Hitler in tv: alto gradimento di Furio Colombo

Hitler in tv: alto gradimento LE RETI AMERICANE CERCANO PUBBLICO COI FANTASMI DEL NAZISMO Hitler in tv: alto gradimento La Cbs e la Abc sfidano il cinema a colpi di «kolossal» sulla Seconda guerra mondiale - À parole si vuol dare un contributo alla storia: educare facendo spettacolo - In realtà, il Fuhrer, Mussolini, Kappler vengono mescolati a false storie d'amore e a troppo sommarie ricostruzioni di fatti - Come trattenimento di massa è un successo: ma a prezzo di quali equivoci? NEW YORK — Quanto vale una bella atorta di repressione nazista, con parate e svastiche, retata di ebrei e criminale di guerra che fuma, osserva le devastazioni e ha un suo monologo interiore di rimpianti per la cultura? Quasi venti milioni di dollari (circa 30 miliardi di lire) per la Cbs, che ha da poco trasmesso un film di tre ore con Gregory Peck (un monsignore che dal Vaticano soccorre gli oppressi) e Christopher Plummer nelle vestì del colonnello Kappler. La Cbs ha fatto qualcosa che le televisioni americane non fanno mai, anche quando la produzione dispone di grandi budget. The Searlet and the black è stato girato a Roma, vere strade, veri alberghi-vere prigioni e vere sale del Vaticano. Quanto vale portare in scena non un momento o un episodio, ma tutta la guerra, con migliaia di comparse, con ri-prese «sul posto» che spaziano dalla Germania alla Normandia, dalla Polonia al Giappone, e la partecipazione straordinaria di Hitler con Mussolini, di Roosevelt con Churchill, sotto gli occhi di un Robert Mitchum, che interpreta l'americano giusto e buono, di una Ali MacGraw, che ama nella tempesta, mentre il mondo va in pezzi? Quaranta milioni di dollari (circa 60 miliardi di lire), per la Abc, che ha trasmesso in America un film che dura diciotto ore e che è destinato a superare tutti i record mal raggiunti nella storta della televisione. Ma quaranta miliardi di dollari non è tutto il costo di questa impresa. Ne vanno aggiunti venticinque di lancio, se si calcola tutto, compreso il tempo che la rete televisiva ha sottratto a altre forme di guadagno, per dare pubblicità al film. Slamo al di sopra del costo di produzione di qualsiasi film, incluso Guerre stellari o /'Apocalisse di Coppola. Non si tratta solo di spesa. Sulla Seconda guerra mondiale la Cbs con The scarlet and the black ha giocato la sua reputazione e il suo primo posto nell'ambita graduatoria del gradimento, per l'intera stagione. Su Wlnds of war, l'epopea con Robert Mitchum e Ali MacGraw la Abc gioca molto di più. Per se stessa ha messo sul piatto della scommessa la capacità di superare una volta per sempre la rivale Cbs. E a nome di tutte le televisioni sta lanciando la grande offensiva del piccolo schermo contro Il cinema. I registi dovranno mettersi in testa, dicono alla Abc, che il futuro del cinema appartiene alla televisione, e che la televisione diventerà il grande produttore per il resto del secolo. Vero, la Abc, a differenza della Cbs, non ha prodotto direttamente Wlnds of war. Lo ha prodotto la Paramount al costo netto di trentadue miliardi di dollari. «Ma slamo al confine di un'epoca», afferma Fred Pterce, presidente della Abc. «Non vogliamo togliere lavoro agli studi cinematografici. Ma prevedo che diventeranno sempre più Imprese di appalto per le grandi produzioni ideate dalla televisione. La televisione ha 11 polso del pubblico e non corre avventure. L'Impresa del produrre, spettacolo non può più essere una roulette. Diventerà un investimento rigoroso di mezzi e di tempi come qualunque altra Industria». Quel che sorprende però non è l'improvviso braccio di ferro che l'industria della televisione ha cominciato a fare con il mondo del cinema. La domanda è, piuttosto: perché la Seconda guerra mondiale? Che cosa fa pensare, in un mondo di missili e di giochi elettronici, dopo George Lucas (Guerre stellari) e dopo Steve Spielberg (E.T. l'extraterrestre), quando gli spettatori giovani e persino quelli di mezza età hanno conosciuto l'argomento soltanto a scuola, e certamente non bene? In The scarlet and the black, il film fatto a Roma dalla Cbs, i tedeschi sono affiancati, nelle loro imprese, o dai carabinieri, la cui divisa, temo, è stata consegnata al costumista della televisione tramite l'esperienza turistica piuttosto che la verìfica storica, o da truppe coloniali vestite di giallo, col casco di sughero, sul genere delle comparse inglesi nel film Gandhi. Roma, poi, appare occupata, come tante città in Europa, sema la traccia più modesta di quell'insieme di fatti, di episodi, di leaders, che noi chiamiamo «Za Resistenza». Nelle dichiarazioni orgogliose con cui la Cbs ha laudato il suo grande ritorno alla Seconda guerra mondiale non traspare il minimo sospetto di avere preso le cose un po' alla lontana, con l'tmprecisione fatale di un grande programma di massa. La ragione dell'orgoglio è opposta. Credono di avere dato un contributo alla storta. La Abc, Wlnds of war, Robert Mitchum, la MacGraw e compagnia già adesso sono impegnati nello stesso sforzo. Sembrano aspettarsi una gratitudine simile a quella di una fondazione che si sia messa a offrire concerti gratis di partiture