Attila, il barbaro senza genio

Attila, il barbaro senza genio Verdi in scena al Margherita di Genova, protagonista Nicola Ghiuselev Attila, il barbaro senza genio DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE GENOVA — Tra le opere giovanili di Verdi l'Attila gode di una certa persistenza d'interesse, su cui hanno richiamato l'attenzione recentemente le burrascose vicende culminate nella sua soppressione dal cartellone del Regio di Parma. CI è riuscito, Invece, il Comunale di Genova, non senza difficoltà (uno dei quattro personaggi principali, sostituito all'ultimo momento, è entrato In scena per la prima volta alla prova generale), e già si annuncia che l'opera aprirà la prossima stagione del Regio a Torino. Saranno cosi, nel giro di un anno solare tre diversi allestimenti di un'opera che, a detta delle statistiche, aveva dormito un sonno teatrale di ottantanni prima della ripresa fiorentina avvenuta nel 1982, non per il Maggio Musicale, bensì all'Inizio d'una normale stagione del Comunale. Ripresa seguita poi da alcune altre, tra l'altro alla Scala nel 75, e ora anche all'estero, a Berlino, a Vienna e a Zurigo. , A differenza d'altre opere giovanili di Verdi, non è mai stata oggetto d'Incaute esaltazioni. Al suo apparire ebbe successo di pubblico, ma non eccezionale; un critico la bollò come ^apogeo del cabalettismo; e fu un errore marchiano, perché se l'opera ha sempre vivacchiato senza sfondare è perché le mancano quello che gli inglesi chiamano gli hits, le melodie di successo di cui è tanto ricco, per esemplo, l'Emani. Scritta per Venezia di cui sollecitava abilmente il. patriottismo municipale mostrandone l'origine storica dopo la distruzione di Aqui-i lela ad opera degli Unni, l'opera non fu affatto tirata via alla svelta La stessa sostituzione del librettista (era stato incaricato 11 veneziano Piave, poi gli fu preferito 11 più quotato Solerà) mostra che Verdi annetteva un forte impegno elstlco alla composizione di :st'opera. Se non riuscì all'altezza del Macbeth, che la seguirà un anno dopo, non fu per cattiva volontà estetica, ma proprio per momentanea mancanza di estro melodico, dovuta forse anche alle cattive condizioni di salute di Verdi durante la composizione. Ne consegue un'opera che, senza fare fanatismo, come si rdiceva allora, lascia sempre :una certa curiosità di se stessa e si presta a ripetute interrogazioni. Eccelle assai più nelle scene d'insieme che nelle arie singole (l'apostrofe del generale romano Ezio: -Avi-ai tu l'Universo, resti l'Italia a ■me», che scatenava l'entusiasmo delle platee quarantottesche, non è un'aria, bensì una frase, di nessun rilievo melodico). La prima scena del Prologo, col marziale ingresso di Attila tra le rovine fumanti di Aqul< lea, e l'enorme finale del se' cond'atto, dove fallisce la macchinazione degli italici per avvelenare Attila nel suo accampamento, sono 1 punti culminanti dell'opera, che soffre d'un fatale equivoco costituzionale nel trapasso dal drammone romantico di Zacharlas Werner al libretto di Solerà: nell'originale 11 protagonista era visto sotto una luce positiva come incarnazione delle germaniche virtù guerriere (e in fondo Verdi senti fortemente 11 fascino della sua personalità di con dottlero) e 11 generale romano Ezio era presentato come uh losco intrigante latino, mentre nel melodramma nostrano doveva apparire tutto l'opposto. Ciò fa si che l'opera rie sca un poco sghemba e la sua forza drammatica attutita L'allestimento di Genova è ■in coproduzione con l'Opera di Zurigo, da cui trae la direzione di Nello Santi e la regia di Philip San just, realizzata qui da Christian Aeby. Lo scene, pure del San just, fanno li conti con la prodigalità pazzesca dello spettacolo originale, che prevedeva otto cambiamenti di scena nel corso di un Prologo e tre atti. Qui si fa di necessità virtù, raggruppando il Prologo col primo atto, e gli ultimi due, con intervalli brevi (ma non tanto) all'interno. Le scene, eccettuate quelle 'del Prologo, accentuano eccessivamente il carattere romano del paesaggio, con grande abbondanza di colonne e rovine. Non c'è traccia del bosco presso 11 quale è situato il campo di Attila non c'è 11 cupo interno della tenda del condottiero, e cosi viene a 'mancare la contrapposizione, visiva del due elementi, quello romano e quello barbarico, su cui è tesa la trama del dramma Sono purtroppo costretto a riferire dell'esecuzione sull'ascolto della prova generale, e tanto più mi splace se si pensa per esemplo, che nella parte di Ezio il baritono Garbis Boyagian entro In scena appunto allora, In sostituzione d'altro artista. Inoltre prima dèlio spettacolo, anzi, prima della stessa {prova generale, ebbe luogo un curioso episodio di costume, o malcostume, teatrale che rende tanto più pungente la conoscenza dell'esito definitivo. Un gruppo di quegli «amici del teatro» che non mancano in nessuna città sede di un'opera lirica fece circolare una contestazione nella quale si rimproverava alla direzione artistica la scelta del soprano Maria Chiara come protagonista femminile. Ora, è bensì vero che la Chiara è conosciuta come artista di gentile e affettuosa tenerezza, e 11 personaggio di Odabella è un'amazzone, un. satanasso In gonnella che farà fuori Attila col suo stesso spadone. Ma è altresì vero che quest'opera la Chiara ha in¬ terpretato a Vienna e a Zurigo, pare con soddisfazione del pubblico e del critici di quelle non incompetenti citta Alla prova generale si è disimpegnata bravamente dei folgoranti tratti di bravura e degli acuti vertiginosi che contrassegnano 11 suo Ingresso nel Prologo, ed ha poi dato il meglio del suo temperamento, espressivo nella delicata romanza -Oh nel fuggente nuvolo.. Al basso Nicola Ghiuselev la parte di Attila sta a pennello; il suo timbro vocale possiede per natura 1 riflessi di quella barbarle torva e minacciosa che manca nella messa In scena, il tenore Martlnuccl serve di voce squillante e generosa il personaggio di Foresto, e 11 baritono Boyagian, proiettato all'ultimo momen-, to nel tortuoso e goffo personaggio di Ezio, l'ha difeso bravamente. Merito, anche, della direzione sperimentata di Nello Santi, che ha cercato di amalgamare al meglio le forze del palcoscenico, compreso 11 coro diretto da Tullio Boni, e quelle dell'orchestra Qualunque .giudizio, del resto, sarebbe inopportuno, trattandosi d'una prova generale, spesso applaudita dai presenti, che avevano poco prima assistito all'inaugurazione d'una Interessante mostra promossa da Leonello Sartorls col concorso del Museo Teatrale della Scala sul lunghi rapporti che legarono Giuseppe Verdi alla città di Genova Massimo Mila Nicola Ghiuselev e Marta Chiara in un momento di «Attila»