Architetti nella città del futuro
Architetti nella città del futuro Architetti nella città del futuro Una mostra propone riflessioni storiche e anticipazioni sul paesaggio urbano - La separazione tra uomo e ambiente nella civiltà delle macchine - L'utopia del ritorno alla natura L'anticipazione del futuro urbano non è più riducibile a una ricerca continua di modernità, intesa come valore assoluto; richiede uno sforzo di analisi retrospettiva. Un lungo itinerario attraverso i secoli che non è la proposta di un ritorno formale al barocco o al gotico ma un ripensamento delle esperienze umane nel progettare, costruire, abitare. E' questo uno dei suggerimenti della mostra, in particolare della sezione storica, se si tiene conto della nuova cultura della città che ha messo da parte i pregiudizi dell'estremismo innovatore. I cuori di quelli che oggi definiamo centri storici vennero costruiti nel Medioevo, quando l'Italia fu all'avanguardia nella rinisclta urbana, demo- grafica, economica. Da quei secoli in avanti le nostre città furono un cantiere continuo; si adeguarono ai tempi e alle esigenze dell'uomo con aggiustamenti urbanistici, architettonici e tecnologici. Poi la civiltà Industriale introdusFe i mostri - urbani, concepiti in funzione del massimo sfruttamento. La civiltà delle macchine rese possibili costruzioni gigantesche e provocò la separazione dell'uomo dalla città in cui vive. La protesta, non a caso ebbe Inizio nell'Inghilterra industriale. Gli inglesi ebbero però un vantaggio storico: una corrente di utopisti appassionati e incisivi. Vedi Robert Owen e la sua «New Harmony», modello di città ideale. Non un gioco di intellet¬ tuali ma un movimento culturale che ebbe seguito nelle città giardino di Howard e influenzò i creatori delle «new towns» contemporanee (sommariamente liquidate da non pochi architetti italiani) avendo effetti positivi sulla realtà sociale, ambientale e culturale ben più della Broadacre di F. L. Wright, della Ville Radieuse di Le Corbusier per non dire delle proposte dei futuristi. La mostra di «Futurama», come vuole il suo titolo, non è soltanto un viaggio nel passato. E' rivolta al futuro della città e della casa. Con quale speranza progettuale che non sia fondata soltanto su nuove tecnologie e invenzioni? Come rispondere al bisogni dell'uomo nella dimensione delle grandi masse? Non siamo al tempi dei Gonzaga o dei Medici, delle città ideali disegnate da Leonardo e dal Silarete, di Sabbioneta o di Terra del Sole. L'utopia della natura resiste fors%plù di quella del* progresso* tecnico e dell'espressionismo, certamente più dell'utopia futurista, tutte presenti alla mostra. Rifiutata l'utopia della tecnologia radicale, cioè della macchina per abitare, che cosa si offre agli abitanti delle città di domani? La risposta, in una cultura di massa, può essere ricercata nella consultazione di massa: progettare la casa e la città secondo le aspirazioni e i bisógni dell'uomo, espressi direttamente. Mario Fazio
Persone citate: Gonzaga, Le Corbusier, Mario Fazio, Robert Owen, Wright
Luoghi citati: Inghilterra, Italia, Sabbioneta
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