rarissime. Diranno di avere scelto come riferimento il libro di Herman Wouk (The wlnds of the war, appunto), di avere affidato allo stesso Wouk la sceneggiatura, indicheranno lunghe liste di storici cui è stata affidata la consulenza e giureranno sulla intenzione di educare attraverso un grande spettacolo. Dick Connelly, vicepresidente commerciale della Abc, con la libertà tipica dei. bravi venditori, si discosta dall'immagine della serietà filologi- ca quando afferma, predicendo il successo: «Ma come. Vento di guerra è una storia d'amore, una storia di avventure, una storia di azione. E poi è anche una epopea e una celebrazione della Seconda guerra mondiale». Questa sua affermazione ci offre un elenco di generi che rappresenta abbastanza bene il travaglio delle televisioni americane negli ultimi anni. Prima viene il prodotto 'Storta d'amore: Conosce varie versioni. Intorno al 1980 i programmatori hanno cominciato a presentire che la corda della storia d'amore stava un po' logorandosi. Entra la serie di avventure e di azione. E' ancora una volta il cinema, con Lucas, Spielberg e il famoso Predatori dell'Arca perduta. Il genere regge, ma non è un successo smagliante. Entra così la nuova ondata della creatività televisiva, la Seconda guerra mondiale. No, nessun sondaggio d'opinione ha rivelato che Hitler, Mussolini e la svastica inchiodano le platee alla poltrona. Un certo fascino oscuro di quel periodo è noto ed è ovvio, data la sinistra novità che la storta ha conosciuto in quegli anni, la brutale esperienza che la Germania nazista (e un po' anche certi anni di fascismo) ha fatto fare alla coscienza del mondo. Ma non sarà certo la televisione a scavare nelle pieghe misteriose, umane o disumane di quel periodo, a consegnarci personaggi come Meflsto, rivelazioni dolorose come Dos Boot, narrazioni insieme realistiche e deformate come la Lili Marleen di Fassbinder, o Il tamburo di latta. Questa è un'operazione «aito gradimento», ha una sua strategia, una sua formula, che non ha niente a che fare con la pedagogia, con la storia. Gli ingredienti della formula sono questi: primo, usare la macchina del tempo, cioè tornare indietro nella storia. Questo ci garantisce da una parte grandi temi e grandi tormenti, dall'altra eventi che ormai non ci riguardano più. Secondo: i cattivi, indispensabili personaggi di ogni grande storta che si rispetti, sono stati definiti e giudicati una volta per sempre nel passato. Non c'è bisogno di usare equilibri, di mantenere distanze, di usare prudenza. Hitler è Hitler e Hitler è II male. Mussolini? Basta che sia più ridicolo. Terzo: la politica fa da sfondo, ma non vi si insiste troppo. Una mossa che i programmatori fanno subito è spostare tutto il discorso da una lotta tra ideologie e governi e immagini della vita a una semplice patriottica adesione al proprio Paese contro il nemico. E a una fede generica ma molto sen timen taltzza ta, nel «bene» contro il •.male». Un buon esempio di questo cauto uso della politica e della ideologia è la persecuzione contro gli ebrei. Nel film della Cbs (The scarlet and the black) è poco più che un disturbo nel quadro generale dei »mali della guerra». La vera ossessione di Kappler è ti prete irlandese che dal Vaticano protegge i prigionieri di guerra fuggiti dai regolari campi di prigionia. E la vera ossessione del prete è Kappler. In questo modo si fronteggiano due soldati astuti, disposti a tutto e alla fine egualmente rispettabili. Ma il quarto Ingrediente è la privatizzazione di tutto all'Interno di una particolare storta d'amore. Questo Incarico pesa sulle spalle della giovanile quarantenne Ali MacGraw, che fa viaggiare il suo sentimento d'amore, e una generica indignazione verso la guerra, attraverso sette o otto frontiere, Dio sa ■ con quali permessi di passare le dogane a quel tempo. Dunque non slamo di fronte a un grande ritorno alla storta, né a un improvviso risveglio nella coscienza civica o nell'impegno culturale delle grandi televisioni. Potete contare sulla rigorosa riproduzione storica delle divise tedesche (per quelle Italiane, ahimè, slamo già stati delusi dalla Cbs) perché c'è rimasto un so- ' lido guardaroba dal tempo dei Giovani leoni, negli studi di Hollywood. Ma i fatti passano sul fondo come grandi squilibri della natura, qualcuno col nome ebreo passa a ricordare l'orrore dei campi (e belle ragazze bionde con gli occhi azzurri e con la stella gialla servono a ricordare che non tutti/ persino in quei tempi, sembravano davvero ebrei). Per il resto ciò che la televisione tenta di fare col pubblico per sette sere, diciotto ore e quaranta milioni di dollari, è stipulare un patto di divertimento alle condizioni del trattenimento dt massa: ambientazione grandiosa e rigorosamente artificiale, viaggi in luoghi e in tempi che sono tutti di fantasia, e stanno alla storta come ti vinile sta al cuoio. Il problema sarà il risultato. Sa tutto va bene, come faranno a spremere di più l'albero del povero Hitler? E se va male dove andremo, in cerca di nuove avventure semivere e semistoriche, visto che ogni altro evento, dalla guerra in Corea in acanti, ha lasciato il mondo con i nervi scoperti? Furio Colombo