In visita allo stregone di Ceylon

In visita allo stregone di Ceylon In visita allo stregone di Ceylon PARLARE di magia a Ceylon. Sri Lanka .La splendente», è un po' come disquisire di calcio in Italia. Tutti sanno tutto. Conoscono astrologi, maghi guaritori, indovini, cartomanti e chiromanti. La zona però più idonea alla divinazione e alla magia bianca (quella che guarisce i mali), è situata a circa 90 chilometri dalla capitale Colombo, fra la cittadina di Ambalangoda e Hikkadua. Perché è qui che la tradizione esoterica vuole che le deità entrino in sintonia con i medium. Ad Ambalangoda infatti si scolpiscono maschere rituali orrende e terrificanti di demoni. Dentro ogni casetta in muratura, in quasi tutte le capanne, si scoprono artigiani che lavorano il legno pastoso della palma da cocco modellando volti orribili. Ma non basta sicuramente questo per motivare la diffusione di fenomeni magici. L'etnologo torinese Graziano Mola che organizza viaggi diversi, nella sua sede di via Nizza 155 aveva suggerito: «All'interno di Ambalangoda vivono stre¬ goni che entrano in contatto con il Dio Sunyam e guariscono molte malattie. Qui. dappertutto si costruiscono maschere demoniache che servono però a cacciare i demoni, non ad evocarli. Per saperne di più occorre trovare un piemontese che proprio 11 vicino ha costruito un villaggio di capanne e sa tutto sui maghi». Dopo un viaggio interminabile su un bus asmatico e cigolante arriviamo ad Ambalongada. Ancora pochi chilometri e troviamo il Sun Island Vlllage dove incontriamo Remo «il piemontese di Ceylon». Una specie di Yanez nostrano, un miscuglio di parlata singalese e canavese. La sua organizzazione è cosi perfetta che è in grado di offrire tajarìn fatti in casa e pane cotto nel forno a legna. Una ricca pensione dunque per 20 dollari al giorno. Sarà lui ad accompagnarci dal «grande guaritore» Faruk Nehedely. E' una specie di spedizione quella che compiamo con un catamarano risalendo 11 fiume Kanga che sfocia a qualche chilometro dal suo Sun Island Village. Circa un'ora di remi per raggiungere un isolotto di banani, palme da cocco e alberi del pane. Al centro della piccola isola un tempietto. Sulle palme saltano i macachi (frenetiche piccole scimmie): alcuni enormi inoffensivi Iguana passeggiano lenti. Faruk è un uomo alto dallo sguardo penetrante, proprio come si conviene a un mago. Chiede in lingua singalese a Remo di quale malattia io soffra. Rispondo che ho male al petto. Lui. col viso seminascosto da un drappo rosso avvolto attorno al collo risponde che non è possibile. In effetti ho un poco Inventato il mio male. Faruk ha uno sguardo ironico e biascica qualcosa. «Vedo che cosa posso fare», traduce Remo. Mi pone fra le mani un foglio sporco di carta di quaderno a quadretti. Mi si dice di scrivere quattro numeri. Diligentemente strappo un lembo di carta, e scrivo, tenendo il pezzo di carta nascosto nella mano a coppa quattro numeri: 7-17-21-26. Faruk è a circa cinque metri di distanza. Alza le mani al cielo, come una ln- Cabala, magia, guarigioni miraco-, lose sono le prodezze di Faruk Nehedely, il più famoso indovino e taumaturgo delVisoìa di Sri Lanka meta di viaggi alla ricerca della vera «magia bianca» dell'Oriente esoterico mo e me lo riconsegna: e tutto inciso con misteriosi segni cabalistici. Adesso Faruk. sempre velocissimo nelle sue azioni, dice a Remo che mi darà un olio magico per il mio presunto dolore al petto. Mi porge un boccettino di vetro vuoto: un cilindretto lungo una decina di centimetri. Mi impone di soffiargli dentro ne vole. Ancora eseguo con diligenza. Faruk allunga un braccio: la palma della sua mano è aperta. Con uno sguardo mi dice di appoggiare il boccettino nella sua mano. Lo stringe una frazione di secondo mentre i suoi occhi roteano verso l'alto. Mi rimette in mano lo stesso boccettino. E' colmo di olio profumato. Mi si dice di spalmarlo ogni mattina sul petto. vocazione, poi dice a Remo che devo appallottolare 11 foglio e immergerlo in un lumino ad olio acceso sotto la piccola immagine di una divinità. Immergo la pallina di carta che si impregna d'olio e affonda. Allora Faruk (sempre distante da me), prende un altro foglio, traccia dei segni della cabala: un cerchio attraversato da linee, e nei quattro punti cardinali, con mano sicura, scrive 7-17-21-26. Proprio come il nostro Silvan. Non è finita. Mi consegna una lamina sottile di rame lucido. Dice che la devo arrotolare. Eseguo osservando sempre con grande attenzione ciò che faccio. Vedo 11 rame luccicare intonso. Lui allunga le braccia e mi dice di dargli il piccolo rotolo. A mani tese e aperte lo soffrega un atti¬ Nevio Boni

Luoghi citati: Ambalongada, Italia