A Mosca secondo round del dialogo Cina-Urss di Fabio Galvano

A Mosca secondo round del dialogo Cina-Urss Verso la ripresa del negoziato per la normalizzazione A Mosca secondo round del dialogo Cina-Urss DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Nel silenzio delle fonti ufficiali sovietiche e dell'ambasciata cinese — unico punto sul quale si è certi di un accordo fra le parti —, Mosca e Pechino hanno avviato ieri il secondo round di «consultazióni» che potrebbero un giorno sfociare nella ripresa del negoziato per la normalizzazione. Al tavolo delle trattative, che presumibilmente si svolgono in uno del palazzi sulle colline di Lenin riservati agli ospiti di riguardo, le due delegazioni sono guidate da Qlan Qichen e Leonid Ilichev, 1 vicemlnistrl degli Esteri che già si Incontrarono in ottobre a Pechino. Ma è tutto quello che si sa: «JVon posse fornire alcuna informazione; ha detto ieri un portavoce del ministero degli Esteri sovietico. Impenetrabili sui fatti, sovietici e cinesi lo sono a maggior ragione sulle prospettive. Dei colloqui di Mosca, corne di quelli avviati cinque mési fa a Pechino, si ignora persino l'ordine del giorno. Non è azzardato, tuttavia, sospettare che il capitolo cambogiano sia stato subito fra gli argomenti in discussione: proprio ieri, a Pechino, il governo cinese ha lanciato una proposta in cin- que punti che richiede il ritiro • del vietnamiti - Mosca, che non desidera uno scadimento dei suol rapporti con il Vietnam, ha sempre respinto le richieste cinesi di interrompere l'appoggio agli «invasori» vietnamiti.. Dei tre punti sui quali Pechino insiste, definendoli «pesti di buona volontà» sulla via della normalizzazione sino-sovietica (l'altro riguarda l'Afghanistan, intoccabile per il Cremlino) l'unico che possa in qualche modo sfociare in un modesto progresso potrebbe essere la riduzione delle truppe dell'Urss ai confini con la Cina, comprese quelle di stanza in Mongolia. Mosca parrebbe disposta a un'intesa, a quanto si afferma in ambienti diplomatici, ma con una riduzione anche da parte cinese. Sulla bilancia di questa pre-trattativa, inoltre, il Cremlino intenderebbe gettare la questione territoriale, tante volte sollevata dai cinesi; chiederebbe cioè che Pechino rinunci una volta per tutte a rivendicare i territori ceduti nel secolo scorso all'impero zarista. Una conferma importante all'ipotesi secondo la quale la riduzione delle forze ai confini può costituire oggi il «meno impossibile., dei temi in discussione verrebbe, sempre secondo indiscrezioni diplomatiche, dal lungo colloquio di lunedi fra il maresciallo Ustinov e il ministro mongolo delia Difésa. Per il resto, silenzio totale: dai mass-media sovietici non emergono neppure le generiche considerazioni che abitualmente accompagnano l'attività diplomatica anche minore del Cremlino. Fabio Galvano

Persone citate: Lenin, Qichen, Ustinov