Cupido dal professor Anacreonte

Cupido dal professor Anacreonte GAVAZZENI DIRIGE ALLA SCALA L'OPERA-BALLETTO DI CHERUBINI Cupido dal professor Anacreonte DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANO — Prima che fosse venuta la Callas a fondare la fama drammatica della Medea, confermando le appassionate rivendicazioni critiche di Giulio Confalonieri, per molti decenni la sopravvivenza di Cherubini nella vita musicale fu affidata unicamente all'ouverture dell'Anacreonte, frequentemente eseguita al principio dei concerti come leggero antipasto di ponderosi banchetti sinfonici. Con la sua arzilla animazione, col suo bravo crescendo, essa attribuiva al severo maestro fiorentino il merito ingiustificato d'una vivacità prerossiniana, che la conoscenza dell'intera partitura — eseguita in forma oratoriale a Siena nel 1971 e a Torino due anni dopo — smentì amaramente. Non si può immaginare un più plumbeo sfoggio di scienza compositiva sopra un libretto più insulso, che quest'cpt'roballet crollato rovinosamente al Théàtre de la République et des Arts (che era poi quello dell'Opera, ribattezzato), il 4 Vendemmiaio dell'Anno XII, cioè il 14 ottobre 1803. Nessuno ci spiega come mai e perché, dopo avere riecheggiato il vibrante clima politico della Francia appena emersa dalla Rivoluzione (e non ancora piegata all'Impero) nell'intensità tragica di Medea e Demofoonte, ne) respiro naturistico di Elìsa, nell'apertura agli ultimi sussulti della rivoluzione in chiave di commedia borghese con // portatore d'acqua, Cherubini si sia deciso a musicare la grulleria di C. Po. Mendouze, una festicciola arcadica nel gusto di Watteau, o più profondamente di Boucher, dove non succede mai niente. Il clou dell'azione è — figurarsi! — la fuga di Cupido che viene a ricoverarsi in casa di Anacreonte e delle sue schiavette: sua madre lo metteva di guardia durante le sue tresche, una volta lui s'era addormentato, povero cherubino, e cosi Vulcano ritornato a casa d'improvviso aveva sorpreso Venere nelle braccia di Marte. Il tutto con gran contorno di balletti, inni conviviali e l'immancabile temporale. Un maestoso fiume di noia scorre tra gli argini della partitura magistralmente composta (proprio nel senso in cui Goethe stigmatizzava l'uso della parola «contposizione» per indicare la creazione musicale). E' bensì vero che in essa galleggiano straordinarie anticipazioni di quel linguaggio musicale che avrebbe fatto la grandezza del secol nuovo. ✓ ;—:—s. A tirar su con la schiumarola da quel denso brodo storico in lenta ebullizione (brodo nel senso scientifico, di coltura di germi), si raccolgono intere fette di Pastorale, con gaudio degli studiosi e anche degli ascoltatori più avvertiti cui non saranno sfuggiti gli impressionanti beethovenismi, non solo di timbro orchestrale, ma anche di vistose analogie tematiche. Ma questo non prova nulla sul inerito di questa musica. Prova soltanto che col medesimo materiale d'epoca, il genio inventa creazioni sublimi, e il pedante fabbrica compiti scolastici da dieci con lode. Altra straordinaria anticipazione è la ballata narrativa di Cupido con tapinois», cioè il racconto «alla chetichella» delle proprie sventure domestiche. Avevo scritto altra volta che dal punto di partenza d'una leziosa bergerettc settecentesca alla Watteau si approda qui a un risultato di ballata romantica che Schumann o Loewe non avrebbero disdegnato. Desidero confermare ma precisare meglio l'impressione: il punto d'arrivo stilistico qui adombrato è Meyerbeer, e in questo caso con piena validità e freschezza di risultati. L'ha cantata, con la grazia e le moine che si possono facilmente immaginare, Elena Zilio, che speravamo di veder comparire vestita come Cupido, cioè con un paio di alucce e basta. Invece questi benedetti registi moderni cosa ti fanno? Mescolano costumi antichi, pepli svolazzanti e tuniche, con costumi moderni, o per lo meno ottocenteschi, e Cupido come te l'hanno conciato? Come uno scolaretto, con calzoncini di velluto, corpetto' e camicetta a sbuffo, che pare Pierino la peste. Ma se il fatto d'aver vestito Cupido come uno scolaro e Anacreonte come un professore di liceo vuol essere un'allusione al carattere scolastico della musica di Cherubini, allora sono disposto a proclamare che Beni Mor.tre'wr è un genio. Uno spettacolo mosso, arioso e visivamente abbastanza divertente; un'esecuzione musicale curata da Gavazzerò con una nobiltà di classicismo ai limiti della perfezione. Se nel second'atto è sembrato'forse di percepire un HeviSsihio smagliamento in un attacco, vuol dire semplicemente, che qualcuno in'orchestra s'era per un momento addormentato: niènte di più'comprensibile, succedeva anche a noi in platea, che pure eravamo allietati dalla varietà dello spettacolo, governato dalla regia di Jerome Savary e rallegrato dalle danze, anch'esse giustamente scolastiche, del corpo di ballo della Scala e delle allieve della Scuola di Ballo, direttrice e ccreografa Anna Maria Prina. La compagnia di canto si disimpegna bravamente con le difficoltà vocali, del resto non estreme, e coraggiosamente con la lingua francese. James King cerca di conferire vivacità alla pedanteria del protagonista. Ugo Benelli è l'altro tenore che difende le ragioni del sesso forte in mezzo a uno sciame gaietto di cantatrici: oltre alla Zilio, Elisabeth Connell, Gina Longobardo Fiordaliso, Luisa Vannini, Zorayda Salazar, Wilma Vernocchi (nella parte figurativamente impegnativa di Venere) e Luisa Gallmetzer. Ottimo come sempre il coro, diretto da Romano Gandolfi: esso ha una parte abbastanza estesa, quasi adombrando il grande avvenire che l'autore di quest'operaballo avrebbe avuto come compositore di messe funebri. Grande successo per gli interpreti musicali, e per Gavazzeni in particolare. Invece, le solite tempeste ad ogni apparizione di regista e scenografo, colpevoli a'aver mescolato, come s'è detto, costumi antichi e moderni. Ma, considerata la totale inconsistenza del fragile impianto drammaturgico di quest'opera, non era proprio il caso di scaldarsi tanto. A meno che, nei fischi al regista, fossero compresi gli arretrati per L'histoire du soldat dell'anno scoTso- Massimo Mila Ingres: «Luigi Cherubini» (Parigi, Louvre, particolare)

Luoghi citati: Francia, Medea, Milano, Parigi, Siena, Torino