Apertura di Washington ai ribelli «Garanzie se deporranno le armi» di Ennio Caretto

Apertura di Washington ai ribelli «Garanzie se deporranno le armi» Apertura di Washington ai ribelli «Garanzie se deporranno le armi» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — A 24 ore dall'annuncio del presidente Reagan (egli intende inviare altri consiglieri militari nel Salvador e accrescere di 60 milioni di dollari l'assistenza bellica) l'ambasciatore Usaall'Onu, la signora Kirkpatriek, ha fatto una proposta disten¬ siva. «Gli Stati Uniti — ha detto — sono pronti a contribuire all'elaborazione e alla messa in atto di garanzie internazionali per la sicurezza dei guerriglieri comunisti se essi deporranno le armi, proclameranno il cessate 11 fuoco e si impegneranno a partecipare a libere elezioni». Oli Stati Uniti, ha vero fatto cavi- re l'ambasciatore, restano contrari a negoziati diretti tra il governo e i ribelli per una partecipatone di questi ultimi al potere. Nel gludieio Usa, le foree marxiste devono abbandonare «la guerriglia e 11 terrorismo» Le dichiarazioni della signora Kirkpatriek si sono sposate a quelle, più dure, del segretario di Stato ShulUt, che ha indicato come obiettivo degli Stati Uniti nel Salvador la fine delle ostilità «senza condizioni da parte del guerriglieri». Mentre la signora ha parlato di «osservatori internazionali» nel caso di tregua, Shulte non è sceso nei particolari, limitandosi ad affermare che la soluzione del conflitto salvadoregno sta in elezioni «che coinvolgano l'Intero quadro politico del Paese». Sia l'ambasciatore sta il segretario di Stato hanno insistito che l'atteggiamento Usa «ha l'appoggio della stragrande maggioranza dei governi centroamericani». La proposta distensiva della signora Kirkpatriek verrà sicuramente respinta dai guerriglieri, e prelude con ogni probabilità a una -escalation* dell'intervento degli Stati Uniti nel Salvador. Shulte, che è ritenuto un moderato, ha infatti ribadito con energia la linea del confronto del presidente, assumendo tra la sorpresa generale la stessa posizione del suo predecessore Haig. «Il caso è chiaro — ha detto in una testimonianza al Congresso —. L'Urss riarma, organizza, consiglia 1 ribelli su scala molto maggiore della nostra col governo salvadoregno. Se tirassimo i remi in barca, che cosa credete che accadrebbe?». Il segretario di Stato ha aggiunto: «Non è in gioco solo il destino del Salvador, ma anche la nostra sicurezza». L'ambasciatore Usa all'Onu è stato egualmente vigoroso nel denunciare Nicaragua, Cuba e Urss. «Sono appena ritornata da un viaggio in Centro America — ha detto — e l'opera di destabilizzazione di queste nazioni è palese». In particolare, il Nicaragua, ha detto la signora Kirkpatriek: «E' una dittatura che soffoca le libertà, soprattutto quella religiosa e di stampa». L'ambasciatore ha avuto un accenno polemico verso la visita del Papa al regime sandinista. «Sarà interessante vedere come il Pontefice reagirà al problema della Chiesa», ha dichiarato. Una delle massime preoccupazioni del governo Reagan è che Giovanni Paolo II tenga discorsi o dia suggerimenti che possano essere strumentalizzati dalle sinistre Sul viaggio del Papa nella tormentata regione si addensa cosi una nube politica. Il voltafaccia di Shultz, più che la condotta del presidente Reagan o le dichiarazioni della signora Kirkpatriek, è sintomatico di quanto la superpotenza sta maturando. Ennio Caretto

Persone citate: Giovanni Paolo Ii, Haig, Shultz