Riparie oggi il dialogo tra Urss e Cina Pechino pone tre condizioni al Cremlino di Fabio Galvano

Riparie oggi il dialogo ira JUr§s e Cina Pechino pone tre condizioni al Cremlino Riserbo a Mosca sul luogo dell'incontro dei viceministri degli Esteri Riparie oggi il dialogo ira JUr§s e Cina Pechino pone tre condizioni al Cremlino Riguardano le forze militari ai confini, l'occupazione dell'Afghanistan e l'appoggio a Hanoi in Cambogia Finora nulla indica una disponibilità sovietica a accogliere almeno una richiesta - Le «promesse» possibili DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Unione Sovietica e Cina rilanciano oggi il «dialogo del disgelo», ma è difficile comprendere se l'estremo riserbo da cui sono avvolti i colloqui fra il viceministro degli Esteri cinese Qian Qlchen e il suo omologo sovietico Leonia- llicliev (nessuno vuole dire come o dove si svolgeranno) sia destinato a favorire unprogresso oggi ritenuto improbabile, o se invece mascheri un pessimismo di fondo che non riflette le dichiarazióni pubbliche degli ultimi mesi. Quando si incontrarono a Pechino, nell'ottobre scorso, i due viceministri riuscirono soltanto d accordarsi su una ripresa del contatti, quelli appunto che si avviano oggi. Sarebbe già confortante, a quanto si afferma in ambienti diplomatici; se nei lavori delle prossime tre-settimane si riuscisse a mantenere intatto il filo del dialogo, con l'accordo per untereo^round a Pechino. Non bisogna infatti dimenticare che questa non è una trattativa formale tra le due superpùteiiee del comunismo, bensì — come ha prudente¬ mente sottolineato la Tass — una «consultazione politica»; un dialogo su future trattative, insomma. Quello che Pechino chiede a Mosca è sostanzialmente, dopo ventanni di rottura, un «gesto di buona volontà» che indichi la disponibilità del Cremlino a avviare un successivo processo di normalizzazione. E propone tre vie: l'Unione Sovietica riduca le sue truppe al confini con la Cina (Oggi circa un milione di uomini) e in Mongolia, si ritiri dall'Afghanistan, sospendali suo appoggio all'occupazione vietnamita della Kampuchea (Cambogia). Nulla tuttavia indica la disponibilità di Mosca a una sostanziale concessione su uno dei tre punti, non senza una contropartita. Forse sentendosi colta in contropiede sul terreno delle «iniziative di pace», la leadership sovietica ha sospeso dopo poche settimane il suo benevolo silenzio sulla Cina riavviando lo scontro polemico. Ecco la Tass pronta a fare da cassa di risonanza per le accuse dì Hanoi a Pechino, nel presumibile tentativo (non secondario) di rassicurare il Vietnam, di garantire che un eventuale riavvicinamento fra Mosca e Pechino non allenterà i legami del Cremlino con Hanoi. Sull'Afghanistan, senza neppure rispondere a Pechino, Mosca ha ribadito all'inizio di gennaio il suo pieno appoggio a Karmal, escludendo implicitamente quel tema da qualsiasi trattativa con ì cinesi. Per quanto riguarda i confini, si potrebbe invece raggiungere un accordo, ma neppure questo cammino appare nella realtà facile come sulla carta. «E' possibile che i due Paesi si promettano a vicenda di ridurre le forze militari nelle zone di confine», aveva dichiarato a metà novembre Viktor Afanasev, membro del Comitato centrale e direttore della Pravda, facendo eco alla ventata d'ottimismo scaturita dall'incontro di pochi giorni prima (in occasione del funerali di Breznev) fra Andre) Gromyko e il ministro cinese degli Esteri Huag Hua. Domenica sera, quando Qian Qichen è arrivato a Mosca, la tv sovietica lo ha ignorato, e il telegiornale ha preferito dedicare un inconsueto filmato alla truppe di frontièra sul fiume Amur — proprio quelle che Pechino vorrebbe veder ridotte — definendole «eroiche». Il Crepitino aveva a sua volta sollevato una «questione di frontiera» a metà gennaio, accusando l cinesi (sulla rivista Npvoe Vremja) di rilanciare questioni territoriali, le stesse che nel 1969 avevano portato agli scontri ar¬ mati sul fiume Ussuri. Vi è insita la contropartita desiderata da Mosca? Di fronte a queste difficoltà obiettive, abbondano i ramoscelli d'ulivo. Dopo gli ultimi discorsi di Breznev, Gromyko ribadi nell'incontro ■ Con' Huang Hua l'intenzione sovietica di «continuare di comune accordo il dialogo politico», e al Plenum del 22 novembre Andropov parlò di «comune considerazione per gli interessi del socialismo e della pace». Il premier cinese Zhao Ziyang ha ripetuto nei giorni scorsi che la Cina è «sincera nel suo desiderio di migliorare 1 rapporti», ma che «qualsiasi progresso dipende da Mosca». L'atmosfera degli incontri di ottobre, ha precisato il ministro cinese degli Esteri Wu Xueqian (succeduto a Huang Hua), era stata buona, «ma 1 progressi non dipendono solò dall'atmosfera». Sulla stessa linea «climatica» si è mantenuto Qian Qichen alla partenza da Pechino: «Qui non fa freddo: spero che sia cosi anr che a Mosca». Fabio Galvano