unguenti tramandate da Plinto, da Dioscortda, da Isidoro di Slvtglia. In primo luogo ha cercato di Identificare gli Ingredienti. Scoperta base: utente è perduto. Tutte le essenze che usavano gli antichi crescono ancora, sulla vasta superficie del pianeta, anzi son tutte sostanze farmaceutiche di impegno ininterrotto. Alcune dt queste péro arrivavano nel bacino del Mediter¬ raneo venendo dalla Scozia o dall'India o dalla Cina. Trovati glt ingredienti, come 'Cucinarli»? Il professor Donato ha Impiantato un laboratorio alchemico slmile a quello del frati erboristi del romanzi di Ellts Peters e di Umberto Eco, Un morto In più, fratello Cadfael, e II nome della rosa. Ha steso petali profumati su stratt di grasso animale, ha immerso a caldo princlpil aromatici in olio d'oliva', ha usato torchietti «a sacco» e torchietti »a vite». E per la prima volta dopo millenni si sono sparsi nella nostra aria Inquinata t profumi dell'Unguento di Rodi, dell'Unguento di mirto e alloro, dell'Unguento Reale. Molti Ingredienti hanno nomi che non dicono niente al profano. Altri dicono qualcosa dt incoerente: mandorle e miele, vino e maggiorana, zafferano e henne... Tutte queste notizie, e altre (anche più curiose, anche pruriginose) si leggono nelle belle didascalie delle vetrtnette della Banca della Svizzera Italiana, ad accompagnare fotografie, modesti reperti archeologici, e i piccoli recipienti di pietra, riprodotti da modellt originali (alabastro dell'Iran, alabastro greco, lapislazzuli), in cui stan chiusi i distillati preziosissimi del professor Donato. Ai visitatori viene offerto un bel catalogo, con presentazione del professor Giuseppe Schiavlnato, rettore dell'Università di Milano, membro della Commissione consultiva culturale italosvizzera. Siamo contenti dì aver avuto in anteprima tante belle notizie. Ma slamo venuti fino a Lugano solo per raccogliere delle notizie? Siamo venuti fino a Lugano con una sottile eccitazione, pensando alle Lettere odorose del Magalotti, pensando a mille cose, tra cui la famosa lettera dt Napoleone a Giuseppina: »J'arrtve à midi. Ne vous lavez pas». Siamo uomini artificiali, con parrucchino, ampliphon, occhiali, dentiera, by-pass e chiodo nel femore, ma il naso no! Abbiamo un naso da segugio voluttuoso. E stappatele, queste ampolline! In gran segreto Non si può. Le vetrine si aprono verso l'Interno della banca. Bisognerebbe aspettare la chiusura degli sportelli. Possiamo aspettare. E l'uscita degli Impiegati. Va bene. E che finiscano ti lavoro le donne delle pulizie. Non importa. Ci vogliono permessi speciali. Possiamo procurarceli. Finalmente, sottovoce, la verità. Le boccettine sono piene di acqua colorata. Il professor Donato i profumi se li è tenuti nel suo laboratorio alchemico. Eravamo già venuti fino a Lugano per vedere statue cinesi di terracotta che poi si rivelarono false. Mettiamo nel conto anche le bottigliette. Per fortuna c'è un'altra notizia. Fra un mese, fra un anno, il professor Donato farà una vera conferenza stampa, in Italia, per presentare queste e altre scoperte sue, assolutamente inedite. Quest'altra volta, professore, niente acqua colorata! Vogliamo annusare. Giampaolo Dossena

Persone citate: Giuseppe Donato, Magalotti, Peters, Umberto Eco