Il commissario scarcerato «Contro le Br lo rifarei» di Vincenzo Tessandori

Il commissario scarcerato «Contro le Br lo rifarei» Il capo della Mobile di Pavia che catturò Moretti Il commissario scarcerato «Contro le Br lo rifarei» Accusato per le armi a un confidente - Il tribunale della Libertà ha accolto la sua istanza - Rimane comunque sospeso dal servizio DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PAVIA — Ventiquattr'ore per recuperare buon umore e sicurezza. La fiducia nella giustizia no: quella, assicura, non l'ha mai abbandonato. Ettore Filippi, 40 anni, 12 in, polizia, capo della squadra mobile di Pavia, l'uomo che ha catturato i brigatisti rossi Mario Moretti ed Enrico Fenzi, arrestato la mattina di sabato 19 febbraio, è tornato a1 casa. Il tribunale della libertà ha accolto la tesi del difensore, riconsiderato le imputazioni che erano di «concorso in detenzione di armi ed esplosivi a fine terroristico», e ha revocato il mandato di cattura. Sulle accuse, sui «legami operativi» con un malavitoso di piccolo calibro che, tuttavia, aveva permesso la cattura del due terroristi, 11 dott. Filippi preferisce non parlare, «soprattutto per rispetto al giudice Bernini che merita di lavorare in pace e nel quale ho cieca fiducia». Affondato in una poltrona del salotto, 11 capo della Mobile sembra ripercorrere 11 cammino che l'ha condotto, sia pure per breve tempo, dall'altra parte della barricata. Non rimpiange ciò che ha fatto, e assicura: «Lo rifarei, certamente stando plii attento ad alcuni dettagli». Non spiega quali, «perché non Intendo entrare nel processo». Finalmente sereno dopo i giorni di tensione. «Il momento plit brutto? Quando si è chiusa la porta della cella. E qualche altro che, però, voglio tenere per me». Una brutta storia dalla quale non è facile uscire, ma che presto potrebbe 'concludersi. Spero soltanto; dice, «nel processo: sarebbe una soluzione accettabile per tutti, credo, a questo punto». L'istruttoria, che è un vasto mosaico di indagini, potrebbe finire fra tre mesi, forse meno, e il processo dovrebbe esser celebrato poco dopo. Il pubblico dibattimento non preoccupa il dott. Filippi. Appena uscito dal carcere militare di Peschièra, dove è stato in questi giorni, il commissario ha detto: «Afi ritengo Innocente perché, seppur è vero che alcuni fatti contestati li ho commessi, altri invece no, ho sempre improntato la mia condotta a un'unica finalità: quella del dovere.. La storia è complessa e coinvolge una quarantina di persone, alcune sono state arrestate, nei primi giorni dell'indagine, quasi due anni or sono, per altri ci sono state convocazioni, interrogatori, confronti. Il capitolo che riguarda il commissario, tuttavia, è a sé. Una prima volta 11 dott. Filippi venne sentito dal pubblico ministero a Milano, nell'aprile dell'anno passato; poi due interrogatori da parte del giudice istruttore Maria Grazia Bernini. E l'arresto, la sensazione che il mondo stesse per crollare, la rabbia impotente. Ha anche detto: «Finire In carcere fa anche provare il desiderio di non arrestare più. Non avevo mal pensato alle sensazioni che avrebbe potuto suscitare una situazione del genere.. Finché l'istruttoria non sarà completata, tuttavia, la carriera è bloccata. Il commissario è sospeso, a stipendio ridotto, e chissà quando potrà riprendere. Se potrà e se ne avrà voglia. Non ha ancora pensato all'avvenire, ma mormora: «Non sarebbe la prima volta che ricomincerei la vita daccapo». Si cerca'di saperne di più su questa inchiesta difficile anche per chi la conduce perché per anni ha operato accanto all'inquisito, e si viene a sapere che il balordo che ha condotto fino a Moretti e Fenzi, un tossicomane astigiano di nome Roberto Longo, non era stato arrestato per partecipazione a banda armata, ma l'accusa era scattata dopo, quando in tasca al professor Fenzi trovarono un biglietto con il suo nome. E dunque 11 discorso sulla libertà concessa al drogato «terrorista presunto» assume aspetti diversi, meno inquietanti forse. Nella casa di via San Zeno gli amici accorrono numerosi. Filippi ha ancora nella cintura la cai. 38 che, per abitudine, porta con sé. Ma sorride: «In fondo le cose importanti sono l bambini.. Ne ha quattro, vivacissimi, che gli girano attorno. «Dovessi fare un altro mestiere? Potrebbe accadere. In questo momento sarei un pregiudicato In cerca di lavoro., dice il sorriso sulle labbra, ma l'amarezza dentro. Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Milano, Pavia